Greenpeace annuncia: anche l’Oreal si impegna a non impiegare più olio di palma…

ROMA, 30.01.14 – L’Oréal, l’azienda più grande al mondo nella cosmetica, si impegna a eliminare da tutti i prodotti le materie prime che provengono dalla deforestazione entro il 2020, inviando così un segnale importante all’intero settore dell’olio di palma.
Greenpeace si complimenta per gli obiettivi che si è posta la multinazionale, ma crede che possano essere raggiunti in tempi più brevi, e chiede a L’Oréal di accelerare i tempi.

L’impegno di L’Oréal segue quello di altre grandi aziende come Ferrero, Unilever e Nestlé, che si sono già impegnate a eliminare dalla propria filiera olio di palma di dubbia provenienza.
Anche il più grande rivenditore al mondo di questa materia prima, Wilmar International ha annunciato a dicembre una nuova politica a Deforestazione Zero.
“Apprezziamo l’impegno di L’Oréal anche se consente ancora ben sei anni per continuare ad approvvigionarsi da fonti controverse.
Chiediamo a L’Oréal di accelerare il ritmo d’implementazione della politica di acquisto, dimostrando più responsabilità verso le foreste e garantendo ai propri clienti prodotti liberi da deforestazione prima del 2020” spiega Esperanza Mora, campagna foreste di Greenpeace
Italia.

Il settore dell’olio di palma è la prima causa di deforestazione in Indonesia e porta all’estinzione specie importanti come la tigre di Sumatra. L’olio di palma finisce sugli scaffali dei supermercati (e non solo) di tutto il mondo nelle forme più varie e inimmaginabili:
viene usato in cosmetici, alimentari, detergenti e perfino nei biocarburanti, prodotti che anche gli italiani usano quotidianamente.

Sempre più persone sono consapevoli del collegamento tra i propri acquisti e la deforestazione in posti lontani come l’Indonesia. Grazie a loro è possibile convincere le grandi multinazionali ad adottare pratiche più sostenibili. Ora i consumatori punteranno la propria attenzione a quelle aziende che continuano a far parte del problema senza assumersi le loro responsabilità, come – per restare ai cosmetici – Colgate Palmolive e P&G, il produttore di Pantene.

Leggi l’impegno di L’Oreal:
www.loreal.com/news/loreal-committed-to-0-deforestation-by-2020.aspx

GREENPEACE: IL PRESIDENTE BARROSO SVENDE LA POLITICA EUROPEA SU CLIMA E ENERGIA

GREENPEACE, comunicato stampa

BRUXELLES, 22.01.14 – La Commissione Europea ha rilasciato oggi un deludente pacchetto di proposte su clima ed energia per il 2030. I governi europei ora devono correggere queste proposte, aumentare le ambizioni europee e rilanciare così quella leadership sul clima e le energie pulite che l’Europa ha già dimostrato. La decisione sugli obiettivi dovrebbe essere raggiunta a marzo ma una discussione così complessa potrebbe slittare al secondo semestre e quindi alla Presidenza di turno dell’Italia.

Greenpeace chiede all’Ue un target vincolante per il taglio di almeno il 55 per cento delle emissioni interne al 2030, un target vincolante per aumentare la quota da rinnovabili al 45 per cento e un target vincolante del 40 per cento per quanto riguarda l’efficienza energetica.

“Le svendite di gennaio sono cominciate e le aziende energetiche fossili d’Europa, che si collocano nel cosiddetto “Gruppo Magritte” hanno fatto un grande affare. Il piano della Commissione per il 2030 rischia di stroncare il mercato in piena espansione delle energie rinnovabili – dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia – È una visione miope, che costerà cara ai cittadini europei: meno posti di lavoro legati al settore delle rinnovabili, maggiori importazioni di combustibili fossili e vita più breve a causa dell’inquinamento”.

La Commissione ha proposto obiettivi vincolanti per l’Ue per portare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili al 27 per cento e per ridurre le emissioni di CO2 del 40 per cento (rispetto al 1999), entro il 2030. Tuttavia, le rinnovabili hanno il potenziale di coprire almeno la metà della richiesta di energia in Europea prevista al 2030 e un target così modesto indebolisce la capacità dell’Europa di trasformare il proprio sistema energetico. Un target così modesto ridurrebbe di poca cosa la nostra dipendenza dall’importazione di combustibili fossili e lascerebbe i cittadini e le imprese europee esposti alla volatilità dei prezzi dell’energia. Inoltre, questo target, vincolante solo a livello di Unione, deve diventare vincolante anche per i singoli Stati Membri.

