Parco dello Stirone e del Piacenziano

Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 6

LE FASI GEOLOGICHE PIU’ RECENTI

SI APRE IL BACINO BALEARICO.

Con il ricongiungimento di Africa e Europa del vasto oceano chiamato Tetide rimane solo una traccia che formerà il Mar Mediterraneo. In epoche geologiche meno remote, altri grandi avvenimenti segnano in maniera determinante la morfologia di questo bacino. Il primo avviene tra 20 e 15 milioni di anni fa e ripete in misura minore quanto era successo molti milioni di anni prima: una nuova risalita di calore dal mantello terrestre, forse prodotta dall’attrito della crosta oceanica della Tetide che si immerge sotto quella continentale o innescata dalle fratture formatesi nella zona compressa tra Africa e Europa, provoca l’inarcamento e la rottura della crosta. Questo fenomeno stacca dal continente occidentale il blocco sardo-corso e lo sposta verso la posizione attuale, formando alle sue spalle il bacino balearico. Lo spostamento del blocco sardo-corso termina in corrispondenza dell’irregolare bordo occidentale della zolla africana dove il movimento di compressione ha cominciato a formare gli Appennini.

SI APRE IL MAR TIRRENO.

AppenniniIntorno a 8 milioni di anni fa si ripete più a Est un fenomeno analogo a quello che aveva formato il bacino balearico. Un’altra frattura, con andamento grosso modo da Nord a Sud, separa la penisola italiana dalle terre che oggi formano la Corsica e la Sardegna. Questa frattura si allargherà lentamente fino a diventare un nuovo mare, il Tirreno, e spingerà la penisola italiana verso Est. La rotazione antioraria della penisola, ancora oggi in atto, provoca un’ulteriore compressione sulla catena degli Appennini che si deforma in due archi. La velocità di apertura del Tirreno non è uniforme da Nord a Sud, in quanto i bordi continentali irregolari controllano il movimento. La maggiore distensione del Tirreno meridionale porta a una accentuata deformazione dell’arco appeninico meridionale e alla progressiva migrazione della Calabria verso Sud-Est.

L’EVAPORAZIONE DEL MEDITERRANEO.

Quando da poco il Tirreno aveva cominciato ad aprirsi, un nuovo evento muta completamente la fisionomia di questa parte di globo. Tra 7 e 5 milioni di anni or sono, infatti, il bacino marino che ormai assomiglia all’odierno Mediterraneo si trasforma in un basso lago salato, con molte zone prosciugate. Le ragioni dell’improvviso disseccamento sono probabilmente legate a due fenomeni concomitanti: un aumento della temperatura (e conseguente aumento dell’evaporazione) e una interruzione, almeno parziale, della comunicazione con l’Oceano Atlantico, cui è legato in gran parte il ricambio con acqua meno salata. Questa condizione, chiamata “crisi di salinità”, durerà diverse centinaia di migliaia di anni durante i quali si forma una spessa coltre di sedimenti di tipo salino (gesso, anidrite, salgemma). Da questi sedimenti si formeranno rocce chiamate evaporiti, parte delle quali è attualmente affiorante in Sicilia, Marche e Romagna.

In un primo tempo, le evaporiti trovate in superficie furono considerate lembi di terreni molto antichi, derivanti dalle prime fasi di apertura della Tetide. Quando le perforazioni effettuate nel Mediterraneo rivelarono che in tutto il bacino erano presenti sedimenti di questo tipo, con spessori di centinaia di metri, ci si rese conto dell’errata interpretazione. La conferma si è avuta perforando questi sedimenti sui bordi dei bacini, dove il loro spessore diminuiva e con i carotaggi si potevano raggiungere anche i depositi sottostanti, che risultarono molto più giovani dell’epoca di apertura della Tetide.

Il Mediterraneo non si è probabilmente prosciugato completamente, dal momento che nei bacini più profondi sono stati ritrovati fossili di organismi capaci di vivere in acqua molto salata. Le evaporiti non sono state trovate solo nel Tirreno orientale, probabilmente perché questo settore di mare si è aperto in epoca successiva, per la continua migrazione verso Est dell’Italia.

