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L’attività fisica nel bambino: dall’età prescolare ai 12 anni.

Nel nostro paese la pratica dell’attività fisica in età evolutiva è molto diffusa perché aiuta il bambino a:

– crescere in modo armonico;

– facilitare la vita di relazione con i coetanei, anche favorendo il confronto e la competizione.

Nei primi anni di vita (età pre-scolare) è consigliabile, quando possibile, la pratica del nuoto che dispone il bambino a muoversi nell’acqua con facilità (acquaticità) e senza timore. Imparare a nuotare è inoltre quasi un dovere sociale in Italia, paese proiettato nel Mediterraneo e contornato in massima parte dal mare.

La prima fase dell’età scolare deve prevedere un’attività fisica aspecifica: il bambino non deve essere indirizzato verso una sola disciplina, ma deve praticare discipline diverse di suo gradimento, sempre con uno spirito di gioco e non di competizione.

Dai 10-12 anni si può iniziare a parlare di attività fisica competitiva, ponendo più attenzione ad una singola disciplina. Nel nostro paese la pratica del calcio è molto diffusa nei soggetti di sesso maschile. Come tutte le discipline, esso consente al bambino uno sviluppo psico-fisico buono, quando si effettua la preparazione fisica generale e non solo la semplice pratica del gioco. Le ragazze rivolgono le loro preferenze alla pallavolo, pallacanestro, nuoto e danza, tutti sport che permettono un ottimo sviluppo.

www.ospedalebambinogesu.it – Dott. Attilio Turchetta (Dipartimento Medico Chirurgico di Cardiologia Pediatrica Osp. Bambino Gesù)