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A ciascuno il suo. A cura di Leontina Sorrentino.

Quanto è importante il sistema di comunicazione che utilizziamo con i bambini? A chi attribuire la responsabilità per un lavoro poco appagante? Possiamo pensare di cambiare un trend culturale che non ci appartiene?

arte bambiniPortando i miei bambini in giro per laboratori ed assistendo ad molte attività, per passione e per mestiere, mi sono trovata di fronte molte tipologie di eventi. Facendo uno sforzo di sintesi e collegando esperienze personali – lontane nello spazio e nel tempo- metto insieme le cose che non mi hanno convinto: parlare senza che l’altro sia connesso, comunicare con linguaggi retrò, mettersi poco in discussione, pensare che il momento per crescere (o imparare) sia sempre il prossimo, credere di fare il proprio dovere anche senza badare ai risultati.
Mi sono chiesta tante volte perché continuiamo a perpetrare abitudini e rafforzare prassi anche se queste, evidentemente non soddisfano, non accattivano e non funzionano. Probabilmente non è solo una problema di “condizioni esterne”, credo che sia questione di atteggiamento sociale, e in quanto tale, personale. Analizzando Nei vari gruppi in cui ho lavoro ho notato che investivamo una grande quantità di tempo a focalizzare risorse ed energie su meccanismi che andrebbero cambiati, sottraendone all’effettivo tentativo di cambiarli. È forse sbagliato evidenziare errori o denunciare disfunzioni strutturali? Certo che no. Accanto a questa dovremmo forse attivare una strategia parallela.
Gli anelli della catena
DSC_0684ella fantastica storia di Peter Pan l’intuizione più grande è stata quella di associare il volo ad un pensiero felice. Se nutro un atteggiamento negativo sarò meno disposta a pormi in ascolto e a attuare micro cambiamenti perché reputati INUTILI, quasi a giustificare la stasi culturale. Ma se ci concentriamo su piccole azioni pratiche e quotidiane ossigeniamo un tessuto sistemico che, insieme a persone inarrivabili e meccanismi inaccessibili, è composto anche da ciascuno di noi.
Quante volte mi sono trovata a fare laboratori o a proporre progetti che poi ho dovuto “ridimensionare” per mancanza di fondi. La sfida è sempre stata quella di lasciare inalterato un ottimo lavoro facendo fronte alle inevitabili contingenze. Che novità, qualcuno penserà. È quello che fanno gli operatori Innanzitutto pensare che tutto l’inconciliabile, l’inattaccabile, l’invulnerabile…un po’ dipende anche da noi! Da come ci comportiamo, da quello che facciamo a quello che evitiamo di fare, da quello che diciamo a quello che omettiamo, da quello in cui crediamo a quello che avversiamo.
Imparare dai più piccoli
I bambini ci insegnano a ragionare sul momento che si vive. Non esiste il prima e il dopo, non mentre si agisce, solo il qui e ora. Ma, ovvio, ci si comporta portandosi dietro il proprio vissuto e sedimentando quel momento esclusivo da spendere nel futuro.
DSC_0743Non ci sono polverine o formule magiche, ma è un lento camminare e un calmo costruire. Condividere un obiettivo, lavorare per gradi, adeguare le risorse, ottimizzare i tempi. I percorsi alternativi, meno battuti, sono sempre più ardui al principio. Eppure svelano scorci inaspettati e panoramiche inconsuete. Non per cavalcare teorie o politiche del possibilismo, ma per fermarsi a riflettere sul reale apporto e sul peso specifico che ogni singola azione ha sul totale. Di noi come tasselli vivi. Si originano combinazioni infinite in continua evoluzione se si muta posizione, direzione, dimensione, colore ad un piccolo modulo! Metafora del contributo individuale scomodando l’illustre Escher.

Ambiente e creatività.

Per stimolare la creatività un posto vale l’altro? Quanto impatta sui bambini lo spazio che in cui li invitiamo a muoversi?

