Ambiente e creatività.

Per stimolare la creatività un posto vale l’altro? Quanto impatta sui
bambini lo spazio che in cui li invitiamo a muoversi?
Il tempo e lo spazio che ci concediamo per fare dei lavori creativi sono di
importanza fondamentale. Troppo spesso chiediamo ai bambini e alla bambine
delle performance o degli sforzi senza badare all’ambiente e alle condizioni che
prepariamo loro. Un ‘posto vale l’altro’ ‘Basta che i bambini siano sereni’ è
quello che più spesso mi sento dire, ed è vero…fino ad un certo punto! Il
dinamismo spaziale (come riesco a muovermi in un ambiente) del bambino
determina la sua esperienza: c’ è una stretta correlazione tra contesto e gesto
creativo.
Sempre prima invitiamo i bambini a lasciare le attività manuali per quelle
cerebrali. Sempre prima proponiamo un modo di lavorare statico e controllato.
E questo avviene sia in ambienti convenzionali (come la scuola) che non
convenzionali (come i laboratori creativi).
Trovo che tante esperienze non siano allineate, né per contenuti, né per
elaborazione, all’idea di sviluppo equilibrato della creatività. Dove per
creatività non intendo la propensione a fare un disegno o di utilizzare delle
Leontina Sorrentino
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tecniche. Non solo. Ma intendo la capacità di connettere informazioni e
saperi per un uso espressivo del proprio sentire. Per tradurla in altri termini:
sono convinta che un bambino esprima la sua creatività non solo manifestando
il talento, per esempio in pittura, ma anche rispondendo nella maniera
personale ad uno stimolo esterno, per esempio superando la paura del buio
ricorrendo ad un peluche. Tempo fa insieme ad una collega che si occupava di
danza, ci siamo trovate a vivere una situazione felice di sperimentazione
lavorando in un ambiente familiare a tanti bambini, ma vissuto in modo
informale, in maniera continuativa e libera. Sono episodi rari e felici.
E’ facile realizzare un ambiente stimolante?
Detto questo ho la convinzione che non sia facile realizzare un ambiente
fruttuoso e stimolante per tutti i bambini e ovunque si voglia. Esistono dei
confini e delle regole precisi: alcuni possono essere superati solo con la buona
volontà, per altri occorrono condizioni al contesto specifiche e spazi adatti. A
25 bambini non posso proporre una lezione dinamica se sono in un aula di
35mq. Inoltre credo che non tutti possano improvvisarsi esperti di un settore che
non conoscono. Impossibile avere una scuola che possa provvedere
all’educazione artistica, musicale, corporea come provvede all’educazione delle
materie classiche. Concordo, è impossibile, anche se nella nuoa riforma mi è
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sembrato di intravedere attenzione a questi argomenti. Perché bisognerebbe
avere a disposizione il triplo del tempo, competenze diversificate e strumenti
particolari. Il problema è che non ci sono spazi neanche fuori la scuola dove
tutto questo possa avvenire, ma per altri motivi: il tempo, i costi, l’interesse.
Che fare allora?
Innanzitutto porsi la questione.
1- Essere consapevoli che i bambini esprimono molto meno del loro potenziale,
perché non esistono contesti che li stimolino su più livelli contemporaneamente.
2- Programmare delle esperienze multiple ed interdisciplinari, contaminando
settori come la danza, arti visive e musica.
3- Avviare un’inchiesta per capire le maggiori carenze in rapporto alle esigenze
dei più piccoli e delineare un protocollo quantitativo e qualitativo di esperienze
creative diffuse.
Chi dovrebbe occuparsi di questo? Tutti coloro che lavorano o hanno a che fare
con i bambini: insegnanti, educatori, animatori, operatori, dirigenti, genitori.
Tante attenzioni con i bambini non vengono attivate, perché non ci si immagina
neanche che possa essere diverso da come si è sempre fatto. Per fortuna non è
così!
Leontina Sorrentino
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