Omeopatia

Lo scopritore di un metodo di cura detto OMEOPATIA fu Samuel Hahnemann (1755-1843).
Era un medico presso l’Università di Lipsia che abbandonò presto la professione perchè non era concorde con le metodiche terapeutiche allora in usate (ad esempio i salassi).
Da un primo esperimento con la chinina, fatto su se stesso, constatò la comparsa di sintomi tipo “febbre intermittente”, gli stessi che la sostanza era in grado di curare. Hahnemann capì di aver scoperto una nuova legge terapeutica: le sostanze assunte alle dosi abituali ponderali provocavano specifici disturbi nei soggetti sani mentre a basse dosi erano in grado di guarire.
Continuò gli esperimenti su se stesso, sui suoi familiari e sui suoi assistenti e per evitare gli effetti collaterali di sostanze dotate di poteri tossici, ridusse progressivamente dose sommministrata dei medicamenti fino ad arrivare a quantutà estremamente basse. A questo punto osservò che l’azione dei medicamenti aumentava progressivamente con il diminuire della dose se la sostanza, durante i passaggi della diluizione, veniva sottoposta contemporaneamente ad un processo che egli chiamò “Dinamizzazione”. Secondo questa tecnica ad ogni diluizione del medicamento la soluzione deve essere agitata manualmente per caricare “energeticamente” il rimedio, potenziando così la sua azione terapeutica.

Hahnemann pubblicò i risultati dei suoi studi nel 1796 e nel 1810. Così nacque l’omeopatia.

 

 

Approfondimento sull’omeopatia

L’omeopatia è sempre più ricercata e diffusa: un metodo terapeutico alternativo e complementare alle cure tradizionali, fondato sulla somministrazione di farmaci in grado di produrre i medesimi sintomi che si intendono curare.
Alla base della medicina omeopatica ci sono sostanze totalmente naturali.
L’origine può essere vegetale, minerale o animale: la sostanza va diluita e dinamizzata in acqua prima dell’applicazione terapeutica.
Grazie alla diluizione, i medicinali omeopatici prevedono l’assunzione del principio attivo in quantità estremamente inferiore rispetto ai dosaggi classici. Utilizzati spesso per le cure dei bambini, i medicinali omeopatici non prevedono effetti collaterali.

Medicinali omeopatici e cura dei più piccoli.
E’ bene ricordare che non ci si inventa medici o farmacisti: è per questo che indipendentemente dalla cura scelta, è importante sempre affidarsi ad uno specialista o al proprio medico di famiglia anche prima di una cura omeopatica. Le diverse condizioni costituzionali e sintomatologiche dei bambini possono ovviamente influire sulle modalità e tipologia di cura da affrontare.
La somministrazione dei farmaci omeopatici in granuli, diluiti in acqua, può avvenire in un normale bicchiere ma anche dal biberon per i più piccoli: è importante essere seguiti da uno specialista o un farmacista per una corretta assunzione e dosaggio quotidiano. In Italia non è possibile, secondo la normativa vigente, inserire un foglietto illustrativo.
Non sono previste differenze particolari rispetto agli adulti per l’assunzione: la posologia indicata è identica, 5 granuli o 1 dose per ogni somministrazione.

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Chi è Samuel Hahnemann?

Il buon Samuel  Hahnemann,  inventore dell’ omeopatia,   in quei tempi oscuri, stufo di veder morire la gente curata  dai colleghi a forza di clisteri, salassi, sanguisughe, purghe paurose e altri intrugli  immondi,  ebbe un’ idea che a lui sembrò  buona.
Pensò che se avesse somministrato ai pazienti, una sostanza che se data in dosi tossiche desse  al paziente gli stessi sintomi della malattia  che si voleva curare,   ma fosse  somministrata in dosi molto diluite,  le naturali difese dell’ organismo si sarebbero attivate per guarire quella malattia.

            roma dentisti omeopatia
Hahnemann provò ed ebbe in qualche modo ragione… ma perché ?
La ebbe solo perché sottraendo i poveri pazienti dell’ epoca  alle terapie assassine degli altri medici, fece in modo  che i naturali meccanismi di auto guarigione che ognuno di noi ha,  si potessero estrinsecare liberamente.
Quelle omeopatiche non si possono chiamare legalmente medicine, si debbono chiamare “rimedi”  e il perché lo spiegheremo ora descrivendo come oggi si fabbrichino questi.

  1. Si cerca una sostanza che se data in dosi tossiche dia gli stessi esatti sintomi che da  la malattia che si vorrebbe curare.

  2. Si diluisce questa sostanza con un rapporto di  99 a 1. e cioè:    Su 99 litri di pura acqua  ci deve essere un solo litro della sostanza indicata chiamata Tintura madre.

  3. Si  agita, si dinamizza il tutto ( Il termine usato dagli omeopati è succussione )

  4. Si  prende un solo litro della soluzione lo si mette in altri 99 litri di acqua e si ripete il ciclo dal punto 2 al punto 4 innumerevoli volte, anche fino a 50.

    In parole  semplici e comprensibili anche ad uno studente di III media spieghiamo praticamente cosa siano le diluizione progressive con rapporto di 1 a 99 e cosa ci possa essere nella diluizione finale:
    1° diluizione = 0,01% della tintura madre originale.
    2° diluizione = 0,0001% della tintura madre originale.
    3° diluizione = 0,000001% della tintura madre originale.
    4° diluizione = 0,00000001% della tintura madre originale.
    6° diluizione = 0,0000000001% della tintura madre originale.
    7° diluizione = 0,000000000001% della tintura madre originale.
    8° diluizione = 0,00000000000001% della tintura madre originale.
    9° diluizione = 0,0000000000000001% della tintura madre originale.
    10° diluizione = 0,000000000000000001% della tintura madre originale.
    E via così, fino alla 30° diluizione, dove gli zeri sono un numero spaventoso e impossibile da leggere.

         Alla fine dei cicli, non c’è nessuno al mondo, nemmeno se possiede  le più sofisticate attrezzature scientifiche, che possa rilevare nell’ ultima “soluzione”  anche una sola molecola della sostanza di origine ( Tintura madre) perché c’è solo acqua purissima.
Gli omeopati però affermano   -senza  darci alcuna  prova scientifica– che l’ acqua conservi la memoria della  tintura madre.

        Ma poi,  se anche alla fine delle diluizioni ci fosse anche una sola molecola,  dove andrebbe a finire  questa, se non in una sola pillolina o bottiglietta ?
Gli omeopati attribuiscono all’ acqua proprietà di memorizzazione e per  questo  motivo l’ acqua conserverebbe la memoria della tintura madre  originale con i quale è stato preparato il rimedio omeopatico….. nulla di più falso !  L’acqua non ha memoria, nessuno lo ha mai potuto dimostrare scientificamente.

Dislessia, si può rimediare

Se il bambino fatica a concentrarsi, inverte numeri e lettere, non legge bene, lo si aiuta con terapie mirate e specialisti come psicologi e logopedisti.