Il tempo e lo spazio che ci concediamo per fare dei lavori creativi sono di importanza fondamentale. Troppo spesso chiediamo ai bambini e alla bambine delle performance o degli sforzi senza badare all’ambiente e alle condizioni che prepariamo loro. Un ‘posto vale l’altro’ ‘Basta che i bambini siano sereni’ è quello che più spesso mi sento dire, ed è vero…fino ad un certo punto! Il dinamismo spaziale (come riesco a muovermi in un ambiente) del bambino determina la sua esperienza: c’ è una stretta correlazione tra contesto e gesto creativo.
Sempre prima invitiamo i bambini a lasciare le attività manuali per quelle cerebrali. Sempre prima proponiamo un modo di lavorare statico e controllato.
E questo avviene sia in ambienti convenzionali (come la scuola) che non convenzionali (come i laboratori creativi).
Trovo che tante esperienze non siano allineate, né per contenuti, né per elaborazione, all’idea di sviluppo equilibrato della creatività. Dove per creatività non intendo la propensione a fare un disegno o di utilizzare delle tecniche. Non solo. Ma intendo la capacità di connettere informazioni e saperi per un uso espressivo del proprio sentire. Per tradurla in altri termini: sono convinta che un bambino esprima la sua creatività non solo manifestando il talento, per esempio in pittura, ma anche rispondendo nella maniera
personale ad uno stimolo esterno, per esempio superando la paura del buio ricorrendo ad un peluche. Tempo fa insieme ad una collega che si occupava di danza, ci siamo trovate a vivere una situazione felice di sperimentazione lavorando in un ambiente familiare a tanti bambini, ma vissuto in modo informale, in maniera continuativa e libera. Sono episodi rari e felici.

E’ facile realizzare un ambiente stimolante?
Detto questo ho la convinzione che non sia facile realizzare un ambiente fruttuoso e stimolante per tutti i bambini e ovunque si voglia. Esistono dei confini e delle regole precisi: alcuni possono essere superati solo con la buona volontà, per altri occorrono condizioni al contesto specifiche e spazi adatti. A 25 bambini non posso proporre una lezione dinamica se sono in un aula di 35mq. Inoltre credo che non tutti possano improvvisarsi esperti di un settore che non conoscono. Impossibile avere una scuola che possa provvedere all’educazione artistica, musicale, corporea come provvede all’educazione delle materie classiche. Concordo, è impossibile, anche se nella nuoa riforma mi è
sembrato di intravedere attenzione a questi argomenti. Perché bisognerebbe avere a disposizione il triplo del tempo, competenze diversificate e strumenti particolari. Il problema è che non ci sono spazi neanche fuori la scuola dove tutto questo possa avvenire, ma per altri motivi: il tempo, i costi, l’interesse.

Che fare allora?
Innanzitutto porsi la questione.
1- Essere consapevoli che i bambini esprimono molto meno del loro potenziale, perché non esistono contesti che li stimolino su più livelli contemporaneamente.
2- Programmare delle esperienze multiple ed interdisciplinari, contaminando settori come la danza, arti visive e musica.
3- Avviare un’inchiesta per capire le maggiori carenze in rapporto alle esigenze dei più piccoli e delineare un protocollo quantitativo e qualitativo di esperienze
creative diffuse.
Chi dovrebbe occuparsi di questo? Tutti coloro che lavorano o hanno a che fare con i bambini: insegnanti, educatori, animatori, operatori, dirigenti, genitori.
Tante attenzioni con i bambini non vengono attivate, perché non ci si immagina neanche che possa essere diverso da come si è sempre fatto. Per fortuna non è così!

Leontina Sorrentino
www.didatticaartebambini.it – leontina@didatticaartebambini.it

“La spada nella roccia”- domenica 28 dicembre 2014

E’ il mondo incantato dei castelli a fare spesso da cornice suggestiva ai racconti, esiste allora un modo migliore di intrattenere i bambini con uno spettacolo se non dentro un vero e proprio castello?

Lo sanno bene i componenti del teatro Helios, che organizzano in modo molto professionale spettacoli e attività per far divertire grandi e piccini e per questa rappresentazione hanno scelto il Castello di Bracciano.

“La spada nella roccia”, questo è il titolo dello spettacolo che guiderà i piccoli alla scoperta del Castello domenica 28 dicembre 2014 alle ore 16,00.Si tratta di uno spettacolo teatrale con attori, musiche e pupazzi com’è nello stile del teatro Helios, che riesce a trasportarci in un mondo magico fatto di sensazioni, di suoni, di fantasia e di parole.

