Fondazione Pangea Onlus, Campagna San Valentino 2014

“Perché ogni amore vale, dillo con una tazza Pangea”

Fondazione Pangea onlus ha voluto dedicare al giorno di San Valentino un simbolo che esprime lo stare insieme concreto, profondo di ogni coppia, ogni giorno: la tazza che riaccende la giornata e l’amore fra due persone. Una dimensione, una forza che a volte dimentichiamo di porre al centro personale e sociale delle nostre vite. Se è vero che la “festa degli innamorati” è per lo più un appuntamento commerciale, si può restituire a questa ricorrenza un significato più profondo, forse per la prima volta.

L’amore è rispetto. Il contrario del rispetto è la violenza.

Violenza che Pangea s’impegna a combattere, rispetto che ogni giorno promuove: in luoghi dove i diritti sono negati, dove l’indifferenza si trasforma nel disprezzo della vita dell’altro/a, Pangea lavora per restituire voce a chi crede in questo e chiede di poter essere pienamente insieme.

L’amore è anche l’unica, straordinaria risorsa che abbiamo per opporci alla prevaricazione e alla discriminazione. E’ la cultura dello stare insieme che supera lo stare divisi, come se ogni problema fosse un problema dell’altro e non una questione comune da risolvere.

Semplicemente insieme, ogni giorno, dimostriamo e confermiamo quanto aberrante, inaccettabile, inutile sia prevaricare l’altro, impedire di vivere, di essere.

Semplicemente noi, a due a due e tutti insieme.

È questo il senso del lavoro che la Fondazione porta avanti da anni, garantendo istruzione, formazione professionale, educazione igienico-sanitaria e ai diritti umani, microcredito, in contesti in cui “amore” è una parola che non ha più significato: in Afghanistan nei distretti più poveri di Kabul, in India negli slum di Calcutta e a Koppal, ma anche in Italia – dove dietro le mura di casa, il luogo degli affetti, in realtà spesso si nascondono l’abuso e la violenza – realizzando per migliaia di donne e le loro famiglie programmi dedicati allo sviluppo economico e sociale, con strumenti semplici ed efficaci, che creano futuro, che creano una diversa cultura dello stare insieme.

“Perché ogni amore vale, dillo con una tazza Pangea” : la campagna di raccolta fondi 2014

È l’invito che Fondazione Pangea rivolge a tutti gli innamorati – e non solo – per il giorno di San Valentino. Esprimiamo i nostri sentimenti alla persona cara, attraverso un dono che aiuterà Pangea a sostenere proprio quella cultura di amore e rispetto che possono costruire un mondo più giusto.

Grazie a un video e alle immagini scelte per la realizzazione della campagna di quest’anno, Pangea trasforma la Tazza nel contenitore di tanti quotidiani condivisi che, uniti, realizzano un unico obiettivo: promuovere Pace.

La Tazza come uno dei tanti simboli del vivere insieme: un oggetto presente nel quotidiano delle nostre mattine quando uno di fronte all’altro ri-cominciamo a parlarci, iniziamo una giornata, che sappiamo sarà un nuovo campo di prove difficili, talvolta di incomprensioni, ma che supereremo solo condividendole.

Un dono al quale attribuire significati profondi, una Tazza da dedicare singola o doppia per regalarsi vicendevolmente il simbolo di un impegno che va oltre i confini di un sentimento a due.

Per scoprire come ricevere le Tazze Pangea, e per avere maggiori informazioni andate subito sul sito di Pangea pangeaonlus.org/sanvalentino

Buon San Valentino a tutte le coppie e a ognuna.

Luca Lo Presti: lettere di viaggio – 31.12.2012

Prima di farvi i miei più sinceri auguri per il nuovo anno vorrei riportarvi un breve commento relativo ai recenti fatti accaduti in India perché credo sia fondamentale avere una corretta interpretazione delle cronache troppo spesso solo urlate.
Avrete certamente sentito che in questi giorni in India una giovane donna e’ stata stuprata e uccisa e a seguire altri fatti simili ma la notizia vera non e’ questa, in India ogni giorno una donna subisce la stessa sorte e il 63% dei bambini subisce abusi, la vera notizia, il fatto che deve indurci ad una riflessione, e’ che la società civile indiana e’ scesa per le strade a protestare e questo non era mai accaduto prima. La grande protesta e’ indicatore del fatto che i movimenti per i diritti umani stanno lavorando bene, molto meglio che in Italia dove l’attenzione su questi temi e’ ancora bassissima e i dati della violenza contro le donne e i bambini sono più inquietanti di quelli indiani.

Frequento l’India da circa 30 anni e con Pangea ci lavoro da 9 e queste cose le conosco bene. Lavoriamo tra la gente, per le donne ultime tra le ultime, disabili di Calcutta che erano usate come oggetti anche per il piacere sessuale e oggi sono imprenditrici che vivono in dignità e pace. Siamo con le devadasi del sud, ex prostitute bambine che oggi hanno aperto 3 banche rurali e la cosa che vi posso garantire e’ che non sara’ la pena di morte che oggi rischiano quegli stupratori a fermare le violenze ma l’incessante opera di sensibilizzazione ed educazione al rispetto che anche Pangea, tra gli altri, sta facendo nel paese che nasce nel nome della Madre e in ogni dove vi sia bisogno questo si faccia. Politiche che nascono dall’ascolto e dalla comprensione che parte dalla condivisione, regole fondamentali che anche chi governa dovrebbe tener presenti e che oggi sono felice di condividere con tutti voi.

Per il nuovo anno non vi farò gli auguri chiedendovi di rivolgere un pensiero alle persone più sfortunate, a chi vive in povertà o in guerra. Questa volta chiedo qualcosa per ciascuno di voi, e per me stesso: vi auguro di avere la voglia e il coraggio di vivere un 2013 fatto anche di gioia, fiducia e pace. Di riuscire a vedere la bellezza, anche quando tutto sembra apparire brutto. Di non sentirvi soli, perché veramente soli non lo siamo mai. Di trovare in ognuno dei prossimi 365 giorni almeno un’occasione per sorridere di cuore. Di ricordarvi di essere felici per le persone che siete e non per le cose che possedete. Il resto, almeno per come la vedo io, è decisamente secondario.