Non tutti i bambini in eta’ scolare riescono a leggere un testo correttamente e agevolmente e spesso i loro compiti sono zeppi di errori d’ortografia, di parole scritte in maniera molto sgrammaticata e imprecisa. Questo non sempre significa che il piccolo non si impegna ed e’ svogliato, in qualche caso dietro queste situazioni si nasconde un vero problema: la dislessia (vedi box). Il fenomeno e’ abbastanza diffuso (in Italia si calcola che circa 1.500 persone ne siano affette e che si possa contare un bambino dislessico per classe) e, anche se da essa non si puo’. completamente guarire, si puo’. correggere.

La dislessia diventa un vero e proprio problema quando i bambini frequentano le elementari e sono tenuti a fare dettati, esercizi e a cimentarsi con racconti, favole o lezioni da imparare. I bambini dislessici, pur essendo in tutto e per tutto come i loro compagni, non riescono ad imparare con la stessa rapidit. degli altri e questa situazione pu., nel tempo, provocare loro dei problemi psicologici.

UN DISTURBO NEUROLOGICO

La dislessia non è una mancanza di intelligenza ma un disturbo di carattere neurologico con componente genetica che si manifesta nei piccoli già in età prescolare. È un fenomeno per cui il bambino fatica a concentrarsi, a leggere e scrivere oppure non riesce a imparare le tabelline.

 

Metodi riabilitativi

Accorgersi del problema non e’ arduo: se si nota che il piccolo fa fatica a concentrarsi, inverte numeri e lettere e non riesce a leggere fluentemente e’ bene interpellare uno specialista (neuropsichiatra) che lo sottoporra’ a un test apposito. E’ necessario farlo poi seguire da un logopedista che interverra’. con una terapia adeguata, aiutandolo a superare le sue difficolta’; in qualche caso sara’ anche necessario l’aiuto di uno psicologo per aiutare il bambino a riconquistare fiducia in se stesso.

L’uso della calcolatrice, del PC, la creazione di origami e filastrocche e lo svolgimento di specifici esercizi interattivi sono metodi che possono rivelarsi di grandissimo aiuto nella rieducazione del bambino, aiutandolo attraverso il gioco a rimpossessarsi delle sue abilia’.. Un interessantissimo progetto che sta prendendo piede in Emilia Romagna, e che verra’ presentato anche in Parlamento, si chiama T-Slessia, e’ a cura del Consorzio Interuniversitario Cineca, e propone la riabilitazione dei bambini affetti da problemi di dislessia attraverso la tv digitale terrestre interattiva che permetterebbe di superare alcuni dei limiti legati al trattamento tradizionale.

 

Tosse? Curala con la dolcezza

E’ un fenomeno tutt’altro che raro. Ma non sempre è sintomo di un malanno vero e proprio e può durare solo qualche giorno

È una reazione naturale, un meccanismo che si innesca a causa di un aumento della pressione dell’aria nelle vie aeree, il tentativo di espellere aria in eccesso, o altro corpo estraneo che ostruisce la normale respirazione. Improvvise sudate, sbalzi di temperatura o infreddature possono provocare tosse anche insistente. Il contatto con altri bambini a scuola, poi, favorisce lo scambio di germi con conseguenti infiammazioni delle vie respiratorie che aumentano le secrezioni di muco e catarro scatenando la tosse. Ma non e’ il caso di preoccuparsi troppo di un fenomeno che puo’ risolversi con piccole attenzioni.E che, generalmente, scompare in breve tempo.

Consultare il pediatra è sempre consigliabile

Come riconoscerla La tosse e’ secca quando interessa laringe, trachea e faringe e si manifesta senza catarro. E’, invece, grassa quella tipica delle basse vie respiratorie che interessa bronchi e polmoni. La prima e’ stizzosa e fastidiosa e puo’ portare il bimbo a vomitare, impedendo il sonno. In questi casi, si consiglia l’uso di un aerosol con prodotti specifici da farsi consigliare dal pediatra. Inoltre, meglio farlo dormire semiseduto (in questo modo le secrezioni non si fermano in gola) e dargli una tazza di latte caldo (mai bollente) con abbondante miele: calma la tosse ed allevia il bruciore alla gola. Anche per la tosse grassa, che non deve creare particolare agitazione (soprattutto se non c’e’ febbre o difficolta’ respiratoria) si ricorre all’aerosol con sostanze mucolitiche che sciolgono il catarro.

ATTENZIONE AGLI ANTIBIOTICI

Vietato somministrare antibiotici senza prima consultare il pediatra. La tosse, il più delle volte, è causata da virus sui quali questi farmaci non funzionano. Al contrario, possono solo provocare effetti indesiderati. Solo lo specialista potrà decidere la terapia più indicata o se è il caso di sottoporre il piccolo ad esami più approfonditi.

Idratazione E’ importante idratare bene il piccolo: fargli bere molta acqua o succhi di frutta rende il muco piu’ fluido e facilmente eliminabile. A questo scopo, un deumidificatore favorira’ la sua respirazione. Evitate le sostanze balsamiche che possono provocare bruciori. Se non ha febbre, e’ vivace e conserva l’appetito, anche con la tosse puo’ uscire e giocare. Fate solo attenzione alle correnti d’aria.

il caos al mattino…

Spesso i genitori hanno fretta…al mattino poi il caos regna in casa. Il piccolino che ha fame, la bimba più grande deve vestirsi per andare a scuola. Magari si urla “vestiti che è tardissimo”… e inizia la giornata col batticuore.
I bambini vanno motivati ma questo non basta, bisogna che siano in grado di fare ciò che gli viene chiesto.
Il fatto di urlare perchè si è in ritardo… per il bambino non ha significato (se è piccolo) perchè non ha la nozione del tempo. Poi, per lui è meglio continuare a giocare…
Per superare tutto questo e farlo durare nel tempo (educare e non sottomettere) bisogna chiedere collaborazione anche ai più piccoli. E’ estremamente importante dargli una buona ragione per fare ciò che chiediamo, una ragione vera e da lui assimilabile. Creare un clima di collaborazione e di intesa gli farà acquisire sicurezza, disponibilità e voglia di fare.
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Riassumendo:

  • vuoi che al mattino il tuo cucciolo si vesta in fretta (e sia felice di farlo)? Insegnagli a vestirsi e dagli una buona ragione per farlo.
  • Vuoi che il tuo bambino non abbia un atteggiamento di chiusura nei tuoi confronti? Dai attenzioni a tuo figlio quando collabora, cerca di capire perchè ti sta dicendo di no e metteti nei suoi panni…rimproveri, minace,scapaccioni… gli insegneranno solo come “mal comportarsi” per ottenere qualcosa.

Donatella

Mia mamma diceva…

“Quando hai finito di riordinare la tua camera puoi uscire con le tue amiche”


ecco cosa mi faceva correre a riordinare… e pian piano è diventata una sana abitudine. Prima di uscire, ogni mattina, mi guardo intorno… come se mia mamma mi ripetesse le stesse cose.
Una richiesta simile da parte dei genitori aiuta il bambino a sviluppare il senso del dovere in modo naturale, lo aiuta a capire che non vive “da solo” e che fa parte di un gruppo (la famiglia) dove ognuno ha un compito e uno spazio proprio.

