Lo sviluppo emotivo dalla gravidanza all’infanzia: scopriamolo attraverso gli occhi dei bambini.

“Vita intrauterina. Il marasma più completo. Tutto è fuso insieme e c’è la sensazione di essere piacevolmente immersi in una bolla piena di acqua calda. Tutto è tranquillo e ha lo stesso profumo… All’improvviso le acque si agitano, si sente anche da dentro questa irrequietezza, tutto si muove e si confonde. Dei rumori forti arrivano, da non si sa dove e alimentano questa sensazione di agitazione. Poi torna tutto tranquillo e piacevole… Che bello stare qui!


La nascita. Il Big Bang, una luce abbagliante mi colpisce. Tutto arriva diretto. Suoni, immagini, stimoli. Non ovattati, come prima. Dove sono capitata?! Dov’è finita quell’acqua termale, in cui dormivo pacificamente? Aiuto! Malessere… malessere finchè non sento di nuovo quella voce dolce e acuta… quel profumo, quella morbidezza e quel calore, che mi tranquillizzano e mi fanno ritrovare la pace di un tempo… lontano.


Passano i mesi. Ormai il suo viso è diventato familiare. Quando lo vedo provo piacere e il suo sguardo mi fa sorridere. E’ la mia mamma. Anche se siamo una cosa sola. Infatti quando è preoccupata per qualcosa, anche io mi sento agitata perché mi accorgo che non mi guarda più. Quando non è a suo agio, sento rumori troppo forti, confusione, voci che non mi piacciono. Mi sento sparire! Mamma, guardami! Finalmente il suo sorriso torna a rispecchiarsi nei miei occhi e la sua voce, calma e giocosa, mi fa sentire tranquilla.

Entrambe siamo quiete. All’improvviso compare qualcosa di morbido e colorato, che mi fa spostare l’attenzione da lei. Sembra interessante! Sono curiosa e, per confermare questa ipotesi, lo avvicino alla bocca con le manine. Lo assaggio. Buono! Cerco di addentarlo, ma mi sfugge dalla bocca. La saliva non aiuta! Lo assaggio ancora, ma non ha quel sapore dolce e caldo che pensavo… non sa di niente! Che fastidio! Basta, lo allontano, e cerco quello che, invece, mi piace tanto! Dov’è?? … Mamma, ho fame! Non vedi che mi dimeno e piango? Di nuovo a contatto con lei. Coccole… Mi sento cullare, mi arrivano carezze sulla schiena, il suono piacevole della sua voce arriva alle mie orecchie.. ma è quel suono ripetuto, un po’ noioso, che sento quando è ora di dormire! Ma, mamma, io non ho sonno! Ho fame! Non senti il mio lamento? Finalmente sono di nuovo a contatto con quella morbidezza, quel profumo di mamma… La mia bocca si avvicina a quella fonte di piacere. Traguardo, mamma! Ora siamo di nuovo un tutt’uno.

Un anno di vita. Mamma, in questi mesi ho imparato tante cose. Tu sei la mia preferita, ma ci sono altri volti che mi piacciono e mi fanno divertire. Alcuni, invece, non li conosco e mi fanno spaventare, ma poi so che, se piango forte, tu mi senti e mi proteggi. Anche io, adesso, riesco a muovermi di più e posso fare tantissima strada da sola. Raggiungo il mio tappetino morbido e i miei giochi, che mi piace tanto prendere in bocca perché mi ricordano il tuo sapore.

In particolare, c’è un orsetto che ha il tuo stesso profumo, è piacevole al tatto e mi tiene caldo, come te. Infatti nei momenti in cui sono triste o arrabbiata e tu non ci sei, stringo forte il mio orsetto, come quando tu abbracci me, e mi sento meglio. Se, invece, l’orsetto è lontano e non ho voglia di gattonare per andare a prendermelo, ho trovato un’altra soluzione, mamma. Il mio pollice! Non è proprio saporito, ma succhiarlo mi fa sentire meno sola.