Un abbraccio.

Luca

P.s. Sotto se vorrete leggerla una lettera che racconta l’India dove Pangea lavora.

Esiste un luogo dove il mondo si incontra, dove le madri nascono e dove i colori e i sapori si mescolano consentendo alla mente di perdersi. È un luogo dove le notti sono avvolgenti e le luci tenui accompagnate da suoni di mantra sussurrati cullano l’anima. In questo luogo tutto è dedicato alla madre: il nome del fiume più sacro che porta la vita; il nome dei templi e il nome delle divinità. Questa nell’immaginario comune l’India paese dove Fondazione Pangea lavora da anni e denuncia una realtà completamente differente dallo stereotipo che la definisce la terra della pace e dell’amore. In India l’uomo è riuscito attraverso lo sviluppo supremo dei propri egoismi a creare le condizioni perché tutto divenga il contrario di tutto. I colori accesi delle donne si spengono perché le madri muoiono di parto e le mogli muoiono false suicide per interessi legati alla dote. I profumi più intensi dei fiori più belli si tramutano nell’odore più acre nel paese dove oltre 600.000 bambine non nate piangono silenti perché non desiderate. Muoiono uccise dalle ecografie che medici corrotti contrariamente a quanto prevede la legge fanno per procurare aborti selettivi. Medici che nelle cliniche private assistono gratuitamente partorienti per poi, a loro insaputa, sterlizzarle per incassare soldi dallo stato che incentiva questa politica. Anche i suoni dei mantra divengono urla di rabbia e sgomento innanzi alla consapevolezza che il 63% dei bambini subisce violenza, stuprati da sadu che non rappresentano il sacro ma approfittano dell’ignoranza e della superstizione oppure, da turisti senza scrupoli che lungo le rive di quel fiume santo dove e’ blasfemo bere una birra li addescano in cambio di poche monete. E’ l’India il luogo dove gli interessi di pochi predominano sui tanti, il 70% della popolazione sopravvive con meno di un dollaro al giorno vivendo in slam talmente grandi che non e’ possibile misurarne con lo sguardo i confini. Un paese dove i latifondisti pretendono oggi la ius primae noctis scegliendo nei villaggi le ragazze più belle o dove bambine sono costrette per riuscire a sfamare la loro famiglia a divenire devadasi, giovanissime prostitute dedicate ad una dea sfregiata dall’uomo. l’India null’altro e’ se non la metafora del mondo, Un mondo fatto di egoismi che spegne il sogno della vita e persegue la via della guerra, oltre 22 conflitti inter etnici o inter religiosi affliggono questa terra. Pangea lavora qui, nell’india vera, in quella dove la gente suda e fatica spingendo rischiò e raccogliendo immondizia per sfamarsi, non in quella raccontata nei libri delle favole ed è importante esserci non per dare elemosina ma per lottare con la gente perché tutto ciò possa cambiare. Per far questo viviamo con le donne degli slam di Calcutta dove la vita sembra impossibile possa ripartire ma, grazie al nostro progetto, molte donne disabili prima trattate come oggetti da gettare oggi hanno dignità, diritti e economia. Oppure nei territori desertici del Karnataka dove ancora oggi si diviene devadasi e si subiscono le angherie dei latifondisti. Qui, nel nulla, oltre 10.000 donne hanno raggiunto l’indipendenza economica, non muoiono per problematiche legate al parto, hanno imparato a leggere e scrivere e mandano a scuola i loro figli che, tra maschi e femmine sono oltre 50.000! Tra non molto, se riusciremo a trovare i soldi, Pangea sarà anche a Varanasi, la città più santa, per smascherare e portare in tribunale gli stupratori di donne e bambini. Un mondo che uccide le madri è un mondo che non sogna e la mancanza di sogni uccide la vita.
Pangea ha il compito e il dovere di riuscire a ritrovare il sogno e realizzarlo, avendo la forza di saper affrontare il tempo più lungo, quello dell’attesa legata alla maturazione dei semi che il frutto dello sviluppo dovrà portare. Forse non stiamo cambiando il mondo ma certo stiamo cambiando la vita di tante persone e, per far questo non c’è prezzo, costo da ritenersi eccessivo o fatica. Salvare una vita è ciò che ognuno di noi ha il dovere di fare. Non ci sono eroismi o straordinarietà, tutto è parte di un ordinarietà legata alle logiche più semplici, quelle dell’Amore. Con questo negli occhi e nel cuore devo confessarvi che durante questo ultimo viaggio la mia mente e il mio spirito si sono rasserenati non grazie ai mantra o per il lento andare di una barca sul Gange ma perché ho visto ciò che stiamo realizzando grazie allo sforzo di tutte le persone che credono nel nostro lavoro e ci donano con fatica e con desiderio di Fare anche solo un euro. Porto dunque a tutti voi la serenità che trovo negli sguardi delle Donne che incontro, il sorriso dei Bambini che mi corrono incontro e la stretta di mano di Uomini che hanno la possibilità di immaginare un futuro migliore. Un futuro dove globalità fa rima con dignità e non con sfruttamento. Un futuro dove, tutti insieme, troveremo quel sogno e lo tramuteremo in segno.
Luca Lo Presti