L’importante è dare la possibilità di scegliere. Invece di imporre è più costruttivo far fare una scelta (anche non gradita) al bambino. La minaccia della punizione non gli da scelta e quindi nasce in lui il senso di impotenza, di rabbia, di imposizione. Del resto se il bambino si rifiuta di obbedire… non sempre i genitori sono capaci di mettere in atto la punizione paventata… e perdono di credibilità, dando atto al bambino che il suo comportamento non porterà all’attuazione della minaccia e quindi potrà essere ripetuto.

Donatella

Quando i bambini dicono: No, non mi vesto!

Ma abbiamo mai pensato a cosa sudderebbe se ogni mattina qualcuno ci imponesse ciò che dobbiamo indossare…?
Spesso i bambini si rifiutano di vestirsi… sarà che gli stiamo imponendo ciò che piace a noi?

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Questione facilmente risolvibile, con un poco di pazienza!
Bisogna iniziare col far scegliere cosa vuole indossare (magari la sera prima… così al mattino fila tutto più liscio); farlo scegliere cercando di fargli capire cosa mettere se è un giorno freddo, se sarà una giornata in cui farà attività all’aperto… (così gli insegnamo che anche le condizioni atmosferiche vanno tenute in considerazione)
Il bambino non fa sempre i capricci, ha delle opinioni! 
Dategli dei limiti di tempo per decidere, fategli capire la situazione ma… rispettare i suoi momenti di decisione. La cosa che non va mai fatta è CRITICARE. Dirgli “se esci così sembri…” non produrrà nulla. Entro limiti precisi e stabiliti insieme, il bambino già a tre anni imparerà il giusto comportamento.
Comunque è importante che ci sia sempre un dialogo così come sono importanti le regole, la comprensione e la capacità di farcapire al bambino cosa è giusto. Ciò lo renderà forte e sicuro.

Donatella.

Odontoiatria e autismo

A 4 anni i bambini autistici hanno il doppio degli elementi cariati rispetto ai coetanei non affetti dalla patologia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha, ormai da tempo, sottolineato la grande importanza della salute orale ponendola tra gli Health Topics che ogni Paese Membro dovrebbe perseguire. E’ ormai chiaro come lo stato di salute orale della popolazione italiana stia migliorando; tuttavia esistono ancora dei gruppi di popolazione ad alto rischio per questo tipo di problematiche.
È infatti estremamente importante mantenere uno stato di salute orale elevato, così da poter contribuire al miglioramento delle condizioni di vita generali dell’individuo. E’ il caso dei soggetti affetti da autismo sui quali è fondamentale attuare dei programmi di prevenzione delle patologie orali e ottenerne la collaborazione, qualora vi fosse la necessità di specifici trattamenti alla poltrona.
L’attenzione dell’odontoiatria pediatrica nei confronti di questa tipologia di pazienti con necessità specifiche, è attualmente insufficiente, come scarsa è anche la letteratura internazionale a riguardo. E’ pertanto necessario cercare di colmare questo deficit attraverso la realizzazione di progetti che mirino all’ottenimento della collaborazione del bambino autistico durante la visita odontoiatrica e all’eventuale trattamento.
È alla luce di queste considerazioni che nel Marzo 2006 è nato un progetto di collaborazione tra il Dipartimento Assistenziale di Odontoiatria diretto dalla prof.ssa Laura Strohmenger e il Reparto di Neuropsichiatria Infantile diretto dal prof. Carlo Lenti, con gli obiettivi di valutare lo stato di salute orale dei bambini da loro seguiti, educare alla prevenzione i bambini e le famiglie e, soprattutto, sviluppare tecniche comportamentali e metodiche di approccio tali da ridurre l’ansia e lo stress del giovane paziente.
Il Centro per la Cura e lo Studio dell’Autismo e i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo di Milano ha concordato con la Clinica Odontoiatrica dell’Azienda Ospedaliera San Paolo di inviare per una visita odontoiatrica tutti pazienti ad esso afferenti, provenienti principalmente dalla regione Lombardia, preparandoli adeguatamente alla visita attraverso l’utilizzo di specifici supporti visivi alla comunicazione; grazie a questo materiale le educatrici del Centro e gli insegnati di supporto che seguono i ragazzi presso il Centro e a scuola, hanno potuto preparare i bambini attraverso l’utilizzo di schede con foto, disegni e spiegazioni delle fasi della visita, in modo che essi sapessero fase per fase cosa li aspettava e potessero quindi affrontarla più serenamente.
Al momento della visita e degli eventuali trattamenti la collaborazione dei bambini da parte degli odontoiatri è stata ottenuta applicando le comuni tecniche di approccio dell’odontoiatria pediatrica (tell, show and do) ed alcuni semplici programmi di facilitazione mirati. Gli incontri si sono svolti sempre nella stessa postazione odontoiatrica in quanto l’abitudine ad un luogo conosciuto, per i bambini autistici, è fondamentale per ridurre lo stress, come anche la presenza nella sala clinica dei medesimi professionisti.

Il riunito odontoiatrico è, inoltre, stato fornito di uno schermo per la proiezione di cartoni animati che potessero catturare l’attenzione e distrarre il bambino dalle procedure mediche. Con questo tipo di approccio si è riusciti ad effettuare terapie che richiedevano un buon grado di collaborazione e soprattutto sono stati ridotti gli interventi in narcosi di circa il 60%. La metà dei pazienti visitati fino ad oggi, circa 50, era, infatti, stata in precedenza sottoposta ad interventi in narcosi presso strutture pubbliche. Questo dato dimostra che più della metà dei pazienti avrebbe potuto fare a meno di un intervento di questo tipo se opportunamente preparato.
Il range di età dei soggetti visitati varia dai 3 ai 16 anni ed è quindi stato possibile valutare lo stato di salute orale della dentatura decidua e di quella permanente e confrontarlo con i dati raccolti in un’indagine svolta in Lombardia nel 2005 su bambini non affetti dalla patologia. E’ stato quindi possibile trarre le seguenti conclusioni:
• la patologia cariosa colpisce indiscriminatamente soggetti autistici e non affetti dalla patologia, in tutte le fasce di età
• a 4 anni i bambini autistici hanno il doppio degli elementi cariati rispetto ai coetanei non affetti dalla patologia
• benché anche nei soggetti non affetti da autismo la media degli elementi curati sia inferiore a quella degli elementi malati, questa differenza risulta ancora più rilevante nel gruppo di bambini autistici
• lo stato di salute parodontale è chiaramente inferiore nei soggetti autistici, in qualsiasi classe di età.
Considerando i dati raccolti in questi due anni di attività, risulta che il 40% dei bambini inviati dal Centro per la Cura e lo Studio dell’Autismo e i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo non erano stati sottoposti in precedenza a visita odontoiatrica, fatto che rappresenta una causa di tardiva diagnosi delle problematiche odontoiatriche che, a maggior ragione in pazienti che richiedono particolari attenzioni come i soggetti autistici, non dovrebbe verificarsi. In questo senso gli specialisti della prima infanzia, soprattutto pediatri e neuropsichiatri infantili, dovrebbero sensibilizzare i genitori a non trascurare l’aspetto odontoiatrico della salute dei propri figli, perché, come in tutti i campi della medicina, la prevenzione primaria rappresenta l’unica arma per abbattere i costi biologici e sociali delle patologie.
I vantaggi di un cavo orale sano si riflettono, inoltre, sul benessere dei genitori di questi piccoli pazienti, sollevandoli da problematiche aggiuntive e spesso anche dall’ansia di far affrontare al figlio un intervento in anestesia generale per mancanza di un sufficiente grado di collaborazione alla poltrona odontoiatrica. Il peggiore stato di salute riscontrato nei bambini affetti da autismo rispetto al resto della popolazione infantile, dipende principalmente dalla maggiore difficoltà che i primi trovano nel praticare correttamente e con costanza corrette metodiche di igiene orale.
E’ inoltre stato riscontrato come i bambini autistici fossero spesso usi ad un’alimentazione scorretta, a causa anche dell’abitudine ai rinforzi alimentari praticata dai genitori e dai tutori, mirata a stimolare e premiare i bambini a dei comportamenti corretti fornendo premi alimentari, spesso ricchi di zuccheri. Da quanto esposto appare evidente come sia necessario porre maggiore attenzione verso questo tipo di problematiche del paziente autistico, sicuramente di minor rilevanza rispetto alla patologia principale, ma che sono fondamentali per migliorare il benessere dell’individuo e della famiglia.
Risultano, quindi, notevoli i vantaggi di un simile progetto anche per l’Azienda Ospedaliera, che ottiene da un lato un alleggerimento delle liste di attesa per le sale operatorie, dall’altro un notevole risparmio economico, oltre ad offrire un servizio altamente specialistico alla famiglie, rispondendo ad una richiesta di terapia ancora ampiamente insufficiente sul territorio nazionale.