Intorno a 5 milioni di anni fa il bacino è di nuovo occupato dall’acqua. E’ probabile che il ritorno dell’acqua sia stato rapido e isocrono in tutto il Mediterraneo, dal momento che si osserva un brusco cambiamento nei sedimenti, con depositi di argille immediatamente sopra le evaporiti. Il rapido ritorno alle condizioni iniziali deve essere stato permesso da collegamenti più vasti e più profondi di quello attuale di Gibilterra, in quanto nei sedimenti sopra le evaporiti si trovano microfossili che non sono in grado di sopravvivere sopra i 1000 metri di profondità. E’ probabile che la zona di confine della placca africana sia stata interessata in quell’epoca geologica da un movimento parallelo a quello della placca settentrionale e che questo movimento abbia determinato uno sbocco più ampio verso l’oceano.

Le conseguenze immediate della crisi di salinità furono la distruzione della fauna marina del Mediterraneo e la rapida erosione delle scarpate dei continenti non più compresse dalla massa di acqua, soprattutto in corrispondenza dell’entrata in mare dei fiumi, che vennero a trovarsi mediamente a 1500 metri sopra il livello di base.

PRESENTE E FUTURO.

Il prosciugamento del Mediterraneo si ripercuote a tutt’oggi in alcuni fenomeni rilevati nel corso di campagne di studio dei fondali. Lo spesso strato di materiali salini formatosi per l’evaporazione del bacino sono ricoperti da non più di 100-200 metri di depositi successivi.

fondale marino

Le evaporiti hanno una bassa densità, inferiore a quella dei depositi soprastanti, e tendono a risalire per galleggiamento verso l’alto. Questo fenomeno prende il nome di diapirismo e forma delle strutture rotondeggianti, che si innalzano in zone di fondo marino morfologicamente piatte o depresse, chiamate bacini anossici. Il materiale evaporitico, una volta perforati i sedimenti soprastanti, viene a contatto con l’acqua marina e, data la sua alta solubilità, si scioglie formando una fascia di salamoia. In queste zone l’acqua è così densa da rallentare la caduta verso il fondo delle particelle che provengono dalle acque limpide superiori. La presenza di sedimenti intorbidisce ulteriormente l’acqua, al punto da formare un orizzonte che riflette le onde sismiche. Al di sotto di questo strato l’acqua ritorna di nuovo limpida.

Attualmente la salinità del Mediterraneo è crescente verso Est e in senso assoluto. L’aumento di salinità di tutto il bacino appare legata a un diminuito scambio di acque con quelle a bassissima salinità del Mar Nero, a causa delle opere di regimentazione dei grossi fiumi che vi sboccano. Anche il contributo di acque fluviali del Nilo è compromesso dalle opere idrauliche. Rimane lo scambio con l’oceano Atlantico, attraverso lo stretto di Gibilterra, ma nel complesso l’evaporazione non è più compensata da apporti meteorici e fluviali e il bilancio idrico del Mediterraneo è negativo.

La convergenza tra la zolla africana e quella europea non è esaurita. Attualmente la velocità del movimento è misurata in circa 3 cm per anno e tende a chiudere il bacino del Mediterraneo. Gli enormi sforzi che si accumulano nelle zone di contatto tra le due zolle si scaricano periodicamente in violenti terremoti.

Nelle future epoche geologiche i due blocchi continentali appariranno nuovamente fusi in uno solo con isolati laghi salati, residuo del Mare delle Baleari, del Tirreno e dell’Egeo.

[tratto da http://vulcan.fis.uniroma3.it/lisetta/adamello/adamello.html]

Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 5

I DUE CONTINENTI SI RIAVVICINANO.

IL GONDWANA INIZIA A FRATTURARSI IN DUE BLOCCHI CHE FORMERANNO SUD AMERICA E AFRICA.

L’APERTURA DELL’ATLANTICO MERIDIONALE IMPRIME ALL’AFRICA UNA LENTA ROTAZIONE VERSO NORD-EST CHE COMINCIA A CHIUDERE LA TETIDE.