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 22.01.2013

Dopo quasi 30 anni di India solo oggi ho capito che qui devi arrivarci in silenzio, in punta di piedi. Non devi cercare di riconoscerla la troverai senza sforzo.
La città dove sono diretto mi aspetta, mi accoglie con le sue braccia ampie e rumorose. I colori leggeri impattano su grigi densi. Milioni di occhi si uniscono in un solo sguardo che ha il volto di un posto che voglio vivere perché sento che qui il mio amore e’ ben riposto e corrisposto. Calcutta e’ qui, mi aspetta e io mi arrendo a lei, sento il suo abbraccio arrivarmi dentro e non ho parole da dire.
Guerra di gente che vive nel movimento tormentato di un traffico disordinatamente ordinato.
I rumori assordanti non coprono il mio silenzio e lo sguardo rivolto in un sol punto raccoglie tutto e tutti.
Siamo stanchi io Ugo Simona e Monica ma non possiamo fare a meno di andare in ufficio a salutare le ragazze. L’ufficio di Pangea ha muri giallo zafferano e ci accoglie come fosse sole!
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Ci sediamo per terra e con le mani giunte in un saluto sacro, beviamo un te’ caldo che profuma di zenzero; il mio preferito. Sul pavimento di cemento liscio accogliamo le donne che poco a poco, una ad una, lente e silenziose ci vengono a salutare.
Tra loro mi colpisce una bambina con gli occhi dolci che e’ priva dell’uso delle gambe. Silenziosa abbracciata a sua mamma siede accanto a me. Ha un leggero vestitino blu e mi guarda timida. Profuma di rosa. Appoggia la sua piccola guancia al volto della mamma e, come accade quando si condividono i gesti, percepisco la morbidezza e il profumo della pelle del figlio che, teneramente, si addormenta abbracciando chi ama.
Ora, in questo istante, tutto mi e’ chiaro, il dubbio riguardo alla mia presenza qui si dissolve: stavo perdendo l’abbraccio che mi unisce a tutti gli uomini, stavo perdendo la visione dell’aiuto che si deve portare ovunque e a chiunque ne abbia bisogno semplicemente perché e’ giusto che questo accada.
La tenerezza di questa bambina e’ stata la chiave che ha riaperto il mio cuore e ora il mio viaggio può iniziare davvero.

A presto Luca

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 23.01.2013

“Chi ha un perché per vivere, può sopportare tutti i come.”
Questo un giorno mi ha detto mio fratello ed ha perfettamente ragione. Senza un motivo nessuna fatica, nessuno sforzo, nessuna battaglia avrebbe senso. Senza un vero motivo ci lasceremmo morire perché se niente animasse il nostro cuore tutto diverrebbe arido. La domanda che mi pongo pero’ e’: cos’e’ che davvero ci da questa forza? Cammino lento sul binario di quella parte di Calcutta che viene chiamata città della gioia e mi chiedo se queste persone lo hanno un vero motivo per vivere. Intorno a me solo baracche fatte di stracci costruite a meno di un metro dai binari del treno. Bambini nudi giocano, ridendo rincorrono cani magri. Capre mangiano il poco cartone che trovano e sui fuochi sono poggiate su alari di scarto pentole che contengono acqua di fiume. Ma, ad un tratto, mentre cammino sento come un dolore, qualche cosa mi colpisce e penetra nei pori della mia pelle. Punge come barbaglio di luce accuminato che non posso scansare. Scariche di elettricità viva mi bloccano prima che possa fare un altro passo ed e’ allora che mi fermo; mi zittisco e faccio il vuoto intorno al chiasso dei bambini e allo stridio delle ruote ferrate dei treni. Mi fermo e ascolto quello che credevo essere senza suono:
lo sguardo delle madri.
Quella voce muta mi stordisce; barcollo. Lo sguardo di una donna giovane che ha in grembo una bimba di pochi mesi con un cappuccio di ciniglia rosa urla e mi chiama. Le gambe non reggono e mi seggo al suo fianco.
Mi domando chi sia, chi lei pensi io sia ma mi zittisco di nuovo per capire senza domandare ed e’ allora che Vedo e Sento, trovo la risposta alla mia domanda in una sola parola: Amore.

Il mio sguardo come chiuso in un obiettivo monoculare allarga la prospettiva e mi accorgo come fosse la prima volta che mi reco in questo luogo che ovunque e’ amore, null’altro che amore.
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Una mamma abbraccia la sua bambina con la tutina rosa di ciniglia e non vede che la sua capanna e’ di stracci, non vede che il cibo e’ poco, non sente il vento, la pioggia o il freddo che le segnano il volto di donna giovane perché ha tra le braccia l’amore che si incarna in un cucciolo d’uomo col cappuccio rosa di ciniglia.

Tanti anni fa trovai anche io il mio motivo di vita ed oggi qui, in questo posto surreale dove con Pangea lavoro rinnovo la mia promessa d’amore.

“Come mi piacerebbe sentirmi utile allo stesso modo…” Così oggi un’amica commentava la foto che ho scattato su questi binari, in mezzo ai più poveri tra i poveri, aggiungendo che lavorare in India mi regala vita.

A lei, ai tanti amici che mi seguono, che mi leggono, che mi scrivono voglio ricordare che io sono un tramite, un ponte che collega la vostra generosità e il vostro sostegno alle donne e i bambini di cui Pangea si occupa in India, in Afghanistan e in Italia.

Senza di voi non sarei nulla, Pangea non sarebbe nulla. Siete tutti sempre utili quando condividete i nostri appelli, quando ci date una mano, quando azzerate le distanze che separano “noi” da “loro” e vi sentite vicini col cuore a qualcuno che probabilmente non incontrerete mai di persona, ma non per questo vi è indifferente.
Spesso, quando si parla di cooperazione, si sente dire che “con poco si può fare molto” così spesso che questa frase ormai scivola via, sembra uno slogan a cui non si fa più troppo caso. Ma è la verità: 15 euro sono sufficienti a pagare i costi di un corso di sartoria o una visita medica alla bambina col cappuccio rosa in un Paese dove i più disperati vivono con meno di un euro al giorno. E il valore di quei 15 euro è immenso: non si tratta solo di insegnare a una donna un mestiere che le permetta di guadagnare qualcosa. Si tratta di ridarle fiducia in se stessa, farla sentire accettata, farle vivere dei momenti di autentica felicità e soddisfazione. Farle sapere che non è sola e che qualcuno, inspiegabilmente, ha voluto prendersi cura di lei.
Quel qualcuno non sono io, non merito le vostre parole d’ammirazione, quel qualcuno siete tutti voi e domani porterò’ a quella madre e a quel piccolo fiore il vostro abbraccio.