dr.a Angela Malerba – Responsabile Odontoiatria Pediatrica – dr.a Maria Grazia Cagetti – dr. Stefano Mastroberardino – Centro Collaborazione OMS per l’Epidemiologia e l’Odontoiatria di Comunità

Per commenti e/o informazioni: urp@ao-sanpaolo.it

REATECH ITALIA – disabilità e scuola…

Il Portale dei bambini ha partecipato a Reatech Italia.

Se pensiamo che Albert Einstein era dislessico, Beethoven sordo, Marylin Monroe balbuziente…possiamo capire che  affrontare i propri limiti e superarli è notevole… eppure di fronte ad un disabile o ad un anziano malato molti giovani (e anche molti adulti) faticano ad accertarli, capirne i limiti, sapere come relazionarsi con loro.

Obbiettivo di questa importante settimana è stato  spiegare ai bambini e ai ragazzi che l’inclusione è una sfida, ma che accettare questa sfida fa vincere tutti, fa diventare migliori!

“In Italia ci sono 4 milioni di disabili e oltre 7 milioni di anziani. Che cosa hanno in comune? Hanno esigenze speciali che li obbligano ad affrontare la vita in modo forse diverso dagli altri”, afferma Francesco Conci, Direttore esecutivo di Fiera Milano Congressi organizzatore di Reatech Italia. “Ma ciò non significa che non abbiano qualcosa di importante da offrire agli altri. Perchè ciascuno di noi è unico e irripetibile e può crescere nella relazione con gli altri, trovare aiuto ed offrirne. La nostra società deve riscoprire che le persone valgono non per ciò che sanno fare o ciò che possono produrre ma per ciò che sono. Crediamo che sia importante che questi valori vengano trasmessi ai più giovani, che si imparino anche a scuola. Per questo come Reatech Italia abbiamo deciso di lanciare la Settimana dell’Inclusione, un’iniziativa rivolta a tutti tipi di scuole che offrirà agli insegnanti supporti concreti per affrontare il tema della disabilità e dell’accettazione dell’altro e del diverso”.

Un percorso per riflettere: per le scuole materiale didattico e tanti laboratori ed eventi in un percorso articolato che ha previsto la possibilità di lavorare in classe con gli alunni a partire da una serie di sussidi didattici e di spunti video e bibliografici che saranno messi a disposizione sul sito www.reatechitalia.it.

(dal sito www.reatechitalia.it)

 

 

ALTRO BAMBINO MUORE SOFFOCATO DA CIBO: FERMIAMO QUESTA STRAGE

Il Pediatra Alberto Ferrando lancia un grido d’allarme…
ALTRO BAMBINO MUORE SOFFOCATO DA CIBO: FERMIAMO QUESTA STRAGE : NOTIZIA QUI: http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lombardia/articoli/1113140/pavia-bimbo-di-2-anni-muore-soffocato-dal-cibo.shtml
Diffondete la manovra antisoffocamento (manovra di Heimlich nell’adulto e nel bambino grande). Dal 1995 come pediatri ne parliamo e cerchiamo di diffonderla cozzando contro un muro di ignavia e indifferenza.Anche da parte di genitori. La manovra purtroppo non interessa chi ha velleità commerciali. Non c’è un farmaco, un probiotico, un integratore, una medicina naturale o altro (omeopatia, fitoterapia, antroposofia, fiori di bach…..) da vendere che possa sponsorizzare e così non si pubblicizza, non si diffonde e un bambino alla settimana, in Italia, muore soffocato (prevalentemeNte da cibo come questo ultimo bambino di 2 anni). AIUTATEMI E AIUTATECI A DIFFONDERE LA MANOVRA. Abbiamo fatto tanti interventi pubblici e altri ne faremo ma sento dire…ho da fare…ho altri impegni…. Ecc.Il 2 ottobre, come UNICEF ne parlerò pubblicamente ma Vi informerò.
Intanto potete vedere e segnalare di vedere le manovre su internet e precisamente su:
www.apel-pediatri.org
www.manovredisostruzionepediatrica.com
www.ferrandoalberto.blogspot.it/search?q=manovra

Benvenuto nel sito dei pediatri della Liguria

www.apel-pediatri.org

Pediatri, medicina, salute

Spasmi affettivi, capricci

Spasmi affettivi, capricci [tratto da www.ferrandoalberto.blogspot.it – Dott. Alberto Ferrando]

Un fenomeno abbastanza frequente nei bambini sono gli gli spasmi affettivi (episodi di apnea inspiratoria nei bambini, con possibile perdita di conoscenza dopo essere diventati, nella forma più frequente cianotici). Quando il bambino trattiene il respiro cercate di intervenire prontamente soffiandogli in faccia o ,se avete la possibilità, spruzzandogli un pò di acqua sul volto. Anche se perde coscienza comunque non ci sono conseguenze e la ripresa è rapida per il bambino (un pò meno, psicologicamente, per i genitori e i nonni in quanto ci si trova una bella “paura”).
Gli “spasmi affettivi” compaiono dopo frustrazioni, sgridate o se il bambino è contrariato o in caso di dolore in circa il 5 % dei bambini. Soprattutto nell’età da 6 mesi ai 2 anni e terminano in alcuni addirittura a 6 anni .
Gli spasmi affettivi più frequenti sono quelli in cui il bambino trattiene il respiro e diventa cianotico (più rari alcuni detti “pallidi” che compaiono più frequentemente in caso di stimoli dolorosi). Se contrariati alcuni bambini possono arrivare agli spasmi affettivi, altri arrivano a vomitare o battono la testa ripetutamente al muro o a terra. Molto spesso in queste occasioni viene naturale all’adulto assecondarli e dargliele ed è lì che loro approfittano della situazione e imparano che quella è la strada per ottenere ciò che vogliono, è un precedente. Nei bambini che arrivano ad avere gli spasmi affettivi cianotici bisogna, nel tempo, cercare di non concedere tutto per paura della crisi e se compare, come detto sopra, soffiare in faccia al piccolo o bagnarlo con dell’acqua, mantenendo la calma, perché se il bimbo perde conoscenza, si riprende subito.
In alcuni casi un fattore favorente è la carenza di ferro. Ovviamente quanto scritto deve essere valutato dal proprio pediatra curante sia per la conferma della diagnosi che per una eventuale terapia e soprattutto per consigli su educazione e comportamento.

