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Leonardo, pittore e paesaggista. A cura di Luigi Chiesa.

Leonardo fu un disegnatore instancabile.
I dipinti che completò,mai soddisfatto del proprio lavoro, non furono però molti.
Invece, disegni, schizzi, bozzetti sono giunti fino a noi in numero consistente. La qualità del lavoro a matita è ineccepibile. Egli fu in grado di riprodurre fedelmente e felicemente ogni particolare della realtà.
Le figure di Leonardo sono dotate di una vivacità e di una vitalità senza precedenti. Egli voleva riprodurre la natura nel modo più scientifico possibile, ma la sua ineguagliabile tecnica pittorica conferisce ai suoi soggetti una sorprendente bellezza.
La pittura, per Leonardo, fa sentire la presenza di un’anima, fa percepire la vita e la forza della natura.
Le sue sono opere straordinarie anche perchè egli aveva ideato un nuovo modo di dipingere che trasmetteva alle sue figure “moto e fiato”.

Gli studiosi sono concordi nel sostenere che se “il paesaggio” non fu invenzione di Leonardo da Vinci, certamente nessun pittore, prima di lui e dopo di lui, ebbe la capacità di trasfigurare le atmosfere della natura nella realtà pittorica in un modo paragonabile.
Il paesaggio, nei dipinti del Maestro, è così ben “inserito nel quadro” da risultare un soggetto, al pari delle persone raffigurate. Egli rappresenta paesaggi di cui ha studiato le origini geologiche e le trasformazioni di colori legate
ai cambiamenti atmosferici ed alla “pesantezza” dell’aria.
Per quanto riguarda la collocazione di piante ed arbusti, come qualunque piccolo elemento vegetale, sono collocati nel giusto habitat naturale.
Per questo i suoi paesaggi risultano ai nostri occhi così “veri”e altrettanto “vivi”. Egli ha “vissuto” il paesaggio in modo scientifico ed in modo esperienziale. Si è fatto paesaggio egli stesso, poi ha dipinto.
Inoltre, Leonardo sosteneva che anche nei corpi inanimati ( le rocce, le montagne, l’acqua, gli alberi, l’aria) c’è una virtù spirituale, una potenza invisibile che li rende simili a quelli viventi. Ed è, forse, per questa sua convinzione che le “sue rocce” ci trasmettono una sensazione di vitale “possanza”.
Si può dire che Leonardo pensò da scienziato ed operò da artista.

Un altro elemento di novità è l’uso che egli fa dello “sfumato”; un espediente tecnico consistente in delicati passaggi successivi di colore, steso con maestria impareggiabile, che conferiscono all’immagine una profondità ed una luminosità totalmente nuove.

leonardo annunciazioneANNUNCIAZIONE
(1470 – 1475) 98 x 217 cm. – olio e tempera su tavola – Galleria degli Uffizi – Firenze

Il dipinto fu commissionato dal convento di San Bartolomeo di Monteoliveto. E’ opera di Leonardo e della bottega del Verrocchio. Presenta diversi livelli di qualità con dettagli talvolta differenti. Alcune architetture sono riconducibili alla mano dell’artista, invece i particolari del porto con i profili delle navi sono stati eseguiti certamente da lui. Molti hanno notato il difetto anatomico della vergine: il suo braccio destro è in una posizione anatomicamente difettosa in quanto per raggiungere l’angolo del libro sul leggio è stato allungato e piegato in modo non naturale.

Al centro del dipinto, nel paesaggio, è utilizzata la tecnica di velatura per simulare la profondità. Questa tecnica è caratteristica di Leonardo. Leonardo lavorò a quest’opera prima di partire per Milano nel 1482.
La “sua mano” è certamente riconoscibile nell’attenzione minuziosa con cui sono resi i panneggi delle due figure. Ma soprattutto il suo intervento si distingue nella concezione d’insieme della scena e nella gestualità trattenuta dei due personaggi. Le teste reclinate in avanti l’una verso l’altra stabiliscono il dialogo silenzioso tra l’Arcangelo
e la Vergine.