A presto Luca

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 24.01.2013

Le periferie del mondo mi sono famigliari, sono casa per nascita e mi accolgono senza chiedere. Mi riesce facile camminare per le strade senza apparentemente far nulla e riempire il mio animo di sguardi e sorrisi. Faccio il pieno di vita affinché mi porti la gioia dell’incontro e la forza per l’aiuto. Per le strade di Calcutta nulla mi disturba, percepisco profumi di gelsomino senza vederne presenza, incrocio uomini sereni anche se maceri di fatica e osservo donne magnifiche anche se violate.
Lo sguardo di Simona e’ sempre sereno e rassicura cosi il mio. Sta lavorando tanto con Kuhu la responsabile per Pangea a Calcutta e vederle ridere insieme e’ bello.
Incontrano donne, si scambiano opinioni. Si abbracciano e piangono insieme come le donne sanno fare perché conoscono il dolore e ne condividono la rabbia. Resto spettatore d’attimi e, egoista del mio tempo, continuo il mio cammino per le strade polverose.
E’ un piccolo cagnolino a fermarmi, talmente piccolo che stento a credere esista. Scodinzola con cosi tanta energia nel vedermi che mi preoccupo possa essere troppa. Al suo fianco una bambina con in grembo la sorellina che a sua volta abbraccia un orsachiotto con un baffo rosso.
Squarci di anima nei loro occhi, vitalità inesauribile in ogni corpo inconsapevolezza della fatica del vivere che li attende oppure no, in fondo questa periferia come lo e’ stata la mia li ha partoriti e, oggi, sono vivi.
Ugo scatta una foto, Monica ferma il video e nel caos solo e’ solo silenzio.
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Da Milano arriva una mail da una amica che mi dice di aver versato 40 euro a Pangea perché sa che li userò bene. Non per la polvere mi scende una lacrima. Il cuore duole quando si sente amore.
Spero di non deluderti mai amica mia e lo spero davvero. Spero di non deludere mai voi tutti amici miei perché se lo facessi avrei tradito quella bambina e me stesso.

Buona serata, vi abbraccio Luca

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 25.01.2013

Il mio viaggio in India sta per finire, spero di essere riuscito a trasmettervi almeno una parte delle sensazioni che ho vissuto. Rimarranno indelebili il ricordo della bambina col cappuccio rosa e la bambina con l’orsachiotto stretto al cuore e, con loro, mille altri sguardi impossibili da cancellare che resteranno sempre in quella parte di memoria che ha uno spazio privilegiato nell’animo di ognuno di noi. Sono certo anche voi non li dimenticherete facilmente e questo mi riempie di gioia.
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Tanta felicita’ e tante emozioni ma una tra tutte questa sera le sovrasta tutte e non posso fare a meno di condividerla con voi prima di ripartire per l’Italia: la preoccupazione.
Sono preoccupato perché il lavoro da fare è tanto e le risorse sono poche. Sono preoccupato, addolorato, all’idea che ci saranno donne e bambini che abbiamo incontrato a cui dovremo dire “no” perché non ci sono fondi a sufficienza per tutti. Vorrei fare delle promesse, ma mi trattengo perché, a meno di una grande adesione a questo progetto da parte vostra , non so se potrò mantenerle. Mi auguro che per qualcuno di voi sia possibile tradurre l’apprezzamento per il lavoro di Pangea in “vil denaro”. Lo so, questa sera sono stato poco poetico ma dovevo trovare la forza di dirvelo perché è proprio di questo che abbiamo davvero bisogno.

Un abbraccio forte a tutti voi
Luca

Potete sostenere Pangea in India con una donazione online:
http://www.pangeaonlus.org

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 26.01.2013

Quando incontri un raggio di luce rimani immobile per non coprirlo con la tua ombra.
Quando ti stringe un dito con la forza del suo amore ricordi il primo vagito e senti la vita.
Quando senti che quella luce pulsa, ha sangue e cuore allora rivedi te stesso, nudo, e preghi che Dio esista perché possa perdonarti giacche’ ti credi luce ma non sei nulla.

Oggi ho incontrato quella luce ed ho pianto.
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Grazie a tutti per essere con me ogni giorno e sopportare i miei messaggi. Chiedo scusa se ho offeso qualcuno domandando soldi ma e’ la necessita di fare che mi spinge a chiedere.

Un abbraccio a tutti Luca

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio – 29.01.2013

Dopo quasi 50 anni di vita mi accorgo che, come l’India anch’essa va affrontata in silenzio, giorno dopo giorno, passo dopo passo senza che nessun rumore molesto possa sviarmi.

Il rumore del possesso e della bramosia verso cose o persone.
Il rumore di boria e apparenza. Il rumore di una risata vuota, di vita sfuggita tra le dita come acqua che bagna ma non lava il volto.

Il silenzio per riuscire a dare senza chiedere.
Il silenzio per amare senza possedere, il silenzio per viaggiare nella vita senza mai restare.

Ho trovato questo silenzio tra le madri violate negli slam di Calcutta e ho letto nei loro occhi l’amore per la vita. Ho trovato le lacrime di una amica a Milano perché emozionata nel ritrovarmi. Ho trovato chi mi ama ad accogliermi col cuore pieno di emozione ora devo trovare me stesso per potermi dedicare in ogni luogo nel giusto modo.

Troppe volte in molti mi hanno detto: ” partirei subito con te per aiutare quelle persone ma, sai…”
Mentre sto aspettando l’alba ho voluto condividere questa mia breve riflessione con tutti voi perché e’ importante comprendere che non e’ il luogo ma l’uomo che fa la differenza.