Come si sviluppa l’abilità di lettura

[Tratto dal libro : “Diagnosi dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico” di Vio, Tressoldi e Lo Presti, Erickson”] 

 
1. Stadio Pittografico.
2. Stadio logografico (5-6 anni)
Anche se non si conoscono i singoli suoni, si riconosce che una determinata parola si riferisce a una determinata cosa. Ad esempio, si riconosce, la parola «casa» che si riferisce al disegno della casa, ma non si conoscono né le lettere,
né il loro singolo suono («c-a-s-a»).
All’interno dello stadio logografico si manifesta lo sviluppo delle seguenti due abilità:
a) Consapevolezza fonologica: concerne la capacità di saper riconoscere le varie parti fonemiche della parola.
b) Abilità visive: premesso che il bambino dovrebbe possedere normale acuità visiva o vista corretta, per abilità visive s’intende il saper riconoscere le varie parti della parola (ad es., grafema, sillaba, morfemi, ecc.).
3. Stadio alfabetico (6-7 anni)
c) Lettura fonologica: è l’acquisizione della capacità di conversione del grafema nel fonema corrispondente.
Nel modello a due vie questa viene anche definita come «via fonologica» o «sub-lessicale».
4. Stadio ortografico (8 anni in su)
d) Lettura lessicale: Con questa modalità di lettura il bambino amplierebbe sempre di più il suo magazzino
di parole (si tratta appunto di un lessico nel quale sarebbe conservato il significato di quella parola e la sua pronuncia).

Non usate la codeina per i bambini!

BASTA CODEINA SOTTO AI 12 ANNI

[tratto da: www.ferrandoalberto.blogspot.it]

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AlFA) ha disposto, con decorrenza immediata, il ritiro delle seguenti confezioni di medicinali antidolorifici contenenti codeina ad esclusivo uso nei bambini al di sotto dei 12 anni:

  1. 1)  TACHIDOL “Bambini 125 mg/5 mi+7,5 mg l 5 ml5ciroppo”- flacone da 120 mi
  2. 2)  TACHIDOL “Bambini 125 mg/7,5 mg Granulato effervescente”- 10 bustine
  3. 3)  LONARID “Bambini 200 mg+5 mg Supposte” 6 supposte
    4) PARACETAMOLO + CODEINA ANGENERICO “125 mg + 7,5 mg Granulatoeffervescente” 10 bustine

PARACETAMOLO+CODEINA ANGENERICO ” 2,5 g+0,150 g Sciroppo” flacone da 120 mi
Nelle more della presentazione, da parte dei titolari AIC, della richiesta di modifica dei fogli illustrativi necessaria per inserire la controindicazione nei bambini al di sotto dei 12 anni, l’AlFA ha, altresì, disposto il divieto di utilizzo nei bambini di tale categoria di età di tutti i medicinali antidolorifici contenenti codeina da sola o in associazione (elenco allegato),
Tali provvedimenti sono stati emanati a seguito del ricevimento della posizione finale del Gruppo di Coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate (CMDh), che ha approvato all’unanimità la raccomandazione del Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) sui medicinali antidolorifici contenenti codeina.
Le conclusioni della rivalutazione del rapporto beneficio-rischio di tali medicinali da parte del PRAC e del CMDh portano a considerare ancora favorevole il profilo beneficio-rischio nei bambini solo di età superiore ai 12 anni, mentre al di sotto di tale età la codeina non deve essere utilizzata come antidolorifico a causa del rischio di tossicità da oppioidi. Tale rischio è aumentato nei bambini metabolizzatori ultra-rapidi della codeina e in pazienti pediatrici sottoposti ad rimozione chirurgica di tonsille e/o adenoidi.

5) Al riguardo l’AlFA ha pubblicato in data 1o luglio il comunicato contenente i dettagli relativi alla raccomandazione sui medicinali contenenti codeina:

1) non devono essere usati in bambini al di sotto dei 12 anni di età;
2) non devono essere usati in tutti i pazienti pediatrici (0-18 anni di età) che si sottopongono a interventi di tonsillectomia e/o adenoidectomia per la sindrome da

apnea ostruttiva del sonno;
3) non devono essere usati in pazienti, bambini e adulti, noti per essere metabolizzatori

CYP2D6 ultra-rapidi;
4)  non devono essere usati in donne che allattano (perché la codeina può passare alneonato attraverso il latte materno);
5)  non sono raccomandati in bambini, di età tra i 12 e i 18 anni, con compromissione della funzionalità respiratoria;
6) devono essere usati alla dose minima efficace per il più breve periodo di tempo.

Eventuali chiarimenti possono essere richiesti al servizio Farmaci-line dell’AlFA all’indirizzo e­ mail farmaciline@aifa.gov.it.

LE 10 REGOLE PER IDENTIFICARE UN GIOCATTOLO SICURO


LE 10 REGOLE PER IDENTIFICARE UN GIOCATTOLO SICURO

Alcune indicazioni utili per identificare un giocattolo sicuro in fase di acquisto:

1 Sulla confezione devono comparire in maniera visibile, leggibile, indelebile e soprattutto in lingua italiana:

–MARCATURA CE rappresenta la conformità ai requisiti essenziali di sicurezza del giocattolo. I giocattoli possono essere immessi sul mercato solo se provvisti della marcatura CE posta sul giocattolo stesso e/o sul suo imballaggio. La marcatura deve rispettare le specifiche e le proporzioni presenti e deve avere un’ altezza minima di 5 mm;

–IL NOME E INDIRIZZO DEL PRODUTTORE, DELL’IMPORTATORE O DISTRIBUTORE e i dati necessari per poterlo identificare, per poterlo contattare in caso di problemi;

–Le AVVERTENZE: indicazione della fascia di età alla quale il giocattolo è destinato e relativa motivazione, avvertenze d’uso per giocattoli che potrebbero presentare rischi particolari: giocattoli chimici, pattini, skateboard, biciclette e simili, giocattoli nautici, giocattoli funzionali che imitano apparecchiature elettroniche (es: ferro da stiro), giocattoli contenuti nei prodotti alimentari (es: sorprese), imitazioni di maschere e strumenti di protezione individuale, giocattoli da appendere a culle e simili, giocattoli contenenti fragranze.

2 Prestate attenzione alle indicazioni relative alla fascia di età dei bambini per la quale il giocattolo è stato progettato e si ritiene di conseguenza adatto.

–In assenza di un’età consigliata si presuppone che il giocattolo sia destinato a tutte le età (0-14 anni).