leonardo ginevraRITRATTO DI GINEVRA BENCI

(1474 – 1476) 38,8 x 36,7 cm. – tempera ed olio su tavola – fronte e retro – National Gallery of Art, Washington

C’è la possibilità che la tavola sia stata tagliata, subendo l’asportazione della parte inferiore del busto; è stato dipinto in occasione delle nozze di Ginevra con Luigi di Bernardo di Lapo Piccolini. La donna è ripresa con tutto il suo chiarore diafano, contro un ginepro fortemente in controluce. Leonardo ha usato le dita per sfumare il colore del volto, lasciando così sulla tavola le sue impronte digitali. Anche il retro della tavola è dipinto.

Lo stendardo recita: “VIRTUTEM FORMA DECORAT” “ LA BELLEZZA ORNA LA VIRTU’ “

E’ il primo ritratto eseguito da Leonardo, il dipinto potrebbe risalire al 1474 oppure agli anni Immediatamente successivi. La consistenza diafana dell’immagine ritratta è sottolineata anche dal particolare quasi impercettibile del velo trasparente chiuso alla base del collo. In accordo con la sensibilità atmosferica che viene maturando, Leonardo introduce nella rappresentazione la sottile vibrazione delle superfici: dalle morbide volute dei riccioli che incorniciano il volto, fino agli alberi in lontananza che si riflettono nello specchio d’acqua.

leonardo vergineVERGINE DELLE ROCCE

(1483 – 1486) 189,5 x 120 cm. Olio su tavola – Museo del Louvre, Parigi. Fu commissionato il 25 aprile 1483 dai fratelli de Predis.

Di questo quadro esistono due versioni, la seconda delle quali è conservata a Londra. Negli squarci di paesaggi, carichi di sottili e misteriose risonanze, che si può facilmente avvertire la suggestione della pittura leonardesca: nel magico sfondo roccioso si avverte la stessa inquietante vita spirituale che definisce il volto sensibilissimo della Vergine. Leonardo concepisce una scena ricca di complesse implicazioni simboliche, a cominciare dall’ambientazione in un paesaggio roccioso, attraversato da corsi d’acqua che si perdono nella distanza.
In questo scenario, creato dalle stratificazioni geologiche in cui le figure sono immerse,circondate da una vegetazione rigogliosa, la cavità oscura della grotta si schiude a suggerire l’idea del mistero della natura e dell’origine della vita.

leonardo madonnaMADONNA DEL GAROFANO

(1470 – 1473) 62 x 47,5 cm. – olio su tavola – Alte Pinakothek, Monaco di Baviera

L’attribuzione a Leonardo di questa tavola conservata a Monaco è relativamente recente. Si basa su considerazioni tecniche e valuta le affinità esistenti con altre opere dell’autore dello stesso periodo, come l’Annunciazione. La Madonna presenta analogie nella testa e nel trattamento del ricco panneggio. Comunque storicamente è stata impostata dallo stesso Verrocchio, e poi forse affidata ai giovani allievi, tra i quali probabilmente c’era anche Leonardo. La raffinatezza dei dettagli contraddistingue l’intera composizione, a partire dai ricercati accostamenti cromatici delle vesti, passando per i riflessi della spilla incorniciata di perle ed il gesto elegante della mano che porge il garofano rosso intenso.
La figura della Madonna si iscrive fra le due finestre, oltre le quali la vista spazia su un vasto paesaggio.

leonardo cenacoloIL CENACOLO

(1494 – 1498) 460 x 880 cm – dipinto murale con tempera ed olio – Santa Maria delle Grazie, Milano

