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Laboratori con pennarelli

Quali colori sono più abituati ad usare i bambini?
Possono i pennarelli sostituire qualunque tipo di tecnica?
Una valutazione costruttiva per un variegato utilizzo dei pennarelli.

Lo stereotipo dei pennarelli
Il ‘pennarello’ in sé, come ogni strumento ha potenziale, valore o difficoltà intrinsechi. Purtroppo se ne fa un l’uso poco creativo e molto generico. lo si propone talmente tanto e ovunque (a scuola, al Museo, a casa, in ludoteca, in viaggio, in spiaggia, al ristorante…) che il suo uso è diventato eccessivo, smodato, quasi esclusivo. I bambini e le bambine senza i pennarelli si sentono persi, tanto da bloccarsi e sentirsi smarriti. Ho visto bambini con un disagio tale davanti all’assenza dei pennarelli da scomodare le lacrime!  Ho sentito bambini dire: ‘Senza non so disegnare!’. Ho osservato bambini, anche di 3 anni, cercare i pennarelli come un faro nella notte. Francamente mi sembra uno squilibrio eccessivo, ma soprattutto inspiegabile.
Occorre selezionare materiali, tipologie di colori e tecniche a seconda del tipo di percorso che si intende realizzare. Tra questi possiamo utilizzare i pennarelli, ma lo sforzo deve essere di proporli in una veste altra, rispetto al ruolo di contorno o di riempitivo di spazi delimitati. Lo stereotipo diffuso e radicato è un foglio bianco (A4) e il barattolo di pennarelli a punta maxi.SAMSUNG

Una cosa non vale l’altra
Il pennarello dovrebbe essere una possibile scelta tra il molteplice. Non l’unico modo con cui riesco ad esprimermi. Occorre porre molta attenzione a quello che trasmettiamo in maniera consapevole o meno. Perché non è vero che una cosa vale l’altra. Non è vero che indipendentemente da quello che utilizzo avrò lo stesso risultato. Non è vero che ha più valore il disegno preciso (con contorni in nero e colorato dentro), che imita la realtà, rispetto ad un opera che investiga il materiale o che gioca con le forme.

I pro e i contro dei pennarelli
Mi sono spesso chiesta il perché di tanta fortuna del pennarello, rispetto ad altre tecniche che stimo più congeniali ai bambini. Ovvero più intuitive e maneggevoli. Mi sono risposta che i pennarelli sono comodi, sporcano poco, hanno bisogno di nessun tipo di preparazione prima, né di sistemazione dopo l’utilizzo. Forse anche motivazioni commerciali. Oppure perché il pennarello si richiude con il tappo e viene messo via con rapidità e poca fatica. Si trasporta facilmente. A differenza del lavoro che c’è dietro ai colori da usare con i pennelli, come tempere, che necessitano di maggior tempo e attenzione.
SAMSUNGTuttavia lo stesso tipo di comodità-se così possiamo chiamarla- lo riscontro , per esempio, anche per cere e carboncini o per le matite colorate.
Usare in maniera esclusiva i pennarelli annichilisce capacità e competenze che vengono sviluppate attraverso altre strade. Si disimpara l’attesa accrescendo l’idea errata che tutto abbia un tempo uguale e breve. Incrementa l’omologazione di tecniche e soggetti da disegnare. Cristallizza un certo tipo di manualità, fino a disabituarsi a fare altri tipi di movimento. Cosa che produce insicurezza e rifiuto davanti a proposte diverse. E se non si corrono rischi e non si commettono errori si alimenta la paura di sbagliare.

SAMSUNGsono proprio da buttare?
Ovviamente no! E’ errato farne il centro dell’universo come escluderli totalmente dalle sperimentazioni. Proviamo a stravolgiamone l’uso: bagniamo il foglio per create sfumature o forme diverse da quelle che abbiamo creato;
facciamo un disegno a tecniche miste abbinandoli ad altri tipi di pratiche; utilizziamo tutte le punte disponibili sul mercato (non solo quelle grosse!!) per riconoscere e differenziare i tratti e lavorare- per esempio, sulle trame.
Utilizziamolo su supporti che non siano carta, ma per esempio pietre e notiamo il cambiamento di tono quando il colore si assorbe. Oppure mettiamone la punta in acqua e vediamo colorarsi il liquido e utilizziamolo, così, disciolto. In qualunque maniera lo adoperiamo quello che conta è che sia una scelta. Durante i miei laboratori, investo molto tempo ed energie a raccontare anche altro. Ad invitare i bambini e le bambine a fare scelte personali, autonome rispetto alla ‘regola generale’. Lasciare i materiali a disposizione perché la creazione è libera se libero mi sento di scegliere: il
supporto e sue dimensioni, la tecnica, il soggetto, il tempo di realizzazione e, quando è possibile, anche il momento in cui creare. Purtroppo non sempre ho a disposizione un tempo tale per accompagnare i bambini in una lenta riflessione
su se stessi. Ma non perdo occasione per mostrare che i pennarelli sono una possibilità. Tra tante

 

Creare in casa.