Primi anni. Arrivano dei sentimenti nuovi, mai provati prima. Colpa. Mamma, mi spiace, ma io sono io, e non sono te, anche se mi piace tanto stare con te. Mamma, è colpa mia? Ho scoperto quanto è bello stare con il papà, giocare con lui e ridere insieme. Mi piace la sua voce e quando mi porta sulle spalle, vedo tutto dall’alto e mi sembra di volare. Che ridere! Mamma, non soffrire per questo ok? Rabbia. Da quando è nato il mio fratellino, non sento più tutte quelle attenzioni che mi venivano date prima. E poi, i miei giochi sono i miei! Non voglio che me li rubi! Invidia.

Da quando è nato il mio fratellino, papà mi ha fatto tanti regali. Mi ha portato due bambolotti con il biberon. Sono ancora piccoli, a loro piace solo il latte, ma non sanno quanto sono buone le pappe! Poi mi ha regalato il castello delle fate. Adoro le fate e anche io vorrei un mondo così! Però io ho solo questi giochi, mentre il mio fratellino ne ha molti di più! Non è giusto! Io, però, sono più grande di lui e so fare molte più cose!

Infanzia. Mamma e papà, sono passati un po’ di anni e ho imparato tantissime cose! Ora dico tante parole, so correre veloce, sono diventata bravissima a fare le ruote e ho tanti amici. Alcuni, a volte, a scuola piangono e, allora, li abbraccio e tutta la tristezza scompare! Le mie amiche preferite sono Maria, Roberta e Sara. Con loro gioco a fare le principesse, ballo e invento le canzoni! Mi piace immaginare le cose e giocare con la fantasia, pensare di volare e di finire in un mondo incantato! Da grande farò la ballerina!”

In queste righe ho voluto rappresentare la storia di una bambina dalla sua prospettiva e come la sua crescita abbia influito sullo sviluppo delle sue emozioni, con l’obiettivo di aiutare i genitori a immedesimarsi in questo profondo processo di acquisizione e vedere con gli occhi dei propri bimbi i progressi man mano raggiunti. Come si può intuire da questo racconto, i sentimenti sono già presenti nella vita intrauterina, a livello di sensazioni piacevoli o spiacevoli e percepiti attraverso una “proto-coscienza”. L’ambiente emotivo attraverso la placenta raggiunge il feto ed esercita un’influenza su di lui. A differenza di quanto si pensa, numerose ricerche hanno dimostrato che i neonati sono creature che non si limitano solo a mangiare e dormire, ma possiedono una sensibilità sofisticata. L’Infant Research e l’Infant Observation testimoniano che i neonati riconoscono l’odore e il viso della mamma e sanno fare distinzioni tra suoni e sapori diversi.

Inizialmente il legame che c’è tra il piccolo e la sua mamma è fusionale, per cui il neonato non si sente un essere distinto da lei, ma si percepisce come un’unità duale. Attraverso il rispecchiamento emotivo materno il bambino si sente amato e apprezzato. Poi, quando il piccolo raggiunge dei traguardi specifici, come camminare, fare la cacca nel vasino, parlare, scopre di avere un corpo e capisce di essere qualcosa di separato dalla sua mamma. Nasce, quindi in lui il desiderio di autoregolare la propria emotività e sentirsi autonomo nelle sue conquiste. Oltre alla mamma il bambino sperimenta anche l’amore del papà e da esso ne è attratto. Col tempo le emozioni si diversificano sempre di più, in relazione ai legami sociali che il bambino costruisce. Inizia a provare vergogna, senso di colpa, invidia e altri sentimenti sempre più complessi. L’ingresso a scuola, in particolare, dà il via a un generarsi di stati emotivi diversi e allo svilupparsi di una sensibilità sempre più affinata. I bambini, quindi, a questo punto, sono in grado di immedesimarsi e di provare empatia, che è alla base dei comportamenti pro-sociali futuri.

Un articolo della dott.ssa Giulia Spina, psicologa dell’età evolutiva.