L’ho compreso tornando da Calcutta e ho sentito pace perché intravedo una luce che mi indicherà la via per portare aiuto anche qui nel giusto modo e con la giusta comprensione.

Il mio viaggio in Italia comincia qui, comincia oggi e saranno mamme a bambini violati con volti conosciuti a tendere la mano e, se avrete la voglia di accompagnarmi vi racconterò’ anche di questo.
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A presto Luca

Luca Lo Presti: lettere di viaggio 22.02.2013

Non voglio apparire nostalgico o raccontarmi come io sia un anziano signore anche se i capelli bianchi oramai superano per numero quelli neri ma ricordo viaggi dove lo spazio tra Milano e Roma richiedeva una prenotazione in cuccetta e la notte profumava di caciotta e salame accompagnati da un fiasco di rosso.

Sono in treno, partito alle 17.00 da Milano cenero’ a Roma in orario perfetto per un settentrionale alle 20.00. Il profumo di formaggio e’ sostituito da qualche salatino e il fiasco da una mezza naturale temperatura ambiente. Uomini e donne hanno il volto illuminato non dalla compagnia ma dalle loro tavolette elettroniche e le conversazioni divengono tutte virtuali. Per rasserenarmi osservo lo sbattere di ciglia e questo mi conferma che sono vivi! E’ la fotografia di un Italia che cambia e l’evolvere di italiani che si adattano ai tempi senza accorgersi che viviamo nei racconti degli Urania che leggevamo non molti anni fa. Da allora abbiamo vissuto l’epoca dei capelli lunghi dei sognatori, l’austerity delle domeniche a piedi, lo yuppismo e i paninari. Dopo di loro e’ arrivata tangentopoli e la seconda repubblica ma il vero cambiamento lo ha segnato l’11 settembre con la caduta delle torri gemelle. Credevamo di aver visto tutto ma la guerra economica che stiamo vivendo ci fa più paura dei talebani. In questo scenario tra tecnologia ed economia ci approcciamo al voto senza sapere esattamente chi siamo e cosa vogliamo. Vestiamo abiti da yuppi ma abbiamo il conto in rosso. Leggiamo giornali di finanza ma li approcciamo come fossero l’oroscopo di Branco e ci apprestiamo a votare uomini che ci hanno raccontato di aver partecipato allo zecchino d’oro o di aver passato del tempo piacevole con la nipote di un capo di stato. Uomini che non hanno carisma oppure ne hanno troppo e riescono a riempire le piazze parlando del nulla. Ma chi siamo noi che viaggiamo in questo treno gli uni vicini agli altri senza guardarci in faccia. Cosa vogliamo noi che viviamo della luce riflessa dai tablet ma neanche troppo in fondo all’animo amiamo il profumo del minestrone?

Questi i pensieri che mi passano nella mente mentre viaggio da Milano verso Roma. Pensieri forse animati dal fatto che, guardando fuori dal finestrino, vedo campi imbiancati dalla neve attraversati da strade dove le luci gialle delle auto mi ricordano il Natale e scorgo un Italia che ha tutte le caratteristiche per essere autentica. Tento di fotografare questo paesaggio ma l’immagine che risulta più evidente e’ la mia riflessa dal finestrino. Vedo il volto di un cinquantenne con i capelli brizzolati ma lunghi segno che quel sogno non si e’ spento. Il volto di un uomo che crede che un giorno potremo svegliarci al mattino senza che si sappia di guerre o si ascolti di spred. Un mondo dove la prima notizia annunciata dai giornali radio la mattina dica di persone che costruiscono vita onesta per il presente guardando al futuro.
Non voglio sembrare un romantico o ancor peggio un nostalgico, non lo sono. Mi piace viaggiare su treni veloci e impiegare poco tempo per attraversare l’Italia ma mi auguro davvero di cuore che, domenica, andando a votare, lasciamo a casa le tavolette luminose, prendiamo per mano i nostri figli e, per loro, recuperiamo quegli aspetti umanistici da tanti bistrattati perché considerati inutili ma che trovo indispensabili perché l’uomo ritorni al centro della vita e non sia più ai margini dell’economia. Solo con questo pensiero riusciremo ad individuare quella che potrebbe essere la strada giusta per ricominciare a costruire un mondo senza paura di guardare al futuro, un mondo che non dovrà’ essere guidato dall’uomo che verrà eletto e dalla squadra che lui sceglierà ma da tutti noi che responsabilmente e con spirito pluralista dovremo percorrere immaginando che i sogni si possano tramutare in segni e che la parola impossibile non esista.

Le tavolette si spengono, i corpi si rianimano, siamo arrivati.

Buona serata a tutti

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 8.03.2013

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Oggi in tutti i negozi “La Rinascente” d’Italia parte una operazione meravigliosa a sostegno del progetto di Pangea per le mamme e i bambini vittime di violenza in casa in Italia. Una operazione limpida e onesta che vede Rinascente al fianco di Pangea a raccogliere fondi senza trattenere un euro neppure per coprire i costi di produzione e distribuzione. Nelle scorse settimane ho girato tutte le Rinascente d’Italia per incontrare tutti i collaboratori di questa azienda e ho trovato amici e amiche con le quali ho condiviso passione, valori e affetto. Oggi siamo tutti impegnati affinché un nuovo sogno si realizzi se ti va di darci una mano vienici a trovare, io non ci sarò’ ma, ti assicuro, che qui, a Kabul dove ora sono, andrò in manifestazione con le donne per urlare un 8 marzo di rispetto. Indossero’ la mia borsa rinascente con orgoglio perché non e’ una marchetta commerciale ma un simbolo vero per poter ridare vita e dignità a tante donne.