Storia, leggenda, misteri e creatività si mischiano insieme e ci appare cosi un mondo dove anche vecchie favole ci restituiscono valori intramontabili lasciandoci affascinati e facendoci riflettere.

Sorridere e pensare, è questo quello che dovrebbero fare grandi e bambini per accrescere la loro creatività e vivere meglio dando il giusto peso e il giusto valore a tutto ciò che può capitarci sul “palcoscenico” della vita a tutti noi “personaggi” della vita reale.

Prenotazione obbligatoria , posti limitati 0699804348

 

La valorizzazione del bambino e del suo lavoro. A cura di Leontina Sorrentino.

Che cosa è importante in un laboratorio sull’arte per bambini? Perché valorizzare i lavori dei bambini?

Oltre all’attività manuale, ci sono altri momenti ugualmente importanti da curare nell’incontro con i più piccoli.
Alcuni termini sono usati come slogan ma spesso si dimentica il reale significato, più che semantico, evocativo. Si fa un gran parlare intorno alla Valorizzazione dei Beni Culturali Italiani, atto dovuto ad un Patrimonio inestimabile di cui siamo eredi e testimoni. Anche la Valorizzazione, come il Rispetto e la Creatività, è frutto di un percorso educativo. È una pratica che va presentata, coltivata e consolidata. Pensare a quanto ciascuno di noi realmente si dedichi a ‘valorizzare’ il lavoro proprio o quello degli altri nella quotidianità, ci darà la misura della questione. Nella valutazione di un lavoro, ci si concentra sugli errori da superare, sulle singole criticità emerse, ma raramente dedichiamo la stessa attenzione ad elogiare gli aspetti positivi che, inevitabilmente, accompagnano gli errori.
Quanto tempo dedichiamo a ‘fare aumentare di valore’ i lavori eseguiti dai bambini con cui lavoriamo? Quanto spazio riserviamo al ‘fare con le mani’ e quanto all’analisi critica, ovvero descrizione, ovvero racconto da parte del bambino di ciò che ha realizzato?

Io immagino il LABORATORIO come un segmento suddiviso in tre macro-aree: accoglienza, lavoro manuale, restituzione.

Accoglienza
Il tipo di accoglienza che riserviamo ai bambini prima di un laboratorio determina l’andamento dell’intera attività. L’accoglienza, rappresenta il momento del passaggio del bambino dalla mano dei genitori alla nostra. Il primo contatto in qualunque relazione è quello che ci influenza e che ci colpisce. Poi sarà difficile cambiare idea. L’accoglienza come primo contatto non solo umano tra operatore e bambini (fondamentale per sviluppare l’empatia necessaria per avviare un lavoro libero e fruttuoso) ma che stabilisce cosa possiamo chiedere l’uno all’altro. L’accoglienza avviene attraverso la presentazione propria e dei bambini.

Attività Manuale
E’ la parte riservata alla sperimentazione, libera e guidata, di tecniche su percorsi selezionati e pensati appositamente per le fasce di età coinvolte. È il momento in cui proponiamo, attraverso materiali diversi, un’esplorazione pratica su un dato tema, che può essere sensoriale e cognitiva, individuale o di gruppo. Il quanto il bambino si senta libero di esprimersi e di interagire con noi, ci farà capire il tipo di relazione che si è costruita: più si sente a proprio agio, più un bambino osa, più si sente libero di creare.

Restituzione
E’ la parte conclusiva del percorso. Per me è fondamentale. È il momento in cui un bambino espone la propria opera agli altri, in cui può raccontarla, commentarla o solo mostrarla. Questa operazione consente di formalizzare, codificare, illustrare le proprie scelte attraverso un atto ‘critico’ inteso come analisi, non come giudizio. Un lavoro assume connotati diversi quando lo si trasporta dalla sfera personale (lavoro del bambino) a quella pubblica (esposizione collettiva), necessita di un linguaggio suppletivo. Esponendo diamo valore all’opera e al suo piccolo creatore, che riconosce in essa il proprio estro e la propria identità.