–SE ACQUISTATE GIOCATTOLI PER BAMBINI SOTTO I TRE ANNI, È BENE ASSICURARSI CHE NON CONTENGANO PICCOLE PARTI ACCESSIBILI: potrebbero causare rischio di ingestione. I giocattoli realizzati per bambini di età superiore a 3 anni, ma potenzialmente utilizzabili da bambini di età inferiore ai 3 anni, devono riportare la seguente avvertenza: “ATTENZIONE: NON ADATTO A BAMBINI DI ETÀ INFERIORE A 36 MESI” (oppure “3 anni”, oppure il pittogramma del viso del bambino con il segnale di divieto), seguita dalla motivazione di rischio, ad esempio: “CONTIENE PICCOLE PARTI CHE POTREBBERO ESSERE INGERITE O INALATE”.

3 I giocattoli e le loro PARTI SMONTABILI non devono presentare PUNTE O SPIGOLI APPUNTITI, BORDI TAGLIENTI O ANGOLI ECCESSIVAMENTE SPORGENTI.

4 I GIOCATTOLI MECCANICI devono essere costruiti in modo tale che gli INGRANAGGI NON SIANO ACCESSIBILI.

–FRECCE E ARCHI usati come giocattoli dai bambini devono avere adeguate protezioni che proteggano da possibili lacerazioni. Monitorate il gioco dei vostri bambini: un uso improprio può essere molto pericoloso.

–GIOCATTOLI CHE EMETTONO RUMORI E/O SUONI: per prevenire danni all’udito le norme stabiliscono specifici livelli di rumore producibili dai giocattoli che sono considerati sicuri. Se il suono di un giocattolo all’interno del negozio vi pare troppo elevato, non acquistatelo: i bambini sono molto più sensibili ai suoni rispetto agli adulti.

5 GIOCATTOLI che funzionano A BATTERIA destinati a bambini di età inferiore a 36 mesi devono avere un vano batteria inaccessibile, realizzato in modo tale da richiedere l’intervento di un adulto per essere aperto (ad esempio il vano è chiuso da una vite). Nei giocattoli destinati a bambini di età superiore ai 36 mesi il vano deve essere inaccessibile solo per le batterie a bottone, in tutti gli altri casi può essere facilmente rimovibile. In questo ultimo caso prestate particolare attenzione al possibile surriscaldamento delle pile (derivante da errato posizionamento delle stesse) poiché potrebbero provocare gravi scottature al bambino.

6 Qualsiasi parte del giocattolo deve essere RESISTENTE ALLO STRAPPO. Prestate particolare attenzione alle parti sporgenti rispetto alla sagoma del giocattolo, quali occhi, naso e bottoni.

7 Eliminare sempre i palloncini rotti o sgonfi!

–I PALLONCINI IN LATTICE GONFIABILI SONO PERICOLOSI SE ROTTI O SGONFI poiché potrebbero essere ingeriti. La confezione deve riportare la dicitura: “Attenzione: non adatto ai bambini di età inferiore agli otto anni”.

8 I giocattoli progettati perché il bambino vi giochi all’interno (ad esempio tende da indiano o casette) DEVONO ESSERE ARIEGGIATI e PRIVI DI CHIUSURE AUTOMATICHE che impediscano il passaggio dell’aria o la possibilità al bambino di uscirne facilmente.

9 CORDE, STRINGHE, REDINI E LACCI IN GENERE non devono avere lunghezza e spessore tali da risultare pericolose: potrebbero causare rischi di strangolamento.

10 Una volta aperti, gli imballaggi dei giocattoli DEVONO ESSERE ELIMINATI. I sacchetti di plastica possono risultare PERICOLOSI SE INFILATI IN TESTA (rischio di soffocamento) e gli altri elementi dell’imballaggio potrebbero essere ingeriti.
CONSIGLI

Guardate le istruzioni dei giochi con i vostri figli, appurate che abbiano ben compreso il funzionamento.
Verificate periodicamente che i giocattoli non presentino rotture.
Tenete separati i giocatoli destinati a bambini di fasce di età differenti.
In caso di dubbi sulla sicurezza di un prodotto acquistato, rivolgetevi al vostro punto vendita di fiducia.
Trovate il tempo per giocare con in vostri bambini, farà bene anche a voi.

Per maggiori informazioni: www.giocattolisicuri.com

“Vuoi saperne di più? Clicca due volte su qualsiasi parola e approfondisci con in nostro Dixio… la ricerca diventerà divertente e infinita!”

Mamma, il mio compagno e’ violento.

Mamma, il mio compagno e’ violento.

È un fenomeno sociale purtroppo dilagante. Violenze, soprusi e minacce di ragazzini contro compagni di scuola, bambini. Ma, è possibile fare qualcosa? E come?

Atti di prepotenza e sopraffazione, minacce, furti, tormenti fisici e verbali, insulti. Quando tutta questa violenza si manifesta da minore a minore prende il nome di bullismo, un fenomeno che tende a svilupparsi gia’ in ragazzini di 8-9 anni. Aiutati, nella loro misera impresa, anche dalla tecnologia che rende i ”giovani bulli” ancora piu’ organizzati: telefonini, e-mail, internet consentono di diffondere informazioni delle vittime e di tormentarle piu’ facilmente, costringendole a vivere in un clima di terrore.

I luoghi del bullismo

Tutto questo avviene soprattutto a scuola. Quindi, la collaborazione tra operatori scolastici e famiglia e’ d’obbligo se si vuole prevenire e combattere il bullismo. Aiutando i ragazzi a socializzare, facendo loro capire che la violenza e’ espressione di debolezza e non di forza, educando al rispetto del prossimo. Ma, soprattutto, isolando i soggetti aggressivi.

DA LEGGERE

”Piccoli bulli crescono”
di Anna Oliviero Ferraris
Da consultare in rete:
www.bullismo.com

Cosa fare se…

Il bambino e’ preoccupato e cerca scuse per non andare a scuola? Il suo rendimento e’ calato? Accusa disturbi fisici durante l’anno scolastico che ”magicamente” scompaiono quando e’ in vacanza? Perde troppo spesso oggetti e soldi, non e’ invitato dagli amici e non invita nessuno? E’ irascibile e aggressivo al rientro da scuola o dopo aver ricevuto una telefonata o un sms? Tutti questi segnali devono far sospettare che sia vittima di episodi di bullismo. In questi casi e’ bene parlargli, fargli capire che puo’ fidarsi di voi. Spesso, infatti, subisce ricatti dagli ”aguzzini” e ha paura ad ammettere cio’ che avviene. Subito dopo informate gli insegnanti dei vostri sospetti e chiedete loro maggiore attenzione. O rivolgetevi a una delle associazioni anti-bullismo, presenti nelle principali citta’ italiane, per dei consigli. Se, invece, sospettate che sia vostro figlio ad essere un piccolo bullo, cercate di capire, ma non sottovalutate mai il suo comportamento. Siate un esempio di rispetto e civilta’ e se scoprite un furto, un insulto o una minaccia verso un compagno, obbligatelo a scusarsi e a rendere il maltolto.

Difendiamoli dallo smog.

Difendiamoli dallo smog.

