Non voglio fare le nanne!

Non voglio fare le nanne! Come vivono i bambini l’addormentamento e il sonno.

“E’ sera. Mamma e papà, che ancora stanno terminando di sistemare la nuova libreria in sala, mi dicono che è ora di fare le nanne e, allora, andiamo tutti insieme a lavarci i denti. Purtroppo devo lasciare sul tavolo un puzzle degli animali che stavo completando, ma lo finirò domani. Uffa! Non è che abbia proprio voglia di andare a dormire, vorrei finire il mio gioco e poi iniziarne un altro, ma domani devo andare alla scuola materna e sono un po’ stanchino.

Mentre mamma impila qualche scatolone del trasloco, che abbiamo fatto ieri, vado verso il bagno e prendo il mio spazzolino verde e spazzolo forte i denti, come mi ha insegnato papà. La mamma nel frattempo arriva e mi porge il mio pigiamino preferito, che mi fa sentire come spiderman, perché è proprio uguale a quello del supereroe. Lui, infatti, ogni notte mi protegge dai mostri cattivi che si intrufolano nei miei sogni e che mi fanno avere tanta paura. Spiderman mi dà la forza per sconfiggerli e cacciarli via.

La mamma mi accompagna nella mia nuova cameretta: si sente ancora l’odore di pittura ed è tutta azzurra, come la volevo, anche se alcuni giochi sono ancora negli scatoloni! Il desiderio di restare sveglio tutta la notte per aprire gli scatoloni e ritrovare i miei giochi è forte e mi accompagna, mentre entro malvolentieri nel letto. Lì però trovo il mio orsetto preferito, compagno di tutte le mie avventure, sempre al mio fianco sia nei momenti di pianto sia in quelli di gioia, e, anche se ora è un po’ consumato, forse perché è invecchiato, resta sempre per me il mio pupazzino di fiducia, che mi consola quando mamma e papà non sono lì con me.

Il papà, sentendomi lamentare, mi rimbocca le coperte e mi dice con affetto “Dai, dormi bene! Buonanotte, piccolo!”, dandomi un bacio sulla fronte. Poi la mamma ed io, prima di salutarci, dedichiamo gli ultimi minuti insieme alla lettura di una favola. Quando la mamma mi legge le storie di personaggi, come principi che salvano le fate, streghe cattive che fanno sortilegi, folletti simpatici e strani del bosco, fatine buone, orchi malefici e valorosi guerrieri, ascolto la sua voce soave che mi tranquillizza e mi calma, aiutandomi pian piano a rilassarmi e ad entrare nel mondo dei sogni…

Sembra tutto quieto, ma all’improvviso mi accorgo che mamma e papà non ci sono più! Diventa tutto scuro e compare un ragno che diventa sempre più grande. E’ enorme e spaventoso, con i suoi artigli giganti! E’ lui che ha portato via i miei genitori in un’altra casa, lasciandomi qui da solo! Che ne sarà di me? Mi mangerà?… Mi sveglio con il cuore in gola. Era solo un brutto sogno. Ora sono nel lettino con il mio orsetto e va tutto bene..mi posso riaddormentare senza chiamare mamma e papà.”

L’addormentamento è una fase di passaggio tra la veglia e il sonno, per cui ci si lascia andare e abbandonare ad un tempo e uno spazio, sui quali non si ha molto controllo, in cui si lasciano per qualche ora le persone e i luoghi conosciuti, per entrare in un mondo ignoto, nel quale, attraverso i sogni possono verificarsi eventi strani e diversi da quelli della realtà. E questo vale sia per i bambini che per gli adulti. Tuttavia per i bambini, specialmente i più piccoli, il sonno può rappresentare un porto insicuro, un mondo popolato da incubi, per cui è preferibile restare svegli, tormentando la quiete notturna dei genitori. Pertanto è importante che mamma e papà garantiscano, specialmente nelle ore serali, tranquillità e serenità in casa, per aiutare i propri figli a lasciarsi andare al sonno con più facilità.

Nel racconto che vi ho riportato emerge come questo bambino, per quanto abbia due genitori affettuosi e attenti, che gli hanno trasmesso uno schema di abitudini che precedono le nanne, come lavarsi i denti, mettersi il pigiama, ricevere il bacio della buonanotte e leggere una storia, abbia trovato una modalità specifica per sconfiggere i fantasmi della notte e le cose che lo preoccupano di più: gli incubi. In particolare in questo sogno spaventoso il bambino rievoca la paura di rimanere solo, legata a una probabile situazione stressante che sta vivendo in famiglia a causa del trasloco.