Un laboratorio non serve solo a creare con le mani e a far trascorrere due ore di divertimento ai bambini. Un laboratorio, impostato con i criteri della didattica, attiva delle abilità, rafforza delle competenze sia pratiche, che emotive che relazionali. Attraverso un percorso che parla di arte è possibile incentivare l’espressività individuale in tutte le sue forme. La didattica dell’arte prevede percorsi per far conoscere artisti, generi, movimenti, metodi, tecniche, ma influisce sull’esplorazione del proprio microcosmo e sulla scoperta delle proprie preferenze. Con il tempo influenza il personale gusto estetico (che diventa quello dominante e collettivo) e determina la ricerca di un approccio personale e l’ottimizzazione del proprio metodo.
Il fattore tempo in un laboratorio è sempre determinante. So bene che spesso i committenti (per questioni di denaro, di organizzazione e di logistica) chiedono percorsi che durano anche solo un ora. Tuttavia, pur avendo a disposizione un tempo minimo possono essere lo stesso rispettati, in maniera esauriente, l’aspetto dell’accoglienza e quello della valorizzazione dei lavori finali. Perché non rappresentano un orpello al lavoro manuale, ma, insieme ad esso, ne figurano l’essenza.

I ministri dell’UE prendono impegni seri in tema di energia.

BRUXELLES, 04.03.2014 – I Ministri con competenze in tema di Energia sono riuniti oggi a Bruxelles per discutere il pacchetto di politiche della Commissione Europea per il 2030 in tema di energia e clima. La Commissione ha proposto un taglio del 40 per cento delle emissioni nazionali di CO2 e l’obiettivo, vincolante solo a livello europeo, di aumentare ad almeno il 27 per cento la quota di energia da fonti rinnovabili.
Greenpeace ha criticato il pacchetto della Commissione già in gennaio, descrivendolo come una “svendita”. Commentando la riunione di oggi, Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, ha detto: “Un target per la riduzione delle emissioni di CO2 senza obiettivi di sviluppo per rinnovabili ed efficienza energetica è come una bicicletta senza pedali: si muoverà ma non porterà molto lontano. Dopo la sottoscrizione del protocollo di Kyoto, metà della riduzione di gas serra fin qui ottenuta è stata possibile grazie al contributo delle energie rinnovabili. Non è certo questo il momento in cui possiamo limitare il nostro impegno. I capi di governo dell’UE devono prendere impegni seri per la protezione del clima e la modernizzazione del sistema energetico”.

Alcune nazioni hanno giustamente messo in discussione l’astrattezza e la genericità dei meccanismi con cui si dovrebbe tradurre a livello nazionale un obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili che, secondo la proposta della Commissione, resta vincolante solo a livello dell’Unione. I ministri discuteranno anche gli effetti del pacchetto della Commissione sui costi e i prezzi dell’energia, e sulla competitività dell’industria europea.

Un nuovo rapporto di Greenpeace dal titolo “Imprigionati nel passato” (“Locked in the past” in inglese) mostra come le più grandi aziende energetiche europee siano in difficoltà a causa della loro riluttanza a mettere in discussione modelli di business vecchi, a fronte di profonde modifiche strutturali del mercato europeo. “I giganti dell’energia hanno prestato un’attenzione superficiale al cambiamento climatico, continuando ad investire nelle fonti fossili, e hanno trascurato le opportunità di guadagno nel settore in espansione delle energie rinnovabili. Ora queste aziende sono in difficoltà e i governi dovrebbero aiutarle ad indirizzarsi verso un percorso sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico”, ha aggiunto Iacoboni.

I leader europei discuteranno, al prossimo vertice del 20 e 21 Marzo, il pacchetto di politiche climatiche ed energetiche proposto dalla Commissione Europea. Greenpeace chiede ai governi dell’UE di approvare tre obiettivi vincolanti in tema di energia e clima, prima del vertice sul clima organizzato, per settembre 2014, dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon. I tre obiettivi, da raggiungere entro il 2030, sono: ridurre le emissioni nazionali di CO2 di almeno il 55 per cento, aumentare al 45 per cento la quota di energia da fonti rinnovabili e migliorare del 40 per cento l’efficienza energetica.

Leggi il briefing (in inglese): http://www.greenpeace.org/eu-unit/en/Publications/2014/Briefing-Locked-in-the-past/

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