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Permette una domanda? A cura di Leontina Sorrentino.

Vi propongo le domande e le affermazioni che, più frequentemente, mi vengono rivolte. Un modo per approfondire degli argomenti e sfatare qualche mito.

MA CHE LAVORO FAI?

Da quando mi sono inserita in questo settore ho sempre fatto fatica a spiegare il mio lavoro. Per due motivi, di stampo teorico e sociale, concatenati tra loro. Il primo è che non è ancora chiara la differenza tra didattica e altro (es: animazione, intrattenimento, laboratori).

‘Far divertire’ un bambino per la didattica è uno strumento, per altri tipi di proposte è una finalità. In didattica attraverso il gioco si veicolano informazioni che poi vanno, con altri strumenti, consolidate e sedimentate.  Il secondo è che non viene data all’arte la giusta importanza nel campo educativo, che secondo, me merita. L’attenzione per le attività creative e manipolative diminuisce con l’aumentare dell’età. Mi piace definirmi un ‘divulgatrice’ dell’arte e lo faccio in vari modi: lavoro con bambini, ma anche con adulti, formo e mi formo continuamente, cerco collaborazioni e contaminazioni di genere, scelgo dei temi che approfondisco e ‘traduco’ per ogni fascia d’età.

Come?

Attraverso laboratori tematici, incontri formativi, progettazioni specifiche, sperimentazione e ricerca personali.

DAVVERO LO HANNO FATTO BAMBINI COSì PICCOLI?
Non smetterò mai di ripetere che un mio imperativo, teorico e morale, è quello di non mettere mai mano ai lavori dei bambini. Non sono mai intervenuta sistemando una linea, cambiando un colore o proponendo una disposizione diversa sulle opere eseguite! Quello che loro realizzano è frutto di un
immaginario personale che non mi è dato di conoscere o interpretare, né tanto meno rappresenta uno dei miei obiettivi. Quello che mi interessa è puntare lo sguardo su quanto di umano, quotidiano e sociale ci sia nell’Arte.

Negli ultimi 2 anni ho approfondito la tematica dell’arte presentata alle bambine e ai bambini in età prescolare. E’ un grande lavoro di “mediazione culturale”. Non tanto con i bambini, che accettano con grande slancio e curiosità le attività e i giochi proposti. Quanto verso quegli adulti che devono accogliere un certo tipo di approccio dandogli il giusto peso e proponendolo con continuità, integrandolo ad altri progetti.  Si può coltivare una formazione estetico-educativo di grande rilievo cominciando dall’infanzia e lasciando libera l’espressione personale e l’elaborazione degli stimoli lanciati.

BELLO! MA COSTA TROPPO, NON CI SONO I FONDI.
Quante volte mi sono sentita dire questa frase! Difficoltà a pagare un certo tipo di lavoro e ad utilizzare un supporti che non siano carta e colori che non siano pennarelli. Sorvolo sulla questione tariffaria e sulla generalizzata svalutazione economica che si fa delle attività rivolte ai bambini. Per i materiali,
fondamentali nell’arte, molto spesso invece è più una questione di impostazione del lavoro: a parità di costi, si possano scegliere materiali diversi. Una stessa opera con due tipi di materiali ha resa formale e impatto emotivo sostanzialmente differenti! E’ importante far sperimentare materiali preziosi (es: foglia d’oro, rame, inchiostri…) o strumenti insoliti (es: spatole, punteruoli, ), tuttavia, è possibile attivare delle riflessioni formali e delle suggestioni artistiche anche utilizzando materiali economici e di uso comune (Es: giornali, cere, pennelli, plastiche…). E’ il quando guardare, il come manipolare, il dove
porre l’attenzione che trasforma un tempo trascorso con i bambini in un’esperienza sull’arte. La carenza di fondi (o presunta tale) non giustifica la bassa qualità dell’offerta didattica sull’arte per bambini.

PERO’! NON PENSAVO FOSSE COSì INTERESSANTE!
Già! Molte persone, anche in amministrazioni e istituzioni culturali, non avendo ben chiaro cosa si fa con la Didattica dell’Arte, quando si trova a contatto si meraviglia! Mi viene detto ogni volta che concludo un ciclo di incontri di Conversazioni sull’Arte. Oppure quando, in sintesi dopo un laboratorio, racconto ai genitori il presupposto e il percorso che ha portato al lavoro finale dei propri figli. Questa affermazione mi gratifica da un lato e mi rende perplessa dall’altro. Ancora non si percepisce la reale misura dell’importanza e del potenziale della didattica nel campo dell’arte.

