LA PRIMA VOLTA CHE VIDI DJENEBOU

La prima volta che vidi Djenebou…in realtà non la vidi…
Io ed Alessandra, l’altra volontaria di UnAltroMondo, eravamo troppo concentrate a parlare con Abdoulaye(il nostro volontario maliano che si occupa del sostegno a distanza), a cercare di camminare sulle strade sconnesse e ripide di Bamako, ad entrare ed uscire dalle case dei nostri bambini sostenuti a distanza, per accorgerci della nonna della bambina.
La nonna di Djenebou, che ci aveva visto visitare le famiglie per portare i regali e le lettere dei sostenitori, ebbe un’intuizione ed attirò l’attenzione di Abdoulaye. Gli chiese di portare le “tubabu” (le due bianche) a vedere la nipotina, Djenebou, che era seduta su una panca fuori dalla sua casa.
Una bella bimba, come tutte le bambine e i bambini maliani, ma quando la nonna le chiese di alzarsi e di camminare, capimmo che LEI era speciale. Aveva le gambe talmente storte che formavano un angolo innaturale, permettendole a malapena di camminare.
Nonostante ciò, coraggiosamente, Djenebou camminò.
Allora io mi voltai dall’altra parte, perchè mi vergognavo di mostrare che avevo le lacrime agli occhi, ma soprattutto mi vergognavo che potesse esserci al mondo una tale ingiustizia, e che doveva esserci un modo per aiutare Djenebou e migliorare la sua vita.
Ci chiesero di scattarle una foto per mostrarla ad un medico in Italia, affinchè capisse quale fosse la sua malattia e potessimo trovare un modo per curarla.
Così Alessandra scattò quella foto e la storia di Djenbou cominciò, e si intrecciò con la nostra e con quella di UnAltroMondo.

Leggi tutta la storia di Djenebou

Questa e altre storie sono state raccontate domenica 19 ottobre alla festa annuale del Sostegno a distanza di UnAltroMondo, aiutiamo www.unaltromondo.it

Uno dei principali diritti del bambino: l’accesso all’istruzione

“Ciao, mi chiamo Chiara, abito a Milano, ho due fratellini, e da un po’ anche una sorellina. Ma lei non sta con noi, vive in Africa.
In verità non è proprio la mia sorella, ma mi piace chiamarla così visto che ho solo dei fratelli.
I miei pagano un’associazione perché possa andare a scuola.
Si chiama Adamà, e ha solo un anno più di me.
Mamma e papà mi hanno spiegato che i genitori di Adamà sono molto poveri e non hanno i soldi per mandarla a scuola, anzi, a volte la devono anche mandare a lavorare, oppure lei si deve occupare dei suoi fratelli più piccoli.
Anch’io gioco con i miei fratellini, ma non gli devo dare da mangiare o lavarli o cose così, invece Adamà perché è più grande sì, perché la sua mamma lavora tutto il giorno al mercato.

Abbiamo cominciato a scambiarci dei disegni, ma lei non è brava come me, la mamma ha detto che i primi pennarelli che ha avuto sono quelli che le abbiamo fatto avere tramite la volontaria di UnAltroMondo (così si chiama l’associazione) che va sempre a trovarla.

Le ho messo da parte anche un po’ di vestiti miei, anche se sono più piccola di un anno di lei, Adama è molto più piccina e le mie cose le vanno benissimo. I suoi sono molto contenti perché fanno fatica anche a comprarle i vestiti. Sono tanti in famiglia, vivono tutti insieme in un grande cortile, ci sono gli zii e i nonni, e tantissimi altri bambini. Ho visto le foto, abitano in delle piccole case, con il tetto in lamiera e con la cucina all’aperto, non ci sono palazzi come i nostri, a volte non c’è neanche l’elettricità. E l’acqua la devono comprare in fondo alla strada dove c’è un distributore, come quelli della benzina qui da noi. In casa di Adamà non hanno nemmeno la televisione.

Molti dei bambini nel quartiere dove vive Adamà non vanno neanche a scuola. O a volte ci vanno solo per un anno. Poi non ci sono più i soldi, e allora stanno a casa e lavorano. Adesso Adamà può andare sempre a scuola perché mamma e papà la sostengono a distanza, si chiama così. Per meno di un euro al giorno l’associazione le compra i libri scolastici, lo zaino, le matite, una lavagnetta, e paga la scuola e la tenuta scolastica. E se la famiglia non ce la fa, le comprano anche un sacco di riso o dello zucchero. Oppure qualcosa da vestire. Ma a quello ci penso io ora. Sto già mettendo a parte un sacchetto con tutto quello che non metto più, e lo daremo alla volontaria che torna in Africa a fine giugno.

Con il mio fratello più grande abbiamo scelto anche dei giochi che non ci piacciono più. Niente pile ci hanno detto, giù in Africa costano moltissimo e se regaliamo giochi elettronici, poi i bambini non ci possono giocare perché non hanno i soldi per comprare le batterie.

Il mese scorso ci sono arrivati gli aggiornamenti dall’Africa, la pagella di Adamà e delle foto. Lei è molto brava a scuola e le piace molto. A me piace molto la mia sorellina africana. Mi è molto simpatica perché ride sempre.”

Adamà è sostenuta a distanza da una famiglia di Milano tramite l’associazione di volontariato
UnAltroMondo onlus, che supporta la scolarizzazione di bambini indigenti in alcuni quartieri periferici di Bamako, capitale del Mali.
UnAltroMondo onlus promuove iniziative e progetti nel campo della salute, dell’educazione e della qualità della vita in Africa (Mali e Senegal) e India, organizzandosi con le popolazioni locali per creare condizioni di vita più dignitose.
Il sostegno a distanza in Mali nasce nel 2002 e arriva a supportare oggi più di 250 bambini della scuola dell’obbligo.

Con meno di 1 euro al giorno, è possibile
Pagare l’iscrizione a scuola e acquistare tutto il materiale didattico necessario;
Garantire visite e cure mediche;
Occuparsi dell’alimentazione e del vestiario del bambino sostenuto;
Iscrivere i bambini all’anagrafe;
Supportare anche la scuola, la famiglia e indirettamente la comunità di cui il bambino fa parte.

Il sostegno a distanza è un aiuto concreto che interviene direttamente, permettendo ad un bambino di frequentare regolarmente la scuola e soddisfare i propri bisogni primari.
E’ molto più di un mero aiuto economico, poiché stabilisce un vincolo di solidarietà, di comprensione e vicinanza tra persone di provenienze diverse.

Per questo motivo, secondo il suo motto “Così lontani, così vicini”, UnAltroMondo onlus favorisce una reciproca conoscenza e l’instaurarsi di un legame concreto tra i protagonisti coinvolti attraverso contatti epistolari bilaterali, scambio di doni, incontri virtuali nel web e la possibilità di visitare i bambini personalmente.

Sarebbe bello se tanti altri bambini e altre bambine trovassero un fratellino o una sorellina a distanza come Adamà – e con questo l’accesso all’istruzione, uno dei principali diritti del bambini troppo spesso negato!

Per saperne di più:  www.unaltromondo.it