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Decaloghi della didattica #2 A cura di Leontina Sorrentino.

A cosa serve l’Arte nella vita? Perché dovremmo spendere energie per insegnare ad apprezzare l’universo Arte con ‘annessi e connessi’? Ecco 10 buoni motivi per insegnare ad amare l’arte!

A lungo mi sono interrogata sull’opportunità o meno di dedicarsi ad un’attività che ha come fulcro un’idea che sembra vana e pretestuosa. Insegnare l’arte a chi serve? Concentrarsi su periodi, metodi, regole, scoperte quanto serve? Conoscere le vicende degli artisti, le filosofie dei movimenti, le interazioni sociali a cosa serve? A più di quanto uno possa immaginare! A ben guardare, l’interazione dell’arte con la nostra esistenza, è molto più concreta di quello che possa apparire. Si prende consapevolezza del proprio potenziale gradatamente. Fa bene alla qualità della vita e alle relazioni interpersonali fino a poter diventare un lavoro! A volte credo che il nostro Patrimonio culturale ci spaventi a tal punto, da non sapere come gestire la nostra tradizione, la nostra identità, le nostre eredità. Se vi sembro troppo filosofica, provate a leggere i motivi concreti che stimo legati all’insegnamento dell’arte. Sono solo alcuni, ciascuno ne potrebbe trovare ancora, tanti…almeno altri 10!

1-RIFLETTERE SUL PASSATO COGLIERE MECCANISMI GLOBALI.
Le opere d’arte ci offrono un aspetto variegato o multiforme della storia. Ci introducono ad un’analisi precisa e profonda, a volte molto emotiva a volte molto cinica.

2-INVESTIRE SUI PROPRI TALENTI.
Conoscere linguaggi diversi da quelli convenzionali porta a realizzare associazioni inconsuete, a sperimentare e a investire tempo ed energie su se stessi. Riconoscersi il diritto e trovare il coraggio di dare la propria ‘narrazione degli eventi’.

3- CONOSCERE E APPREZZARE I PATRIMONI DI OGNI CULTURA .
Le meraviglie del mondo sono infinite e sorprendenti. Ammirare e prendere coscienza dei Patrimoni degli altri Stati, grandi o piccoli che siano, ci invita alla tolleranza, all’apertura, alla condivisione. Alla gestione del contrasto.

4- SCOPRIRE EVOLUZIONI TECNICHE E STORIE DI UOMINI.
Le evoluzioni artistiche sono indissolubilmente legate alle evoluzioni scientifiche della società di riferimento! Le opere sono frutto di uomini, dei loro sforzi professionali e delle proprie storie personali.

5- COLTIVARE IMMAGINAZIONE E PERSEVERANZA.
Entrare in contatto con i generi artistici, di tutti i tempi, aiuta a stimolare la propria creatività e insegna che per arrivare ai risultati eccellenti occorrono esercizi, tentativi e dedizione.

6- IMPARARE A FARSI DOMANDE.
La molteplicità dei modi di vedere la realtà ci porta, inesorabilmente, a confrontarci con le nostre idee. Interrogarsi sui motivi di una scelta, anche non nostra, avvia contaminazioni che portano a nuove evoluzioni.

7- RELATIVIZZARE I MONENTI STORICI.
Gli artisti, assecondando mode, teorie e tendenze politiche o sociali, oppure avversandole, partecipano agli avvenimenti culturali contribuendo a formare l’opinione pubblica. L’arte investe la storia di una luce altra, che contribuisce a dare una visione complessiva.

8- UN MODO PER RIFLETTERE SU SE STESSI.
Riflettere sulle versioni degli artisti ci insegna anche qualcosa sulle nostre sensazioni, più o meno evidenti. Anche interrogarsi su quello che ci piace e quello che ci infastidisce vedere, serve a tarare le opinioni personali e ad alimentare sani dubbi intellettuali.

9- ATTIVARE LINK SOCIALI E CULTURALI.
Condividere, ascoltare, guardare modi differenti di interpretazione e di azione consente un’apertura culturale in grado, poi, di ben disporre verso nuove comunità. Entrare in contatto con visioni culturali differenti si può tradurre in relazioni personali con altre collettività, il tutto per un maggiore progresso sociale.

10- GIRARE IL MONDO IN UN BATTER DI CIGLIA.
L’arte ha questa caratteristica inconfondibile: è globale e locale nel medesimo tempo! È quello che racconta un artista, ovvero il mondo atavico che si porta dentro, anche frutto di condizioni e tradizioni del pezzo di mondo da cui arriva e che vuole rappresentare.