Leontina Sorrentino

 

Decaloghi della didattica. A cura di Leontina Sorrentino.

Decaloghi della didattica #1
Un laboratorio d’arte per bambini è sempre una bella esperienza? Quali sono gli errori più comuni che si commettono? Come influiscono sui bambini?

Quando si svolgono attività con i bambini occorre avere ben chiari gli obiettivi: ci stiamo occupando di loro (proponendo progetti adeguati e stimolanti) o stiamo lavorando per noi (preoccupandoci di far vedere quanto siamo bravi)? La differenza è abissale: si vede, si sente, si tocca. Ecco, secondo me, l’elenco delle azioni meno lodevoli, eppure diffuse, che limitano la relazione educativa.

Decalogo della cattiva prassi:
1- MORTIFICARE LA CREATIVITA’ dei bambini e delle bambine. Ovvero imporre la nostra visione (adulta e parziale) perché crediamo che sia la più corretta. Esperienza non è espressione!
2- UNIFORMARE I METODI, ovvero utilizzare sempre lo stesso modo di mediazione; fossilizzarsi su alcune tecniche per comodità, potenziare solo alcune attività a discapito di altre. Omologazione non è pluralità.
3- IGNORARE LE SOLLECITAZIONI spontanee che i bambini regalano durante un laboratorio. Con la convinzione che sia più opportuno terminare un lavoro che non soddisfare improvvise curiosità. Eludere risposte non elimina domande.
4- RELEGARE LA MANUALITA’ a puro passatempo. Ovvero non riconoscere alle attività pratiche significati e valenze che vanno ben al di là del farli ‘pasticciare’. Le mani sono veicolo di conoscenza!
5- ALZARE LA VOCE PER FARSI ASCOLTARE. Ovvero incentrare il rapporto su una direttrice verticale up- down. Ascoltare perché devo e non perché voglio. La fiducia che creiamo con i bambini è frutto di conquista, non di diritto! L’attenzione non va imposta!
6- SOTTOSTIMARE L’INTELLIGENZA dei bambini. Ovvero dichiarare a parole grandi valori pedagogici, ma di fatto comportarsi senza preoccuparsi di farla emergere. L’autostima come cura di sé!
7- GIUDICARE GLI ERRORI. Ovvero emettere valutazioni negative qualunque sbaglio, senza soffermarsi sul processo che lo ha prodotto, rafforzando l’idea che ‘meno errori fai più sei bravo’! Sbagliando si impara!
8- ASSECONDARE LE PAURE. Ovvero sostituirsi al bambino in qualunque fase critica incontri (sia pratica che cognitiva) incidendo sull’insicurezza, che cresce, nel non saper fare qualcosa. Spronare all’autonomia!
9- METTERE FRETTA. Ovvero proporre un lavoro inadeguato al tempo stabilito e poi riversare sui bambini la responsabilità di non concludere. Anche l’incompiuto ha valore!
10- MOSTRARE SOLO UN LATO DELLE COSE. La parzialità è importante per soffermarsi sui dettagli, ma la visione d’insieme ci chiarisce percorso e idee. Le letture a più livelli stimolano il pensiero!
Tutte facce di uno stesso approccio
Se penso a questo decalogo penso a 10 cose concatenate tra loro. Come radici intrecciate di un albero. A ragionare a fondo vedremo che questi enunciati non viaggiano mai da soli.
Mortifica la creatività chi sottostima l’intelligenza uniformando i metodi…
Alza la voce chi mette fretta e giudica gli errori fomentando paure… Deride la manualità che ha una visione parziale e non raccoglie gli spunti che emergono dagli interventi dei bambini…così andando possono essere fatti infiniti diversi abbinamenti.
Sono tutti indizi di un dichiarato atteggiamento negativo, con orientamento limitante e spesso controproducente.
Mutare l’approccio, proporre uno stesso concetto sotto una luce positiva piuttosto che evidenziare solo gli aspetti normativi, porta a cambiamenti di resa notevoli. Come note di uno spartito, a secondo dell’ordine e degli accordi viene fuori una musica diversa.