L’ultima cena (detta anche Il Cenacolo) è un dipinto a tempera e olio su due strati di  preparazione gessosa, stesi su intonaco. Il Cenacolo è il più grande tra i dipinti di Leonardo ed il suo unico affresco sopravvissuto. Viene rappresentata l’istituzione dell’ Eucaristia nel momento in cui Cristo pronuncia la frase: “Uno di voi mi tradirà”. Già pochi anni dopo che fu terminato, questo dipinto cominciò a deperire rapidamente a causa della tecnica inconsueta e delle infiltrazioni di umidità nella parete. Nella speranza di salvare la preziosa opera, i restauri si succedettero nel corso dei secoli. L’ultimo iniziò nel 1977 ed è durato 20 anni. Ora , gruppi di 25 persone ogni 15 minuti possono visitare il nuovo “Cenacolo “ di Leonardo. Alle persone raffigurate manca la parola!
Questo dipinto è la dimostrazione della capacità di Leonardo di conferire alle figure la capacità di esprimere, attraverso gli atteggiamenti,con le posizioni delle mani e le espressioni del volto, vale a dire “co’ le membra” il contenuto del loro pensiero, ovvero “il concetto della mente loro”.

leonardo sant'annaSANT’ANNA, LA VERGINE E IL BAMBINO CON L’AGNELLO

(1508 – 1510) 168 x 130 cm. – olio su tavola – Museo del Louvre (Parigi)

Fu commissionato a Leonardo all’inizio del 1500 per l’altar maggiore della SS. Annunziata a Firenze. Nel 1501 il cartone del dipinto fu esposto al pubblico suscitando un vero entusiasmo. Soltanto nel 1510 e con la collaborazione degli allievi, Leonardo tradusse in pittura il cartone, ma il dipinto non fu mai spedito a Firenze, e fu portato da Leonardo in Francia. Questo dipinto rappresenta la soluzione a cui Leonardo giunge dopo un lungo processo di elaborazione grafica.
L’interazione degli sguardi e dei gesti circola fra le figure e sembra propagarsi come un’eco partendo da sant’Anna, che abbassa gli occhi verso la Madonna, la quale si sporge per portare a sé il Bambino, che volgendosi indietro, ricambia lo sguardo della madre, mentre ne replica il gesto delle braccia stringendo nelle mani le orecchie dell’agnellino. Sul volto dei tre personaggi il sorriso appena accennato, accompagna lo scambio intenso degli sguardi.

leonardo giocondaLA GIOCONDA

(1503 -1514) 77 x 53 cm – olio su legno di pioppo – Museo del Louvre (Parigi)

Questo dipinto è uno dei più celebri al mondo, è identificato ormai tradizionalmente col ritratto di Monna Lisa del Giocondo e iniziato a Firenze intorno al 1503. Leonardo tuttavia non consegnò mai l’opera al committente e la portò con sé in Francia, considerandola tra le cose più care. L’opera è l’esito finale di una elaborazione iniziata nei primi anni del 500 e protrattasi fino all’ultimo periodo della vita del maestro: fu un processo di progressivo completamento. Il dipinto diventa un’immagine cumulativa in cui si stratificano i significati e le conoscenze,
in analogia con la tecnica utilizzata da Leonardo che consiste nella sovrapposizione di strati sottilissimi di vernice sulla superficie pittorica. Il risultato ottenuto, per trasparenze e sfumature indefinibili, rispecchia chiaramente i lunghi tempi d’esecuzione congeniali a Leonardo e rivela la sua inclinazione più che al “non finito”, al “mai finito”.

leonardo ermellinoDAMA CON L’ERMELLINO (RITRATTO DI CECILIA GALLERANI)

(1488 – 1490) 54,8 x 40,3 cm – olio su tavola – Czartoryski Muzeum, Cracovia

Commissionata a Leonardo da Ludovico il Moro, il dipinto ritrae Cecilia Gallerani una dama di corte che si distingueva per le sue doti intellettuali, coltivava la musica, la filosofia e la letteratura. Qui appare nell’atto di voltarsi verso destra per attraversare con lo sguardo lo spazio del quadro, accennando forse un saluto con gli occhi che si illuminano e le labbra che si increspano impercettibilmente. Sorprendente è la capacità di Leonardo di cogliere la spontaneità dell’atteggiamento e la mobilità dell’espressione. L’ermellino, con il candore del suo manto, allude alla nobiltà d’animo del personaggio femminile ritratto: Leonardo aveva compilato un elenco di animali ed a ognuno associava una o più caratteristiche morali. L’ermellino rimandava alla moderazione, alla gentilezza, alla nobiltà d’animo.

 

 

L’Annunciazione