Lo smog è un nemico da cui è sempre più difficile difendersi. Ecco, allora qualche prezioso consiglio anti-inquinamentoTosse, rinite, asma, difficolta’ respiratorie sono alcune delle manifestazioni legate all’inquinamento atmosferico. Disturbi che possono peggiorare coll tempo, fino a causare danni gravi e permanenti.L’organismo dei bambini è delicato e risente di più dei danni provocati dall’inquinamentoA provocarli sono gli scarichi delle auto, i sistemi di riscaldamento delle abitazioni, i fumi e i vapori tossici industriali. Meglio conosciuti come polveri sottili, rappresentano solo una parte degli agenti inquinanti che si diffondono continuamente nell’aria. E i bambini, purtroppo, sono quelli che rischiano di piu’, anche perche’ passano piu’ tempo all’aria aperta, nelle ore dedicate al gioco. Ma difendere la salute dei nostri figli e’ possibile. Vediamo come.

Un po’ di buon senso

Nelle giornate particolarmente a rischio di polveri sottili segnalate dai mezzi d’informazione, e’ bene evitare di uscire o, se proprio dobbiamo farlo, preferire il marsupio al passeggino (che viaggia proprio all’altezza dei tubi di scappamento). Sono sconsigliate, inoltre, le ore di punta, tenendo presente che sciarpe o mascherine sono purtroppo inutili contro l’inquinamento. Le polveri sottili si respirano comunque, arrivano ai bronchi o si depositano sulle corde vocali. Anche gli ambienti chiusi non sono immuni dalla contaminazione, ma molto si puo’ fare per renderli piu’ salubri. Polvere, fumo passivo, composti organici volatili (in detersivi, vernici e simili) sono sempre in agguato dentro casa. Quando acquistiamo certi prodotti e’ importante, quindi, leggere le etichette, evitando quelli contenenti sostanze tossiche quali la formaldeide, e preferendo detergenti privi di silicati. E, poi, eliminare dai fornelli le incrostazioni che, surriscaldate, rilasciano fumi tossici. Attenzione a stufe e caminetti e al giusto ricircolo di ossigeno. Infine, combattere muffe, funghi e acari con una buona aerazione.

 

A TAVOLA

Cibi sani, ricchi di vitamine, quali frutta fresca e verdura di stagione, sono un vero toccasana contro i danni causati dall’inquinamento perchè apportano principi nutritivi importanti. I nostri figli dovrebbero sempre poter scegliere spuntini di questo tipo piuttosto che merendine preconfezionate e troppo grasse. Infine, è bene tenere presente che l’inquinamento si combatte anche con un costante impegno quotidiano: insegniamo ai bambini a non sporcare, a non imbrattare e buttare cartacce per strada e daremo una mano alla salute di tutti.

Un problema senza eta’

Un problema senza eta’

La depressione può colpire anche i più piccoli. Ecco i campanelli d’allarme e i consigli per non farsi cogliere impreparati

La depressione, definita spesso ”la malattia del secolo”, e’ un disturbo contraddistinto da una costante e durevole condizione di tristezza e infelicita’ che puo’ perdurare anche per molto tempo. Un disagio che colpisce il 3% dei bambini e il 9% degli adolescenti italiani: un numero importante e sicuramente in crescita, che ci deve mettere in allarme, inducendoci non solo a capire i problemi dei piu’ giovani e a curarli, ma anche e soprattutto a prevenirli.

I segnali

Vi sono, pero’, alcuni comportamenti che possono aiutare i genitori a comprendere l’insorgere di uno stato depressivo e quindi a consultare un medico che li guidera’ poi alla scelta di uno psicologo o di un neuropsichiatra infantile.

LE COSE DA FARE

Parlare ai propri ragazzi, qualunque età essi abbiano, in maniera sempre molto diretta,< senza ambiguità e mantenendo un comportamento chiaro e prevedibile. Evitare di proteggerli in maniera esagerata rendendoli fragili ed insicuri. Preservarli da discussioni tra coniugi e da tensioni familiari che non li riguardano. Insegnare loro ad accettare gli insuccessi che fanno parte della vita e sostenerli nel superamento delle loro paure, angosce e difficoltà. Sono, questi, tutti gli atteggiamenti che possono difendere e proteggere i nostri piccoli dalla depressione.

I piu’ evidenti: mancanza di interesse verso il gioco o attivita’ che prima entusiasmavano; difficolta’ di concentrazione e poca reattivita’; stati diffusi di tristezza e desiderio di solitudine; rallentamento dello sviluppo psico-motorio e laconicit a’; forte irritabilita’ e mancanza di energia; cambiamento delle abitudini alimentari e del sonno.

A scatenarla, oltre ai fattori ambientali che agiscono sulla psiche, contribuiscono anche cause genetiche

Soprattutto nel periodo dell’adolescenza, fase molto complicata in cui l’autostima subisce forti contraccolpi e in cui i ragazzi sono alla ricerca di una propria identita’, i giovani sono particolarmente soggetti a rischio di depressione. Pur non trascurando che in questa eta’ altresi’ usuale che gli adolescenti si esprimano con comportamenti spesso contraddittori e tendano a staccarsi dalla famiglia o da abituali gruppi, e’ essenziale che i genitori aiutino i propri figli cercando di prevenire il disturbo. Inoltre, e’ bene ricordare che mentre l’adulto e’ in grado di comprendere che cosa sia un comportamento depresso e di poter essere quindi affetto da questa malattia, il bambino e’ incapace di fare questa distinzione. Se non curati e seguiti, i bimbi piu’ piccoli rischiano di crescere sviluppando veri e propri disturbi della personalita’. Conducendo poi ogni giorno una battaglia sfinente contro i propri disagi e l’;impossibilita’ di essere felici e soddisfatti. Infine, facendo i conti con un’accanita ipercriticita’ verso se stessi e indebolendo una gia’ scarsa fiducia verso il prossimo.

Quell’antipatico mal di pancia

Quell’antipatico mal di pancia

La colite e’, oggi, un disturbo molto diffuso che si manifesta con sempre maggior frequenza anche tra i più piccoli. Ecco qualche semplice consiglio per affrontarla al meglio.

Le cause scatenanti la colite sono ancora poco chiare perche’ il problema può presentarsi sia per errori alimentari o disfunzioni, sia per stati psicologici di irrequietezza ed ansia prolungata.
I sintomi, al contrario, sono classici e riconoscibili: dolori e crampi addominali, gonfiore, meteorismo, senso di pesantezza accompagnato da fenomeni di diarrea e/o stitichezza.
Purtroppo, non ci sono cure specifiche per questo disturbo, ma di sicuro i genitori possono intervenire essenzialmente in due modi: supportando il piccolo con pazienza e affetto ed integrando la sua dieta con fermenti lattici. Aiutarlo, quando l’eta’ lo con-sente, a comprendere il malessere di cui e’ vittima, di sicuro e’ un primo passo per sostenerlo.
Spesso la scuola e le difficolta’ ad essa collegate, la timidezza, la paura di non essere adeguati, portano i bambini a scaricare le tensioni proprio sull’intestino, che diventa così una sorta di ”valvola di sfogo” delle loro preoccupazioni, la ribellione di un fisico sotto stress.