Un abbraccio e a presto Luca
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Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 9.03.2013

Qui a kabul il surreale diventa reale e ciò che pare reale diviene irreale lo comprendo discutendo con un signore con cravatta gialla a puntini verdi che indossa una elegantissima giacca in tinta. Il signore in questione ritiene il lavoro delle piccole organizzazioni inutile dato che lui, impegnato nella cooperazione internazionale da anni, vede svanire ogni sforzo non appena la cooperazione lascia il paese. Dal principio mi arrabbio e il tono della mia voce già alterato da una raucedine cronica si fa cupo ma, poi, lo guardo bene e lascio perdere giacche’ evidentemente il suo reale rimane legato al mondo di quelli che sanno tutto e non hanno nulla da imparare. Vorrei raccontargli che occorre vivere tra la gente per capire, vorrei dirgli che non bisogna dare soldi restando rinchiusi in aree protette per fare sviluppo. Vorrei dirgli che alle persone occorre dare fiducia, amicizia e amore perché riprendano a costruire ma lui incalza sulla responsabilità dei governi e l’inutilità della spinta individuale dunque taccio.
Dentro di me penso che davvero e’ Inutile parlargli di consapevolezza che viene dal basso e di ascolto delle reali necessita dunque, gentilmente sorrido, lo saluto con una decisa stretta di mano e mi dirigo verso l’auto di Allawuddin che ci e’ venuto a prendere.

Mentre partiamo per dirigerci in ufficio e’ in corso un attacco suicida che ha come obiettivo il ministero della difesa che si trova a 500 mt da noi. Esplosioni e raffiche di mitra hanno colpito e ucciso 8 bambini. Bambini che vedevamo ogni giorno camminare tra le auto chiedendo pochi spicci in cambio di una preghiera. Bambini che questa guerra la vivono in prima persona e che mai incontreranno quel signore con la cravatta gialla a puntini verdi perché vivono in un mondo troppo lontano da lui.
Bambini che avevano dei sogni che oggi si sono infranti contro pezzi di lamiera esplosa.
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Mentre tutto questo avviene arriviamo in ufficio Pangea dove 12 donne ci attendono indossando i loro abiti migliori perché oggi riceveranno i diplomi che le qualificano come parrucchiere, hanno seguito il corso che abbiamo inaugurato a giugno. Oggi il loro sogno si avverrà infatti, oltre al diploma riceveranno un prestito per poter iniziare la loro attività’. I loro sorrisi e la loro gioia cancellano tutto ciò che sino a questo momento ho vissuto e ascoltato ed e’ gioia.

Giornata strana questa che inizia conversando con un uomo con la cravatta gialla a puntini verdi che crede di essere in un palazzo di vetro a concettualizzare mentre a pochi passi da lui 8 bambini muoiono uccisi da una guerra che si decide negli stessi palazzi e che segue le stesse concettualizzazioni riguardanti i famosi effetti collaterali inevitabili per esportare la democrazia e, nel contempo, 12 mamme potranno dare un futuro ad almeno una ventina di bambini, i loro grazie al microcredito di una piccola organizzazione. Secondo quell’uomo con la cravatta gialla a puntini verdi lavoro inutile ma, lui, non e’ una di loro e, forse, ha problemi differenti rispetto a quelle migliaia di donne e bambini che Pangea ha seguito e segue da 10 anni senza aspettare che i governi si decidano ad ascoltare la voce delle persone.

Ora e’ sera e con la mente piena di questa giornata osservo i miei scarponi impolverati, guardo il volto degli amici e vedo Kabul. Vedo le luci tremule della sera accendersi sul dorso delle colline brulle, vedo veli azzurri che celano figure di donne gonfiarsi al vento. Vedo manti color della terra coprire volti bruni con folte barbe e riconosco un luogo dove il reale e il surreale non si distinguono ma negli sguardi si riconoscere l’amore per la vita e si trova la speranza mai spenta di poter vivere in un mondo in pace.
In silenzio ascolto i loro sguardi e spero di non indossare mai una cravatta gialla a pallini verdi.

Buona notte Luca
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Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 11.03.2013

Mi piace stare in Afghanistan, Kabul e’ una città che mi affascina e cattura ma, oggi, un unico pensiero ha pervaso la mia mente: se fossi afghano mio figlio potrebbe essere morto dato che l’Afghanistan e’ uno dei paesi al mondo col più alto tasso di mortalità per i bambini dagli zero ai cinque anni e mio figlio ne ha cinque e mezzo.
Mi chiedo percorrendo le strade di questa polverosa capitale di uno dei paesi più strategici al mondo dove siano finiti i 600 miliardi di dollari che gli americani hanno speso in questi ultimi dieci anni. Mi domando perché gli ospedali siano sporchi e cadenti, senza attrezzature medicali, senza cerotti o flebo. Mi domando perché non ci siano centri gincologici quando le probabilità di morire dando alla luce un bambino sono altissime. Mi domando perché non ci siano fognature, strade asfaltate o scuole pubbliche e, mi domando, perché nessuno si preoccupi di chiedersi dove siano finiti i soldi per la ricostruzione.
Mi domando perché vi siano grandi ville blindate dei tanti signori della guerra. Mi domando perché nascano scuole private gestite dagli stessi signori della guerra. Mi domando chi servano i tantissimi contractors che vestiti come robocop popolano le strade scorazzando su enormi gipponi dai vetri scuri. Mi domando chi siano i troppi uomini in cravatta che popolano l’unico albergo costoso di Kabul.
Mi faccio forse troppe domande e mi chiedo se non sia il caso di evitarne qualcuna agli amici afghani con i quali durante questi anni ho condiviso il sogno di un paese nuovo. Mi chiedo se abbia senso domandare loro cosa accadrà quando nel 2014 le truppe internazionali ritireranno dall’Afghanistan dato che nulla e’ accaduto di nuovo per chi vive nelle case arrampicate sulle colline dei quartieri di Kabul. Mi domando con che occhi potrebbe guardarmi il papa’ della bambina alla quale oggi ho regalato un orsachiotto giallo di mio figlio gli facessi la stessa domanda. Mi domando se questa sera sua mamma guardandola dormire con l’orsachiotto non si stia chiedendo se domani sara’ ancora viva.
Ogni sera prima di dormire guardo fuori dalla finestra per vedere ancora una volta le fiebili luci sulla collina prima che la corrente venga interrotta e mi chiedo quali siano i sogni delle persone che stanno per addormentarsi in quell’unica stanza dove sotto una grande coperta cercano riparo dal freddo e vorrei abbracciarli tutti.

