Quella per la fotografia è una passione che può essere coltivata già dalla prima infanzia, dai primi anni di vita.

Quando il genitore si accorge della spiccata dote del bambino di voler catturare momenti, magari osservando gli adulti alle prese con una macchina fotografica, è il buon momento per fornirgli strumenti adeguati alla sua età e che siano il mezzo per arrivare al fine desiderato, sia anche soltanto una fotografia non perfetta, non meravigliosa, non corretta.

L’avvicinare il bambino alla fotografia stimola in lui creatività e molta fantasia, regalando nuove prospettive e punti di vista diversi. Sviluppa nuove conoscenze costringendo anche i più piccoli a prestare attenzione ai dettagli. Porta sicuramente il bambino a vivere consapevolmente la realtà che lo circonda – può essere senza che se ne accorga e inconsapevolmente, perché impegnato a vivere tutto come gioco – e non a subirla, questa realtà.

Io ho proprio fatto così. Tutto è nato per gioco. Con la mia prima macchina fotografica grigia della Canon a cui avevo attaccato un piccolo fiorellino rosa sulla scocca. Era di quelle semplici con pochi comandi, mi divertivo molto. Fotografavo la qualsiasi e qualsiasi cosa mi passasse davanti allo sguardo. Senza che nessuno mi costringesse o mi dicesse come fotografare.

Chi sono io?
Ma chi sono io, innanzitutto? Mi presento molto velocemente – ci provo ma non è detto che ci riesca.

Ciao, bambini. Ciao, mamme e papà.

Io mi chiamo Nicole, come dicevo poche righe sopra ho avuto in mano una macchina fotografica che ero molto piccola, sapevo quale fossero il pulsante di accensione e spegnimento, e quello di scatto. Null’altro, niente. Però, pur sapendo queste poche informazioni, mi divertivo un mondo. Ho deciso più avanti di iscrivermi ad un liceo artistico, dove mi sono diplomata pochi anni fa. Mi ha dato buone basi, e ringrazierò sempre quegli anni per avermi dato tanto e avermi fornito un ottimo bagaglio di esperienza.

I colori, i cromatismi, la storia dell’arte e l’arte visiva non sono mancati di certo, ed io giorno dopo giorno avevo sempre più conferme. Mi sono poi iscritta ad una scuola biennale di fotografia e grafica. Ho avuto l’opportunità di studiare a fianco di docenti professionali che mi hanno dato modo di esprimere ciò che sentivo ed il messaggio che volevo passasse. Dopo due anni mi sono ufficialmente diplomata e ad oggi sono fotografa e grafica, insieme ad Andrea, il mio fidanzato – lui è fotografo e chi lo sa che non mi aiuti nella stesura di un articolo per voi. Insieme amiamo fotografare i tramonti, i viaggi, la natura, i bambini proprio come voi e tanti motori che vanno velocissimi in circuito e su strada. Non mi sono dimenticata della premessa e non neppure so se io abbia rispettato il presentarmi “molto velocemente” ma, insomma, ci ho provato.

Perché questa rubrica “Scrivere alla luce”?
Dal greco, il termine fotografia significa “scrivere con la luce”. È ciò che mi auguro possiate fare voi, per gioco e per divertimento. Lo “scrivere alla luce” per me, significa lo scrivere a voi, che siete la luce di ogni giorno, che siete il motore che spinge tutto, che siete ciò che di bello nel mondo esiste. Basterebbe pensare ai bambini per fare un mondo migliore, così un giorno hanno detto la mia mamma ed il mio papà. E quindi scrivo alla luce, a voi.

Augurandomi che voi, con la luce ci possiate scrivere tante parole in immagini. Belle o sfocate che siano non importa. Importa che vi siate divertiti, abbiate sperimentato, abbiate vissuto.

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