Quanto al taglio del 40 per cento (senza crediti di compensazione) delle emissioni di CO2, non ci mette affatto al riparo dal rischio di superare i 2°C di surriscaldamento del Pianeta, considerato da tutti come invalicabile. Un target del 40 per cento non serve nemmeno a rinvigorire il malaticcio mercato delle emissioni (ETS) e ci sono dati scientifici che dimostrano che, se il sistema ETS non riparte la sua crisi indebolirà i target al 2030 di sette punti percentuali: l’obiettivo del 40 per cento porterebbe in realtà a una diminuzione di appena il 33 per cento.

“Solo un target credibile sulle rinnovabili, accanto ad un obiettivo ambizioso sulla CO2, può dare una marcia in più alla trasformazione del sistema energetico europeo. I governi dell’Unione adesso devono mostrare un po’ di spina dorsale e difendere il clima aumentando l’energia pulita“ sottolinea Onufrio.

La proposta della Commissione prevede la creazione, dal 2021, di una riserva di stabilità dei permessi di emissione di CO2. I permessi sarebbero tolti progressivamente dal mercato durante il periodo di scambio, a seconda del volume dei permessi presenti nel sistema. Tuttavia, questa riserva di stabilità comprende solo parte dei due miliardi di permessi in surplus nel sistema e non è sufficiente a impattare in maniera significativa sul prezzo delle emissioni. Non c’è poi nessuna garanzia che i permessi in surplus non rientreranno in futuro sul mercato. Solo la cancellazione permanente delle eccedenze di quote di emissioni di CO2, e rigorosi obiettivi al 2030, possono rendere il mercato della CO2 un volano per investimenti verdi.

I Ministri europei dell’energia e dell’ambiente discuteranno probabilmente la proposta della Commissione il 3 e 4 Marzo. Il 21 e 22 Marzo, capi di stato e di governo presiederanno un vertice Ue dedicato al raggiungimento di un accordo. La Commissione dovrà quindi emettere una proposta legislativa vincolante nella seconda metà del 2014.

Leggi la proposta della Commissione Europea:
http://ec.europa.eu/energy/doc/2030/com_2014_15_en.pdf

GREENPEACE: EX SISAS, GLI ARRESTI DI OGGI CONFERMANO LE NOSTRE DENUNCE

GREENPEACE, comunicato stampa.

ROMA, 22.01.14 –  Gli arresti odierni legati alla bonifica della ex-Sisas di Pioltello-Rodano sembrano confermare in pieno quanto da tempo denunciato da Greenpeace. Si è trattato di un autentico scaricabarile dei rifiuti per il tornaconto economico di pochi.

Greenpeace ha iniziato nei primi mesi del 2011 a investigare sulle operazioni di bonifica all’ex Sisas, puntando l’attenzione sui criteri della caratterizzazione dei rifiuti asportati, sulla destinazione finale di parte dei rifiuti, sulla frazione di rifiuti pericolosi più contaminata da mercurio e sulle tempistiche. In particolare, Greenpeace ha segnalato evidenti anomalie nella codifica, spedizione e stoccaggio finale dei rifiuti destinati alla discarica spagnola di Nerva, in provincia di Huelva (Andalusia), gestita dalla società Befesa: http://www.greenpeace.org/italy/it/multimedia/Foto1/Rifiuti-illegali-Made-in-Italy/.

“L’intervento dell’Autorità Giudiziaria è importante e necessario, ma al tempo stesso conferma lo scandaloso comportamento del governo italiano e della Commissione Europea che non sono stati capaci di vedere quello che è sotto gli occhi di tutti: la bonifica della ex-Sisas di Pioltello-Rodano è una truffa vergognosa e una seria minaccia alla salute umana e all’ambiente” dichiara Federica Ferrario, di Greenpeace Italia.

Questo pasticcio è figlio della solita emergenza rifiuti che nello specifico rischiava di materializzarsi con una maxi sanzione di oltre 400 milioni di euro cui l’Italia era stata condannata per “omessa bonifica” dopo ben due sentenze della Corte di Giustizia europea. Oltre alle evidenti responsabilità del governo italiano, Greenpeace stigmatizza quindi il comportamento omissivo della Commissione Europea che nella primavera del 2011 ha avallato la “conclusione” della bonifica, certificando una bonifica truffaldina, cancellando la multa all’Italia e coprendo di fatto tutto quello che l’indagine della Procura di Milano sta svelando adesso.

Dopo avere segnalato a più riprese le anomalie riscontrate dalle “procedure d’emergenza”, nel giugno 2012 Greenpeace ha presentato una denuncia formale alla Commissione europea che evidenzia anche il comportamento irresponsabile delle autorità europee che evidentemente hanno fatto il gioco di quelle italiane sulla bonifica della ex Sisas di Pioltello-Rodano. Tutto regolarmente confermato: prima dalla relazione della Commissione parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e, adesso, da questi arresti.

Leggi la relazione della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: http://documenti.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/013/INTERO.pdf

Leggi i documenti di Greenpeace sulla “bonifica” della ex-Sisas: http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/inquinamento/Rifiuti/bonifiche/