SOLO PER I PIU’ PICCOLI

Negli ultimi anni sono stati lanciati sul mercato fermenti lattici probiotici dedicati proprio ai bambini. In grado non solo di migliorare le condizioni della flora batterica, ma anche di apportare vitamine del gruppo B, che contribuiscono a rafforzare le difese immunitarie e il processo assimilativo dei nutrienti. Soprattutto delle proteine e del calcio.

I fermenti lattici

Contemporaneamente, e’ opportuno parlare con il pediatra e considerare l’utilizzo di fermenti lattici: si somministrano con molta facilita’ e aiutano l’intestino a riprendere le sue normali funzionalita’.
La flora batterica intestinale e’, in fatti, un sistema biologico molto delicato, composto da miliardi di microrganismi che, se correttamente equilibrati tra loro, producono nell’intestino un ambiente favorevole all’assorbimento delle sostanze nutrienti. In questo modo viene facilitata la regolarita’ intestinale, e il sistema immunitario e’ rinforzato. I fermenti lattici (come il Lactobacillus acidophilus) creano un ambiente intestinale ostile ai batteri nocivi inibendone la proliferazione. In commercio esistono molti tipi di fermenti lattici vivi che, se usati come integratori alimentari, servono a riequilibrare la flora batterica e a restituirle efficienza. Tenendo sotto controllo, per quanto possibile, anche gli attacchi di colite.

Addio notti in bianco

Addio notti in bianco

Addormentarsi con facilita’ e riposare per tutta la notte non e’ certo la norma per gran parte dei bambini. In alcuni casi e’ possibile parlare di problemi legati al sonno, in altri e’necessario verificare se ci sono abitudini sbagliate che portano i piccoli ad agitarsi e a fare capricci.Nella prima infanzia e’ abbastanza frequente che il piccolo non riesca a lasciarsi andare nel momento di passaggio tra la veglia e il sonno e che questo fomenti paure ed ansie mentre è solo nel suo lettino. Cio’ lo induce a impuntarsi per non andare a dormire e rimandare il più possibile quel ”brutto” momento. Un consiglio valido, pur nella sua estrema semplicita’, e’ quello di utilizzare il dialogo e il confronto, mantenendo in ogni caso una discreta fermezza. Passare un po’ di tempo con lui mentre si assopisce, raccontare una favola e dargli un morbido orsacchiotto da abbracciare che sostituisca la presenza del genitore sono semplici ma efficaci ”trucchi” che lo aiutano a distendersi.

PER SAPERNE DI PIU’

Per approfondire questi argomenti, un libro interessante e di facile lettura e’ ”Dormi, bambino, dormi – Guida rapida al sonno dei bambini” di Estivill Eduard – Feltrinelli, che insegna ai genitori come disciplinare il sonno dei loro figli sin dalla prima infanzia in modo naturale e concreto.

E’ bene anche rendere la sua stanza il piu’ possibile idonea alle ore notturne: una piccola luce che non lasci il bambino nell’oscurita’ totale e che lo aiuti ad orientarsi nei possibili risvegli e’ un piccolo ma pratico espediente per tranquillizzarlo. Inoltre, e’ importante stabilire delle regole: non addormentarsi sul divano o nel letto di mamma e papa’, osservare gli orari e avere un piccolo rituale da seguire ed eseguire, come ad esempio bere una tisana, lavarsi con calma i denti, dire le preghiere. Questi atteggiamenti predispongono mentalmente il bambino a rilassarsi e ad abituarsi gradualmente al momento di andare sotto le coperte. Se, invece, durante la notte continua a svegliarsi e vuole venire nel lettone, ricordate che non bisogna mai incentivare questa cattiva abitudine, estremamente dura poi da eliminare. Anche se la stanchezza e’ tanta occorre riaccompagnarlo nel suo letto, rassicurarlo e fargli con pazienza capire, soprattutto se ha superato i tre anni, che e’ giusto che lui dorma per conto suo. Anche incentivarlo con piccole ricompense puo’ essere un incoraggiamento utile per trattenerlo nella sua stanza: qualche sacrificio e’ pur sempre accettabile se c’e’ un premio in palio! Se invece ci sono stati dei cambiamenti importanti nella sua vita, quali una nuova abitazione, l’inserimento alla scuola materna o un periodo di tensione tra i genitori (avvertita inequivocabilmente dal piccolo) e’ possibile che il sonno diventi difficile da conquistare ed e’ buona norma avvisare il pediatra che ci consigliera’ quale trattamento seguire.

Nanna: quanta e perchè

Nanna: quanta e perchè

Sono tante le domande, tanti i dubbi che riguardano la durata e la bonta’ del sonno dei bambini, e spesso mamma e papa’ si preoccupano più del dovuto. Ecco qualche consiglio rassicurante.

Il sonno serve al fisico per rigenerarsi, per riacquistare le energie perse, per poter affrontare in forma una nuova giornata.     Lo stesso vale per il cervello che si ricarica, memorizza avvenimenti e informazioni. Ma, per aiutare il piccolo a sfruttarne tutti gli effetti positivi, e’ utile capire quando ha effettivamente bisogno di dormire, visto che ogni eta’ e’ diversa. Da neonato vostro figlio dormira’ parecchio, fino a toccare le 15 ore quotidiane, che caleranno in maniera vistosa gia’ attorno al primo anno.   Verso i tre anni avrà bisogno di circa 12 ore di sonno per notte e, verso i sei anni, gli saranno invece sufficienti anche solo 9 ore. I risvegli notturni, invece, accompagnati da agitazione e capricci tendono, a lungo andare, a diventare un vero dilemma.   In questi casi è bene distinguere le piccole paure, come quella del buio, da problemi comportamentali che cercano uno ”sfogo notturno”. Se in famiglia ci sono delle tensioni, se ci sono stati cambiamenti di scuola o di casa, se ‘ nato un fratellino, e’ possibile che il piccino manifesti inquietudini proprio durante il sonno. Cosa fare per aiutarlo ad addormentarsi e a non svegliarsi durante la notte? Per prima cosa e’ indispensabile dargli delle regole da seguire, ogni sera e con impegno. Non bisogna addormentarsi davanti alla TV ma solo nel lettino. E, quel che piu’ conta e’ far diventare il momento della nanna un rituale piacevole. Il piccolo non dovrebbe andare a dormire agitato per un precedente gioco impetuoso, ma in una stato di tranquillita’ psichica e fisica. Stare con i genitori e sorseggiare una tisana, fare un bagnetto rilassante ed essere accompagnato sotto le coperte dalla lettura di una favola e’ un modo per renderlo più sereno e meno ansioso, donandogli quindi sonni più duraturi e pacifici.

ADDORMENTARSI DA SOLO

I genitori non dovrebbero mai stare accanto al bimbo finche’ non si addormenta ma lasciargli prendere sonno da solo: in questa maniera, se si sveglierà durante la notte, non si troverà in una situazione nuova e paurosa ma sapra’ già che riaddormentarsi senza troppe storie non e’ poi così difficile ed utilizzerà ”i propri mezzi” senza chiedere soccorso. Con un po’ di allenamento vi accorgerete che e’ possibile ottenere velocemente buoni risultati per il sonno sereno dei vostri bimbi e anche per il vostro.

Far dormire il bambino a tutti i costi, imporgli lunghi pisolini pomeridiani non è necessario, soprattutto se non ne sente davvero il bisogno.