Mi piace stare a Kabul perché malgrado tutto in un turbine di vento e polvere oggi un uomo con il viso segnato dal tempo spingeva con le mani ruvide una piccola ruota panoramica arruginita per far giocare decine di bambini. Mi piace stare a Kabul perché davanti a questo spettacolo di vita Allawuddin mi ha detto:
< speriamo che un giorno in Afghanistan si possa vivere ridendo Luca Jan>
Mi domando se vivro’ abbastanza per esserci quel giorno ma son certo che con Pangea lavoreremo incessantemente tra la gente e con la gente perché questo sogno possa realizzarsi..

Buona notte.

Luca
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Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 19.03.2013

Tornato da Kabul ho detto a mio figlio: “Elia, mi sei mancato” e, lui, ha risposto: ” anche tu papa’ mi sei mancato”. Abbiamo imparato in un solo attimo che si può essere uomini esprimendo i nostri sentimenti, abbiamo imparato in un solo attimo che e’ bello anche per un uomo poter esprimere liberamente i propri sentimenti. Mi sono sentito un super eroe, credetemi, e oggi lo racconterò’ a tutti cominciando da voi. Signore mamme e donne tutte, fate un regalo ai vostri uomini, ai papa’ dei vostri figli, fateli sentire uomini anche se piangono o sanno essere dolci. Non dite mai più ai vostri figli maschi ” non piangere, non sei una femminuccia!” Cercate di capire perché piangono e fateli sentire bene. Signore donne, mamme tutte, per favore fate un regalo oggi ai padri dei vostri figli, lasciate che possano sentirsi liberi di esprimere ciò che provano, non fateli vivere nell’incubo di dover seguire il modello “Corona” altrimenti non vi piacciono! Signore donne, per favore, se Corona non vi piace ditecelo! Signori papa’ oggi fatevi un regalo, baciate i vostri figli e insegnategli che gli uomini veri, quelli davvero forti, qualsiasi eta’ abbiano, sanno abbracciarsi guardandosi negli occhi perché si amano e si portano rispetto.

Signori padri, fatevi un regalo oggi che e’ la vostra festa, amatevi e amate chi vi sta accanto senza paura di farlo vedere. Io lo faro’ e cercherò’ di farlo ogni giorno perché essere vero e’ ciò’ che desidero.

Buona festa del papa’ a tutti!
Luca

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Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 22.03.2013

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Un giorno di parecchi anni fa mi trovavo per motivi che fanno parte di un altra storia con alcuni guerriglieri del PKK su una montagna nel Kurdistan. Trascorremmo la notte sorseggiando un te’ caldo avvolti in pesanti coperte che graffiavano la pelle osservando un orizzonte duro fatto di montagne aguzze. Sopraggiunta l’alba i barbuti signori posarono i loro kalashnikov e distesero i tappeti da preghiera rivolgendosi al sole che nasceva. Uno di loro mi guardo’ stupito e disse: ” tu non preghi?”
Risposi:” io non sono mussulmano”.
Lui mi guardo’ e con una calma immensa e disse ” e allora? Uomo, ringrazia chi vuoi ma, ringrazia!
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Ringrazia per il sole che ti scalda; ringrazia per lo spettacolo della vita; ringrazia perché anche oggi potrai abbracciare le persone che hai nel cuore”
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Non scordero’ mai quell’attimo e ho riflettuto molto sulle sue parole riducendole a concetti semplici:
se sei nato bello non e’ un merito ma un regalo ammesso che questo ti faciliti le relazioni sociali. Dunque, uomo, ringrazia.
Se sei nato in una condizione sociale agiata non e’ un merito ma un regalo dunque, uomo, ringrazia e cosi per tante altre piccole ma importanti cose.

In tanti mi dicono che mi invidiano o mi ammirano per quello che faccio ma, in realtà, credo solo che tendere una mano a chi e’ stato meno fortunato di me sia un atto dovuto di rispetto e di ringraziamento verso un bene prezioso che e’ la vita dunque, da uomo, ringrazio.

L’ho imparato quella notte e volevo condividere questo pensiero con voi forse perché sta per arrivare Pasqua o forse solo perché sentivo l’esigenza di farlo.

Buon fine settimana a tutti
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Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 30.03.2013

Rifletto in queste ore sul significato della Pasqua e cerco una risposta nella sua etimologia:
Pasqua è voce del verbo “pèsah”passare.
Pasqua, è dunque festa per migratori che si affrettano al viaggio.
Pasqua/pèsah è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giungere qualsiasi sia il viaggio.

Trovo intrigante definire Pasqua come un viaggio e la mia mente e’ appagata da questo concetto ma il mio cuore inciampa e resta fermo innanzi al Sinai e il Golgota che non sono scalabili in quanto inaccessibili alture della fede.

Innanzi ad essi ho agio di affrontare un ulteriore passaggio del “viaggio”: l’ignoto e vedo la Pasqua come il salto oltre il corpo e la vita uccisa verso la più integrale resurrezione.
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Vedo e desidero la forza della Madre che accompagna verso la morte chi resterà per sempre vivo perché e’ amore.
Vedo la Pasqua come viaggio senza ritorno verso la Verità col totale abbandono dell’ipocrisia.
Vedo la Pasqua come atto d’amore e la vivo come festa per viaggiatori che sanno superare le sfide più ardue, che sanno trovare passaggi, aprono brecce e saltano ostacoli la dove ci sono muri e sbarramenti perché sono “atleti di pace” ed e’ col cuore pieno di questo pensiero che desidero che sia Pasqua piena per tutti voi che mi siete amici e che sento vicini in questo incredibile viaggio che e’ la vita.