Infatti eventi nuovi, come il cambio di una casa, la nascita di un fratellino, o i passaggi evolutivi importanti, come lo svezzamento, l’ingresso al nido o a scuola, possono avere un impatto significativo anche sul sonno, e nei casi peggiori creare anche una serie di disturbi. Tra questi ricordiamo: le irregolarità del ritmo sonno-veglia, difficoltà nell’addormentamento, incubi costanti, “pavor nocturnus”, paralisi del sonno e sonnambulismo.
Le cause possono essere molto varie: come ad esempio, quelle organiche (difficoltà respiratorie), quelle situazionali (non avere specifici orari, ritmi e regole, che possano garantire la routine dell’accompagnamento sicuro al sonno) e quelle emotive (in compresenza con situazioni stressanti, conflitti familiari o angosce profonde, anche a livello transgenerazionale).

Considerato il fatto che il sonno è un fenomeno fisiologico essenziale per l’organismo, perché permette di “ricaricarsi”, nutrendo le aree cognitive, come la memorizzazione, attenzione e l’apprendimento, e migliorando le difese immunitarie e l’umore, in assenza o in carenza di esso le diverse aree della nostra vita ne risentiranno. Quindi è importantissimo che sia i genitori sia il bambino riescano a dormire per un totale di ore necessario per far fronte ad ogni giornata e che, in presenza di disturbi del sonno, si prendano accorgimenti in breve tempo per garantire un’adeguata qualità della vita.

Quando il proprio figlio presenta un prolungato problema di insonnia o altri disordini del sonno, risulta indispensabile prendere in considerazione l’intervento di uno specialista, come uno psicologo dell’età evolutiva o un neuropsichiatra infantile, che aiuti i genitori a comprendere e affrontare la problematica nella sua complessità e specificità.
Tuttavia, sebbene non esistano delle ricette preconfezionate per far dormire i propri bimbi, credo che sia importante tenere bene a mente questi passaggi, ma anche il fatto che ad esempio è utile fornire l’“oggetto transizionale”, scelto dal bambino durante la fase dell’addormentamento, come l’orsetto del bambino del racconto. Per “oggetto transizionale”, si intende un gioco, un pupazzino o una copertina che il bambino tiene vicino a sé per consolarsi in assenza delle figure genitoriali e che li rappresenta.
Inoltre, dato che non tutti i bambini sono uguali, c’è chi ha più bisogno e chi ne ha meno di essere rassicurato dalle proprie paure e, di conseguenza, anche i tempi dell’addormentamento possono essere molto variabili. Sicuramente l’ansia eccessiva di alcuni genitori proprio nei confronti del sonno del bambino, viene da lui percepita e interiorizzata, e quindi lo angoscia ancora di più e non lo aiuta!
Infine un altro suggerimento può essere quello di leggere al bambino delle favole che, oltre a favorire l’addormentamento, favoriscono le capacità linguistiche del bambino, sviluppano la memoria uditiva e nutrono l’immaginazione e la fantasia.

Quindi, cari genitori, non preoccupiamoci troppo se nostro figlio la notte si sveglia o fa degli incubi, in quanto questi sono il segnale che il processo di maturazione mentale e di immaginazione creativa sta crescendo, permettendo al bambino di crearsi naturalmente un mondo fantastico, che dia un senso profondo alla sua esistenza. Se, invece, il bambino fatica ad addormentarsi, specialmente se è molto piccolo, spesso è a causa dell’ansia da separazione dai propri genitori, cioè dalla paura di perderli quando ci si addormenta. Perciò è bene far addormentare il piccolo nello stesso posto in cui si sveglierà, per evitare possibili disorientamenti. La buona notizia è che i problemi del sonno nel bambino con l’età tendono a sparire spontaneamente, ma in ogni caso, se dovessero ripresentarsi o faticare a risolversi, esistono figure sanitarie specializzate che potranno esservi eventualmente d’aiuto, a partire dal pediatra o dallo psicologo infantile.

Un articolo della dott.ssa Giulia Spina, psicologa dell’età evolutiva di Brescia.