Intorno a 190 milioni di anni fa, in un’altra parte del globo, un evento simile a quello che aveva diviso in due la Pangea, interessa una zona del continente Gondwana. L’inarcamento crostale e la successiva apertura del nuovo graben produce una inversione nel movimento del pezzo di Gondwana che diventerà l’Africa. Dopo essersi spinto per decine di milioni d’anni verso Sud, questo pezzo di terra comincia una altrettanto lenta marcia di riavvicinamento al continente euro-asiatico.

Il movimento di convergenza diventerà più veloce a partire da 130 milioni di anni fa, quando la nuova frattura si propaga verso Sud e si comincia ad aprire l’Atlantico meridionale.

 

I DUE CONTINENTI SI RICONGIUNGONO.

LA FRATTURA DEL GONDWANA SI PROPAGA VERSO NORD, SEPARANDO LA LAURASIA IN DUE BLOCCHI, IL NORD AMERICA E L’EURASIA.

L’APERTURA DELL’ATLANTICO SETTENTRIONALE SPINGE L’EURASIA VERSO SUD-EST E ACCELERA IL RIAVVICINAMENTO ALL’AFRICA.

I MARGINI IRREGOLARI DEI DUE CONTINENTI ENTRANO IN CONTATTO: LA TETIDE SCOMPARE E SI FORMA LA CATENA ALPINA.
storia geologica Terra

Intorno a 80 milioni di anni fa, la frattura che aveva originato l’Atlantico meridionale comincia a propagarsi anche verso Nord. Il continente settentrionale viene diviso in due blocchi, il Nord-America e l’Eurasia e fra i due continenti si apre l’Atlantico settentrionale. Questa fase imprime una ulteriore accelerazione al movimento di convergenza fra Africa e Eurasia.

Intorno a 60 milioni di anni fa, i due continenti si ritrovano nuovamente di fronte. E’ possibile che il primo frammento dell’Africa ad entrare in collisione con l’Europa sia rappresentato dalla microzolla Apula (da cui l’attuale penisola italiana) e che da questo scontro nascano i primi rilievi delle Alpi.

Nelle successive decine di milioni di anni la Tetide viene inesorabilmente compressa tra i due continenti. La crosta dei fondi oceanici, anche quella attuale, è costituita da lave e si presenta più sottile e più pesante di quella continentale che è costituita da rocce mediamente meno dense. Queste differenze fisiche favoriscono, durante le fasi di compressione, l’incunearsi della crosta oceanica sotto quella continentale. Il processo (detto di subduzione) procede fino a che tutta la crosta oceanica viene subdotta sotto quella continentale e i due continenti vengono a contatto come trascinati uno contro l’altro.

I sedimenti che si trovano sopra la crosta oceanica vengono in parte “raschiati” durante la subduzione e si accavallano tra i due margini continentali. Anche le scogliere coralline e i depositi presenti sulla piattaforma continentale vengono compattati, ammassati gli uni sugli altri e deformati. Così, mentre struttura e composizione delle rocce testimoniano tutte le fasi di separazione, la loro geometria attuale e le deformazioni recano i segni dei movimenti di convergenza e di contatto tra le due zolle.

Il limite tra il margine meridionale e quello settentrionale è rappresentato da una grande frattura, detta linea Insubrica (o linea del Tonale), che corre dal Passo del Tonale fino al Canavese a Ovest e alla Val Pusteria a Est. Le rocce a Sud di questa linea sono formate dai sedimenti accumulatisi sul fondo della Tetide e sul paleo-continente africano. Quelle a Nord della linea insubrica sono di tipo diverso, tranne che per una zona dove parte delle piattaforme carbonatiche appartenenti al bordo africano sono scivolate in avanti, andando a superare questa frattura e a formare le Alpi Austriache.

[tratto da http://vulcan.fis.uniroma3.it/lisetta/adamello/adamello.html]

Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 4

I DUE NUOVI CONTINENTI SI ALLONTANANO.

DALLA ROTTURA DELLA PANGEA SI FORMA UN CONTINENTE SETTENTRIONALE (LAURASIA) E UNO MERIDIONALE (GONDWANA) SEPARATI DA UN OCEANO (TETIDE).