Nel prossimo articolo vi racconto i miei 10 buoni motivi per imparare ad amare l’arte.

Educare all’arte: un lento agire. A cura di Leontina Sorrentino.

Perché la lentezza non è più un valore? È possibile interessare dei bambini per più di 1 ora parlando d’arte? Cosa ci guadagniamo a soffermarci sui particolari?

In un sistema sempre più frenetico e in una società in cui persone, mezzi e immagini sono votate alla “velocità” è facile farsi prendere la mano. Ovvero aumentare il passo senza neanche rendersene conto.
Il tempo di laboratori didattici (nei musei, nelle scuole, negli eventi) viene sempre più ridotto. Si consolida la pratica di mediare informazioni complesse in una sola ora di lavoro con i bambini. Considero un errore pretendere di esaurire un argomento sull’arte – di qualunque natura esso sia- in un tempo così esiguo. Un laboratorio non è solo un momento di trasmissione di informazioni, ma un luogo di incontro e di scambio, in cui valorizzare anche la sfera relazionale.

Chi va piano resta indietro?
Esistono dei momenti, delle fasi, delle attività in cui non arrivare per primi al traguardo non è sinonimo di sconfitta! Raccogliamo suggestioni differenti a seconda della velocità a cui viaggiamo. Maggiormente ci soffermiamo su un’opera d’arte, più elementi singoli cogliamo, più interconnessioni siamo in grado di attivare!
A volte mi è stato contestato quest’approccio ‘statico’, in cui invito i bambini a soffermarsi anche i più piccoli particolari attraverso semplici osservazioni. Perché i tempi di attenzione dei bambini sono ridotti e se non arrivano in fretta al punto rischiamo di perderli. Il che può essere vero. Ma è anche vero che, se mi occupo di didattica, ho il compito di proporre visioni alternative al quotidiano. L’imperativo di offrire pluralità di sguardi su un mondo che è come ci appare, ma anche il suo contrario. Dobbiamo smettere di trasmettere un messaggio forviante: la lentezza non è necessariamente ritardo.

È una questione di attenzione
I bambini e le bambine di oggi sono, senza dubbio, proiettati ad un dinamismo maggiore rispetto alle generazioni passate. Ma questo non esclude che una buona pratica dell’osservazione, dell’ascolto, della valutazione e della sedimentazione dell’informazione non sia utile anche a questa generazione.
I bambini si annoiano quando non provano interesse. Se riusciamo a scandire il tempo del nostro laboratorio dando ritmi, differenziati a seconda delle attività e delle competenze che chiediamo loro di mettere in campo, eviteremo il problema della caduta di attenzione dopo i fatidici 30/40 minuti.

Vedere a lungo per capire a fondo
Senza allargare il discorso e allargarmi ad altri ambiti educativi, resto nel mio campo: la didattica dell’arte. È stato dimostrato che mediamente, per esempio durante una visita museale, le opere vengono guardate per pochi secondi. Per contrastare queste tendenze se attivano altre. Lo #SlowArtDay, per esempio, nasce come evento internazionale che invita invece a soffermarsi su un opera almeno 10 minuti. Quello che si vede soffermando lo sguardo per più tempo è differente da quello che si vede sorvolando l’immagine. Gli artisti operano, cercano, indagano materia, sensazioni, contenuti. Invitare a ‘sostare’ davanti ad un’opera è il promo passo per conoscerla. La prima mediazione culturale appartiene solo allo sguardo che si vi posa. Poi arriva il resto: le parole, le storie, le teorie.
Arte è sguardo d’insieme, ma anche dettaglio. Badare alle minuzie è una scelta che si porta dietro degli effetti. La visione d’insieme è indispensabile per collocare i particolari; per seguire il progetto; per visualizzare l’idea. Analizzare i pezzi del puzzle è un sistema per scoprire i codici che sottendono il tutto; per capire le possibili declinazioni; per afferrare sensi più o meno reconditi.

Opere come frattali
Per arrivare a cogliere i diversi livelli di lettura di un’opera, prima di una preparazione storica artistica occorre tempo per indagare. Esplorare le forme che ci regala l’artista; cogliere le sensazioni che ci suscita; comprendere rimandi culturali;
Un’opera non è mai un blocco monolitico. Ma un caleidoscopio di realtà che coesistono in un’unità formale. La possiamo ammirare nel suo intero o provare a scomporla in sottoinsiemi, che a loro volta ci rimandano ad altri significati e forme che a loro volta ci suggeriscono nuovi link, verosimili e parziali, dunque personali. Uno degli scopi della conoscenza dell’arte è questo: accogliere visioni non nostre per evolvere in possibili direzioni.