È così pericoloso usare i colori in casa con i bambini?
Quanto è importante?
Quali sono i motivi che ci impediscono di avviare alcune sperimentazioni ‘casalinghe’?

Ecco alcune cause e i rimedi secondo me.
Sono tante le ragioni per cui abbiamo difficoltà a fare usare i colori in casa ai nostri bambini. Per colori non intendo i pennarelli, largamente diffusi, ma tempere, acquerelli, gessetti, carboncini, inchiostri o semplicemente cere, matite, pastelli a olio.

Probabilmente ci sono 3 motivi molto comuni.
DISTRAZIONE: non ci pensiamo, sottovalutiamo l’importanza del gioco con le
mani, quello che dopo ore di “pasticci” non rimane che un cumulo di materiale inutilizzabile.
TEMPO: ci spaventano lo sporco e la confusione che attività di questo genere inevitabilmente si portano dietro.
INADEGUATEZZA: ci sentiamo poco portati per le attività manuali e poco pratici nella scelta di colori o tecniche.

Perché sentirsi persi? A tutto c’è rimedio!
Sono utili e importanti tanti tipi di giochi. Quelli meccanici, quelli di ruolo, quelli mnemonici, quelli esplorativi. Ad ogni età è opportuno stimolare una serie di attività differenti che consentano l’acquisizione di competenze utili alla crescita. Per neutralizzare il fattore DISTRAZIONE pensiamo che la manipolazione è un momento fondamentale per la sviluppo del bambino.
Troppo presto nella nostra società passiamo ad attività cognitive e sempre prima si abbandonano quelle manipolative. Incollare, tagliare, strappare, disegnare, colorare, osservare e scoprire facendo sono modi diversi di imparare, elaborare e creare. Stimolare all’arte per consolidare una condizione formativa e identificativa.
Per questo fattore RICORDATE: assecondiamo gli sprazzi creativi dei bambini e lodiamo il percorso non solo il prodotto, incoraggiamo tutti gli esperimenti e elogiamo i lavori anche se non li comprendiamo fino in fondo.
Il fattore TEMPO è quello che maggiormente osteggia la sperimentazione, tra il lavoro e gli impegni quotidiani avere una casa “sotto controllo” è una priorità di qualunque famiglia! Per questioni di praticità siamo, continuamente, combattuti sempre tra il desiderio di far esprimere i nostri figli e la tentazione di fargli usare giochi altrettanti utili e insieme più funzionali alle nostre esigenze (come una bambola o una macchinina che dopo si ributtano con un gesto nella cesta). Per neutralizzare questo fattore possiamo scegliere un angolo di una scrivania o un tavolo, possiamo proteggerlo con una telo plastificato (se ne trovano anche grandi a poco prezzo nei centri del fai da te); collocare i colori in appositi contenitori in modo da non disperderli e da trovarli sempre pronti all’uso e condividere l’allestimento insieme al bambino. Il bimbo così impara a circoscrivere l’attività al solo punto protetto, a prendersi cura degli strumenti
per il proprio lavoro e a rispettare il lavoro proprio come quello altrui.
A questo proposito RICORDATE: facciamoci aiutare nella fase preparazione (a stendere il telo, spostare sedie..) perché sentirsi coinvolti è il primo passo per apprezzare qualsiasi nostra proposta.
Per neutralizzare il fattore INADEGUATEZZA basta pensare che non è necessario essere maestri d’arte e conoscere tutte le tecniche o i tipi di colore. Possiamo cominciare anche noi per gioco, entrare in una qualunque cartoleria e scegliere da soli, o insieme ai nostri bambini, piccoli e pratici pacchi di tempere o cere o acquerelli. Provare varie tipologie di colore col tempo poi scopriamo, senza bisogno di libri o corsi, le caratteristiche base e soprattutto le nostre preferenze.
A questo proposito RICORDATE: usare, almeno la prima volta, insieme ai bambini i colori scelti consentirà di scoprire cose nuove, prevenire eventuali domande o scherzare su eventuali incidenti di percorso.

Leontina Sorrentino
www.didatticaartebambini.it – leontina@didatticaartebambini.it

Opportunità non tutorial. A cura di Leontina Sorrentino.

I ‘lavoretti’ guidati quanto hanno a che fare  con un la didattica dell’arte? Che ruolo ha l’operatore della didattica dell’arte? Quali sono le cose da non dire ai bambini quando esercitano la propria creatività?

