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Le malattie esantematiche

Cosa sono?
Le malattie esantematiche sono malattie infettive. Si manifestano con la comparsa di un esantema, cioè un’eruzione cutanea che è variabile: puntiformi o papulose che si presentano prima in sedi specifiche e poi si diffondono su tutto il corpo. La malattia è infettiva e spesso smette di essrelo proprio con la comparda comparsa dell’eruzione cutanea.

Quali sono?

  • il morbillo

  • la parotite

  • la pertosse

  • la rosolia

  • la scarlattina

  • la quarta malattia (Scarlattina abortiva)

  • la quinta malattia (Megaloeritema)

  • la sesta malattia (Esantema critico

  • la Malattia mano-piede-bocca

  • la Mononucleosi infettiva

LA PRIMA VOLTA CHE VIDI DJENEBOU

La prima volta che vidi Djenebou…in realtà non la vidi…
Io ed Alessandra, l’altra volontaria di UnAltroMondo, eravamo troppo concentrate a parlare con Abdoulaye(il nostro volontario maliano che si occupa del sostegno a distanza), a cercare di camminare sulle strade sconnesse e ripide di Bamako, ad entrare ed uscire dalle case dei nostri bambini sostenuti a distanza, per accorgerci della nonna della bambina.
La nonna di Djenebou, che ci aveva visto visitare le famiglie per portare i regali e le lettere dei sostenitori, ebbe un’intuizione ed attirò l’attenzione di Abdoulaye. Gli chiese di portare le “tubabu” (le due bianche) a vedere la nipotina, Djenebou, che era seduta su una panca fuori dalla sua casa.
Una bella bimba, come tutte le bambine e i bambini maliani, ma quando la nonna le chiese di alzarsi e di camminare, capimmo che LEI era speciale. Aveva le gambe talmente storte che formavano un angolo innaturale, permettendole a malapena di camminare.
Nonostante ciò, coraggiosamente, Djenebou camminò.
Allora io mi voltai dall’altra parte, perchè mi vergognavo di mostrare che avevo le lacrime agli occhi, ma soprattutto mi vergognavo che potesse esserci al mondo una tale ingiustizia, e che doveva esserci un modo per aiutare Djenebou e migliorare la sua vita.
Ci chiesero di scattarle una foto per mostrarla ad un medico in Italia, affinchè capisse quale fosse la sua malattia e potessimo trovare un modo per curarla.
Così Alessandra scattò quella foto e la storia di Djenbou cominciò, e si intrecciò con la nostra e con quella di UnAltroMondo.

Leggi tutta la storia di Djenebou

Questa e altre storie sono state raccontate domenica 19 ottobre alla festa annuale del Sostegno a distanza di UnAltroMondo, aiutiamo www.unaltromondo.it

LE SOSTANZE PERICOLOSE DALL’ABBIGLIAMENTO

LONDRA, 10.02.14 – La catena di negozi di abbigliamento britannica Primark si è unita ai grandi marchi della moda già impegnatisi con Greenpeace a eliminare le sostanze chimiche pericolose dalla propria filiera.

Dopo Burberry, Primark è la seconda grande azienda di abbigliamento a sottoscrivere l’impegno Detox nelle ultime due settimane. In tutto sono al momento venti le aziende impegnatesi finora. L’adesione arriva dopo la pubblicazione del rapporto di Greenpeace Asia “Piccoli mostri nell’armadio”, che ha rivelato la presenza di sostanze chimiche pericolose in vestiti e calzature per bambini in 12 grandi marchi.

“L’azienda dimostra così l’intenzione di seguire la nuova tendenza della moda di produrre capi di abbigliamento privi di sostanze chimiche pericolose. Dalle catene alle case di Alta moda come Burberry, i grandi marchi stanno aiutando a mettere la parola fine a quest’incubo tossico. Ora anche quelli che tardano a sottoscrivere l’impegno Detox, come Adidas e Disney, devono agire per eliminare questi pericolosi piccoli mostri una volta per tutte”, afferma Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace Italia.

Primark ha accettato di eliminare le sostanze chimiche pericolose in tutti i suoi prodotti entro il 2020. Primak assicurerà inoltre la trasparenza della filiera richiedendo ai propri fornitori di pubblicare i dati sugli scarichi delle sostanze chimiche pericolose.
Questo darà alle popolazioni locali che vivono nei pressi delle fabbriche – ad esempio in Cina – il diritto di sapere cosa viene rilasciato nell’ambiente.

“L’impegno di Primark è una grande notizia non solo per clienti e lavoratori, ma anche per le comunità locali colpite dall’inquinamento dell’acqua. Il marchio deve ora dimostrare di saper trasformare queste promesse in azioni concrete, in modo che i bambini di tutto il mondo possano crescere in un futuro libero da sostanze tossiche” prosegue Campione.

Chiedendo la trasparenza delle filiere, Greenpeace pretende da Primark anche soluzioni credibili per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti.
Con l’impegno Detox Greenpeace chiede ai grandi marchi di produrre una moda libera da sostanze chimiche pericolose e crede che la salvaguardia ambientale debba andare di pari passo con buone condizioni di lavoro.

Leggi il rapporto “Piccoli mostri nell’armadio”:
www.greenpeace.org/…/Piccoli_mostri_nellarmadio_GREENPEACE.pdf

Leggi l’impegno di Primark:
www.primark-ethicaltrading.co.uk/documents/greanpeace-commitment/primarks-detox-solution.pdf