Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, 36.843 ettari tra Romagna e Toscana, tra le province di Forlì, Arezzo e Firenze, ospita alcune delle foreste più antiche d’Europa.


Fin da tempi antichi questo territorio è stato attraversato e abitato. Dai rinvenimenti presso il “Lago degli idoli” sono state documentate presenze etrusche mentre in epoca medievale fu una via percorsa dai pellegrini, soprattutto tedeschi, che si dirigevano a Roma.
Dal 1012, anno in cui il benedettino san Romualdo fondò Camaldoli, i monaci sono stati custodi e gestori di questo sterminato patrimonio naturale; la cura del bosco assunse un’importanza così rilevante per i monaci da essere riconosciuta come parte della serie di pratiche obbligatorie raccolte nelle “Costitutiones Camaldolenses”.
Nell’area protetta c’è il Santuario della Verna. Costruito sulla montagna che San Francesco ricevette in dono nel 1213.
Da queste terre nasce il fiume Arno e dai suoi alberi si sono ricavati i legnami per le impalcature del Duomo di Firenze, per costruire le navi della flotta della Repubblica marinara pisana.


Nelle Foreste Casentinesi ci sono diversi tipi di boschi, alcuni hanno conosciuto la mano dell’uomo, altri molto più naturali, come la riserva naturale integrale di Sasso Fratino, una foresta selvaggia con una natura praticamente incontaminata. La sua posizione, le difficili vie d’accesso e la ricchezza d’acqua ha permesso al bosco di godere di un’eccezionale ricchezza. Questo bosco è la prima riserva naturale integrale in Italia mentre la foresta di Camaldoli, sul versante opposto, rappresenta un esempio di bosco “puro”.

Nei boschi troviamo alberi come faggi, aceri, frassini, olmi, tigli, ornielli e i rari tassi, aceri montani e agrifogli, ma anche querce, castagneti e pini neri. Tra animali che possiamo incontrare ci sono grandi mammiferi, in particolare gli ungulati, come cervi, daini, caprioli, cinghiali e mufloni ma anche i lupi e varie specie di uccelli come il rampichino alpestre, il ciuffolotto e il merlo dal collare, l’occhiocotto, la sterpazzolina e lo zigolo nero.

Grazie agli alberi di alto fusto nidificano nella foresta l’allocco, la cincia mora, la cincia bigia e la cinciarella, il picchio muratore,il picchio rosso minore, il picchio rosso maggiore e il picchio verde mentre gli ambienti aperti e ampi ospitano uccelli come il calandro, il culbianco, il codirossone, l’averla piccola e la tottavilla. Tra i rapaci, oltre al falco pecchiaiolo e lodolaio, sono presenti specie silvane come lo sparviero e l’astore. Sulle rupi del versante romagnolo nidificano l’aquila reale, il gufo reale e il falco pellegrino.
Nel Parco trovano casa anche gli anfibi, tra cui alcuni rari come la salamandrina dagli occhiali, il tritone alpestre, la salamandra pezzata e il piccolo geotritone italiano. Tra i rettili presenti è da notare la vipera, ma anche il colubro d’Esculapio, l’elegante e velocissimo biacco, il colubro liscio, il colubro di Riccioli e la biscia tassellata.
La flora è costituita soprattutto dalle specie erbacee. Tra le specie notiamo l’anemone a fiori di narciso (Anemone narcissiflora), la sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia), il mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea) tutte legate alle alte montagne. La viola di Eugenia (Viola eugeniae), simbolo della flora italiana e caratteristica dei massicci appenninici dell’Italia centrale. A queste aggiungiamo altre specie di grande interesse naturalistico: la sassifraga alpina (Saxifraga paniculata), il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) e la sassifraga solcata (Saxifraga moschata). Spettacolare è la fioritura primaverile (aprile-maggio) di cardamini, bucaneve, scilla e coridali, che fioriscono ai piedi delle faggete.