La reale sperimentazione presuppone la flessibilità. E’ fornire strumenti, spazi e tempo per scoprire, provare, sbagliare, fare, disfare, rifare. L’attività di pasticciare’ come momento di crescita, mettere le mani (nella materia, nei colori, negli strumenti) e lasciarle vagare: non tanto alla ricerca del significato, ma alla scoperta di sensazioni. Tutto il nostro evolvere avviene in relazione allo spazio che ci accoglie e agli stimoli che ci arrivano. Se un bambino sperimenta mai dirgli di finire il lavoro (finire in base a cosa? All’idea di un valore per il prodotto e non per il percorso?). Dobbiamo portare massimo rispetto per l’opera realizzata, non ha senso modificarla- secondo criteri nostri- per renderla più leggibile-in relazione ad obiettivi nostri.

Cosa facciamo se il bambino ci propone cambiamenti? Li seguiamo.

Pur avendo un percorso fortemente strutturato e organizzato, occorre raccogliere le esortazioni scagliate dai bambini e virare le proprie attività, conformandole ai nuovi scenari stravolgere il programma. Anche se il risultato finale è altro rispetto all’idea iniziale.

Un esempio recente mi è capitato durante un laboratorio sul colore, in cui utilizzavo acqua e carta velina sovrapposta. Un bambino, molto piccolo ha mutato le mie indicazioni e ha cominciato ad immergere carta velina direttamente nelle ciotole d’acqua e a strizzarla sul tavolo ricoperto di tela di plastica con grinze. Il laboratorio si è trasformato in un esperimento di stampa: fogli passati sopra il colore sciolto per imprimere tinte e forme.
Al bambino interessa meno che all’adulto la dimensione finita, coerente e cristallizzata. Il bambino, come un vero artista, ricerca durante la creazione, prova cambia stravolge, talvolta distrugge. E’ interessante osservare la parabola
un bambino mentre vive un momento creativo. Nel mio percorso ho riscontrato questo percorso.

1-L’attenzione alla tecnica (o oggetto) che gli viene sottoposto;

2-l’ascolto delfunzionamento;

3-l’eventuale difficoltà o riluttanza a seguire i suggerimenti;

4-l’abbandonarsi alla curiosità;

5-la sicurezza;

6- l’allontanamento dal dettato iniziale;

7- l’esplorazione libera con il cambiamento di direzione;

8-la conclusione arbitraria, ovvero quando ha esaurito la propria curiosità.

Qual è il nostro compito allora?
Creare le condizioni perché questa ricerca possa esistere. Iniziare e continuare nel tempo. Concedere spazi al lavoro individuale intervenire solo per rispondere a domande, per supportare le difficoltà, per risolvere dubbi pratici. Mai
sostituirsi al tratto del bambino. La sperimentazione è figlia della curiosità. I tragitti dell’adulto arrivano a conclusioni diverse, spesso agli antipodi rispetto a quelle che vengono fatte durante l’infanzia o l’adolescenza. Se si lascia spazio per ovviamente. Ho imparato a diventare il più possibile supporto. A tenermi in ombra e osservare, perché i risultati sono di gran lunga più creativi, eterogenei e liberi da condizionamenti.Questo non vuol dire lasciarsi andare alla confusione. La complessità va gestita in coerenza con le finalità programmate. Non attraverso l’omologazione di metodi e contesti. È più facile realizzare un tutorial che essere in grado di sostanziare opportunità concrete e differenziare il nostro apporto a seconda delle richieste implicite dei piccoli utenti.
Non è mio interesse che si portino a casa prodotti incelofanati, senza sbavature, simili ad un esempio. Non faccio vedere mai il prototipo di un opera o la realizzazione di un ‘lavoretto’ (termine terribile per indicare i lavori dei bambini, generalizzato e sminuente). Il lavoro ‘seriale’ è importante perché sviluppa competenze, ma non sono quelle di cui mi preoccupo di far emergere durante i miei laboratori. Attività manuale non è necessariamente didattica dell’arte.
Occorre essere consapevoli che sono due cose differenti. Per me è fondamentale che emerga la personalità di ciascuno. Non metto mai mano al lavoro dei bambini, neanche per raddrizzare una linea. Perché non è la perfezione formale (per esempio assomigliare a disegni dei grandi) quanto un’espressione personale. Che non è mai uguale a se stessa. Può mutare nel tempo, con le condizioni e con i materiali, con l’umore, con il gruppo in cui si lavora.
Giocare con l’arte serve a farsi un’opinione. Anche da piccoli. Perché è un errore di valutazione credere che ci siano opinioni che vanno formate solo da una certa età in poi.

Leontina Sorrentino