Rita Levi Montalcini 

(Torino il 22 aprile 1909 – Roma 30 dicembre 2012)

Il padre Adamo Levi era un ingegnere elettronico, la mamma, Adele Montalcini, era una pittrice.
Rita aveva un fratello maggiore, Gino (1902-1974 – è stato uno dei più famosi architetti italiani ed ha insegnato presso l’Università di Torino) e due sorelle: Anna (1905- 2000) e una gemella, Paola (1909 – 2000) una famosa pittrice.
Adamo Levi pensava (come tutti in quei tempi) che per la donna una carriera professionale avrebbe potuto interferire con la famiglia e quindi decise che Rita e le sorelle non si sarebbero iscritte l’università. A 20 anni però Rita capì di non poter accettare la decisione del padre e, avuto il suo permesso, in pochi mesi riuscì a terminare gli studi superiori e ad iscriversi alla facoltà di Medicina presso l’Università di Torino.
A vent’anni entrò nella scuola medica di Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg) dove comunciò gli studi sul sistema nervoso.

Nel 1936 si laureò con 110 e lode e iniziò a frequentare un corso di specializzazione in neurologia e psichiatria. Suoi colleghi universitari furono gli scienziati Lauria e Dulbecco (premi Nobel).
Fino al 1940 Rita fu ospite dell’istituto di neurologia dellUniversità di Bruxelles dove continuò gli studi sul differenziamento del sistema nervoso con Giuseppe Levi. Nella primavera del 1940 tornò a Torino dove raggiunse la famiglia. In casa installò un piccolo laboratorio di ricerca nella sua stanza; ispirata da un articolo di Viktor Hamburger del 1934 iniziò la sua ricerca aiutata da Giuseppe Levi (anch’esso costretto a lasciare Bruxelles per l’invasione tedesca).

Nel 1938 Mussolini pubblicò il “Manifesto per la difesa della razza”, sottoscritto da dieci “scienziati” italiani. I suoi effetti immediati furono lo sbarramento delle carriere accademiche e professionali ai cittadini italiani di “razza non ariana”.

Nel 1941 iniziarono i bombardamenti che costrinsero la famiglia Levi ad abbandonare la città. Nel 1943 l’invasione dell’Italia da parte dell’esercito tedesco rese necessario alla Montalcini nascondersi a Firenze. Qui strinse diversi contatti con i partigiani del Partito d’Azione; nel 1944 i tedeschi furono cacciati da Firenze dagli alleati e la Montalcini diventò medico presso il Quartier Generale anglo-americano.

Finita la guerra tornò dalla famiglia a Torino e riprese gli studi accademici. Allestì un laboratorio in casa e continuò, con il maestro Giuseppe Levi, la ricerca utilizzando embrioni di pollo.
Nel 1947 venne invitata a St Louis dal professor Viktor Hamburger che le assegnò la cattedra di docente del corso di Neurobiologia al Dipartimento di zoologia della Washington University e qui riprese gli esperimenti sugli embrioni di gallina iniziati molti anni prima.
Nel 1954 col suo allievo biochimico S. Choen, giunse all’identificazione di una proteina (NGF).La scopertaè stata di fondamentale importanza per la comprensione della crescita delle cellule e organi e svolge un ruolo significativo nella comprensione del cancro e di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. Nel 1956 divenne professore associato nell’Università della città americana e, due anni dopo, professore ordinario di zoologia presso la Washington University di St. Louis dove lavorò e insegnò fino al suo pensionamento nel 1977.

Durante questi anni lavorò anche in Italia: fondò un gruppo di ricerche, dal 1961 al 1969 diresse il Centro di Ricerche di neurobiologia creato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) presso l’Istituto Superiore di Sanità (in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University). Dal 1969 al 1979 rivestì la carica di Direttrice del Laboratorio di Biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Nel 1983 fu chiamata a ricoprire anche la posizione di presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.
Per circa trent’anni fece le ricerche sull’NGF e sul suo meccanismo d’azione.

Nel 1986 ricevette il Premio Nobel per la medicina insieme al suo studente biochimico Stanley Cohen.
Nella motivazione del Premio si legge: «La scoperta dell’NGF all’inizio degli anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo».

Dal 1989 al 1995 lavorò presso l’Istituto di neurobiologia del CNR come “superesperto”, concentrandosi sullo spettro di azione dell’NGF. Dal 1993 al 1998 presiedette l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, istituzione che è riuscita a rilanciare in quegli anni. Nel 1999 è stata nominata ambasciatrice dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) dal direttore generale Jacques Diouf, per contribuire alla sua campagna contro la fame nel mondo.

Rita levi Montalcini e stata membro delle maggiori accademie scientifiche internazionali (come l’Accademia Nazionale dei Lincei per la classe delle Scienze Fisiche, la Pontificia Accademia delle Scienze – prima donna ammessa-, l’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society). È stata Presidente onoraria dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Ha collaborato con l’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello (Fondazione EBRI, European Brain Research Institute), da lei fondato nel 2001 e presso il quale ha proseguito la sua attività di ricerca, affiancata da un costante impegno in campo sociale e politico.

Alcuni dei suoi pensieri… – Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.
– Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.
– Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.

Rita Levi-Montalcini si spegne il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni, nella sua abitazione di via Villa Massimo, a Roma.