Un abbraccio e buona Pasqua a tutti
Luca

Luca Lo Presti: Lettere di viaggio 05.04.2013

Il 5 aprile del 1930 il Mahatma Gandhi fece uno tra i più clamorosi gesti di disobbedienza civile con quella che viene ricordata come la marcia del sale. 
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Fu l’inizio della fine dell’occupazione coloniale inglese dell’India. Una marcia clamorosa, silenziosa e pacifica. Educata senza azioni sopra le righe, senza proclami clamorosi, senza insulti e ipocrisie. Migliaia di persone in marcia per lottare educatamente per un diritto sacrosanto, la libertà.
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Il destino vuole che dopo 38 anni da quel giorno venne assassinato Martin Luther King il cui nome viene associato a quello di Gandhi. Entrambi lottavano pacificamente per i diritti civili e sono morti non tradendo i loro ideali. Insegnamenti forti, esempio di uomini che ci parlano di rispetto reciproco per un cammino comune verso un mondo di pace. Insegnamenti inascoltati e morti inutili se leggiamo la storia e sono tanti gli accadimenti che potrebbero confermare questa mia affermazione ma, restando in tema, voglio ricordare il 5 aprile 1992 giorno in cui ebbe inizio uno dei più lunghi e sanguinosi assedi della storia bellica moderna: l’assedio di Sarajevo.
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Oltre 12.000 morti e 50.000 feriti l’85% dei quali civili. Il numero di donne stuprate durante quel conflitto si misura nell’ordine delle migliaia e ancora oggi come milioni di altre vittime di guerra, attendono giustizia.
Curioso leggere la storia seguendo le date e, drammatico notare come uomini giusti muoiano assassinati perché ingombrano la via di chi nel proprio abecedario ha solo forma singolare e non quella plurale.
Oggi, 5 aprile 2013 e’ una data che voglio ricordare perché, oggi, in memoria di chi mi ha dato la vita ed ha iniziato un viaggio verso l’ignoto voglio rinnovare la mia promessa per l’impegno preso perché la vita possa essere un diritto di tutti e vi chiamo testimoni affinché io non faccia proclami o gesti ecclatanti ma resti fedele alla semplicità del fare. Nello stesso tempo, oggi, 5 aprile, nel nome dello stesso padre che tutti abbiamo o abbiamo avuto, desidererei che chi si sta crucciando perché desidera governarci si soffermi a riflettere leggendo la storia invogliato magari anche dal fatto che alla presidenza della Camera dei Deputati si trova oggi chi sino a poche settimane fa e’ stata portavoce per l’ alto commissario per le nazioni unite per i rifugiati e potrebbe ricordar loro che nel mondo muore un bambino di fame ogni 5 secondi oppure, più semplicemente, perché ascoltando le notizie del tg si soffermi a riflettere sul presente sconvolgendosi di dolore nell’apprendere che, oggi, 5 aprile, Romeo Dionisi e Anna Maria Sopranzi ultra settantenni si sono uccisi perché lui esodato e lei pensionata sono stati derubati della loro la dignità.
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Oggi 5 aprile e’ una giornata speciale che voglio ricordare perché, il 5 aprile, come ogni altro giorno e’ unico e non deve essere sprecato in quanto non ci e’ dato sapere quanti giorni ci sono ancora concessi perché noi si possa non sprecare i talenti che ci sono stati affidati ammesso che non li si voglia sprecare viceversa ci basterà sapere che, oggi, 5 aprile, Antonella Clerici alla prova del cuoco indosserà di nuovo i tacchi.

Luca

FONDAZIONE PANGEA ONLUS

Lavoriamo per favorire condizioni di sviluppo economico e sociale delle donne e delle loro famiglie.

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Da Pangea – Luca Lo Presti

24 milioni di persone nel mondo sono vittime di tratta degli esseri umani.

l’80% di loro viene utilizzato a scopi sessuali. 2 persone su 3 tra esse sono donne.

Solo una su cento viene liberata e salvata. Il traffico di esseri umani è considerato dal tribunale penale internazionale un reato tra i più gravi insieme al genocidio e ai crimini di guerra eppure si spendono pochissimi soldi per fermarlo, perché? Il traffico di esseri umani ha un valore stimato di 32miliardi di dollari forse in questo possiamo trovare una risposta. Altra spiegazione la si trova nelle parole del responsabile delle Nazioni Unite per la tratta che dice: la maggior parte dei corpi di polizia al mondo è gestita da maschi che reputano un reato minore l’avvio alla prostituzione oppure addirittura non lo considerano reato.
Non molto tempo fa ho seguito un autobus carico di bambini che sarebbero stati venduti come schiavi del sesso, oggi sono nuovamente con le loro mamme ed inseriti in un progetto Pangea. Raccontavo questo ad alcune persone oggi e loro mi hanno detto che il mio gli sembra uno sforzo inutile, hanno detto che malgrado me tutto continuerà come prima. Li ho guardati serio ed ho raccontato loro una storia africana che non molto tempo fa un caro amico mi ha voluto regalare, la storia recita pressappoco così:

Un giorno nella foresta scoppiò un incendio. Tutti gli animali cominciarono a scappare, tutti all’infuori di un piccolissimo colibrì che, facendo avanti ed indietro dal fiume, riempiva il suo becco con le poche gocce d’acqua che poteva contenere e le lasciava cadere sull’incendio. Un elefante osservando la scena derise il piccolo uccello e gli domandò: ma cosa pensi di fare, di salvare tutti gli animali della foresta?! Il colibrì lo guardo e serio rispose: <tu scappa pure se vuoi, io faccio la mia parte!>

Buona giornata di sole a tutti!

Luca Lo Presti   www.pangeaonlus.it