I DUE CONTINENTI SI ALLONTANANO E LA DIMENSIONE DELLA TETIDE AUMENTA.

Dopo l’inarcamento crostale e l’inizio di separazione dei due continenti segue una terza fase, la cui durata è stimata almeno in 40-60 milioni di anni, durante la quale il movimento che allontana i due lembi di terra prosegue. In questo lungo periodo si verificano numerosi fenomeni, tra i quali i più importanti sono l’allargamento e l’approfondimento del mare, che diventa un vero e proprio oceano, e la formazione di scogliere coralline che si sviluppano aggrappate al bordo del continente meridionale.

globo aurasia

Intorno a 200 milioni di anni fa, tra i due continenti che si allontanano vi è un mare relativamente profondo, con tratti di costa irregolari e aree emerse con isole di discreta ampiezza. Il bordo del continente che si sposta verso Sud (in parte costituito dall’attuale Africa) presenta delle protuberanze, una delle quali coincide probabilmente con la futura penisola italiana.

Tra 190 e 140 milioni di anni fa, la Tetide raggiunge la sua massima ampiezza. Lo stadio di oceanizzazione culmina con la formazione di una dorsale medio-oceanica, simile a quelle presenti negli attuali oceani. La dorsale oceanica consiste in una lunga frattura dalla quale vengono emesse in continuazione colate di lava che si spostano verso l’esterno nei due sensi e favoriscono l’allargamento dell’oceano.

In un dominio ormai così vasto gli ambienti di sedimentazione sono numerosi e differenti. Nelle zone oceaniche più profonde e più distanti dalla terra emersa sedimentano poche particelle fini e quelle derivanti da precipitazione chimica, mentre via via che ci avviciniamo alle coste i sedimenti diventano più abbondanti e le particelle hanno dimensioni maggiori. Infine, in prossimità del continente, si formano i banchi corallini, analoghi a quelli attuali delle Bahamas e di altre zone tropicali.

I coralli e gli altri organismi marini che ad essi si accompagnano, vivono in acque calde, limpide e agitate e a profondità di pochi metri (fino a un massimo di 80-100) dalla superficie del mare. La loro crescita, insieme ad altri fattori, appesantisce sempre più il bordo del continente su cui stanno appoggiati e questo fatto porta ad un progressivo abbassamento sotto il livello del mare dell’intero bordo continentale. Per mantenersi ad una profondità ottimale di sviluppo i coralli sono così costretti a crescere costantemente verso l’alto, controbilanciando il processo di sprofondamento e, nello stesso tempo, favorendolo con il loro peso.

In questo vasto oceano e sulle sue sponde si sono lentamente accumulate grandi quantità di sedimenti dai quali si formeranno molte delle rocce oggi visibili in superficie nella catena alpina. Le rocce più antiche derivanti da questa fase geologica sono calcari di mare relativamente poco profondo (Calcare d’Angolo), seguite da argilliti di bacini profondi e da gran parte delle dolomie che costituiscono le attuali Dolomiti. Fra le rocce più recenti di questa fase vi sono la Dolomia Cassiana, la Formazione di S. Cassiano, la Formazione di Raibl e la Dolomia Principale.

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Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 3

L’AUMENTO DI TEMPERATURA NEL MANTELLO PROVOCA LA FUSIONE DI MATERIALE CHE RISALE E PREME CONTRO LA CROSTA TERRESTRE FINO A DIVIDERLA IN DUE PARTI.

LA PANGEA COMINCIA A LACERARSI.

La risalita di calore può esaurirsi dopo un certo tempo e in quel caso cessano anche i processi che tendono a rompere in due un continente. La superficie terrestre resterà segnata da lunghe vallate chiamate graben (ad esempio, l’attuale graben del Reno), localizzate nel punto in cui la crosta continentale si era arcuata e fratturata.

Se il processo non si arresta, il graben tende ad allargarsi e a separare definitivamente in due il blocco continentale. Il movimento di separazione provoca uno stiramento nella crosta continentale fino a che diventa più sottile del normale. Più o meno come se si tentasse di tirare in due direzioni opposte una piastra di gomma dopo averne riscaldato la parte centrale. Il fondo del graben, costituito da crosta assottigliata dallo stiramento, può essere interessato da attività vulcanica prodotta dal materiale fuso che dal mantello raggiunge la superficie.

graben2Nella storia della Pangea, la risalita di calore non si è interrotta dopo la fase di inarcamento e, intorno a 220 milioni di anni fa, il grande continente comincia a lacerarsi in corrispondenza del graben. Il movimento di distensione della crosta si protrae per qualche decina di milioni di anni. La continua erosione di materiale, insieme alla spinta che allontana uno dall’altro i due blocchi continentali e, in alcuni casi, anche il peso delle colate di lava che si ammassano e raffreddano in superficie o nelle fratture prodotte dallo stiramento, finiscono con l’approfondire in maniera irregolare la zona.

In alcuni punti, il graben viene a trovarsi più basso rispetto a quello del mare circostante. Le aree più depresse sono invase dall’acqua marina e si formano bacini salati che si approfondiscono e si chiudono in tempi abbastanza brevi dal punto di vista geologico.

Il materiale eroso durante la fase di distensione crostale viene depositato parte sul continente, parte in mari abbastanza profondi e parte in lagune a circolazione d’acqua limitata. Nei bacini più ampi, le particelle grossolane si depositano in prossimità della costa, mentre quelle fini possono raggiungere le zone più profonde e più lontane dalle terre emerse. Negli specchi d’acqua più bassi o con poco ricambio d’acqua si formano depositi derivanti dalla frequente evaporazione dell’acqua salata.

Le rocce che si sono formate dai sedimenti prodottisi in questa fase sono di tipo diverso, ma hanno in comune la caratteristica di rispecchiare la presenza di mari soggetti a rapide variazioni di profondità, intercalati a ampie zone emerse.
Le rocce più diffuse sono le arenarie di mare basso (Formazione del Servino) le evaporiti (Formazione a Bellerophon, dolomie cariate come la Carniola di Bovegno.

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Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 2

LE TERRE EMERSE FORMANO UN UNICO CONTINENTE, LA PANGEA, CIRCONDATO DA UN VASTISSIMO OCEANO: LA PALEOTETIDE.

L’AMPIO CONTINENTE E’ COME UN COPERCHIO CHE RALLENTA LA PROPAGAZIONE DEL CALORE DALL’INTERNO DELLA TERRA VERSO LA SUPERFICIE.

LA TEMPERATURA DEL MANTELLO TERRESTRE AUMENTA FINO A PROVOCARE L’INARCAMENTO DELLA CROSTA CONTINENTALE.

Prima di 250 milioni di anni fa, il continente Pangea presenta un vasto golfo a Est, più o meno alla attuale latitudine dell’Italia.
In corrispondenza di questa insenatura, la crosta terrestre comincia a gonfiarsi e a sollevarsi. Questo movimento, causato dalla risalita di calore dalle zone più interne del globo terrestre, si svolge nell’arco di decine di milioni di anni. Se una vasta regione si arcua fino a fratturarsi, si formano una serie di rilievi e di incisioni che favoriscono l’azione erosiva e la formazione di ripidi corsi d’acqua.

Il materiale eroso da rilievi geologicamente giovani della superficie terrestre, trasportato dai fiumi e sedimentato nelle zone pianeggianti, consiste prevalentemente in pezzi di roccia grossolani e poco arrotondati, perché sono strappati dalla superficie e abbandonati in tempi relativamente rapidi. Quando il trasporto è più prolungato, non solo i granuli vengono abrasi, arrotondati e rimpiccioliti, ma avviene anche una selezione mineralogica, dal momento che i minerali più fragili si frantumano, fino ad essere completamente disciolti, prima di quelli più resistenti.

Attraverso lunghi processi di compattazione e litificazione, dai sedimenti accumulati si formano le rocce. Sulle Alpi sono presenti numerose rocce la cui formazione è attribuita a questa fase geologica (prevalentemente arenarie e conglomerati come, ad esempio, le arenarie di Valgardena e il Verrucano Lombardo. Queste rocce vengono definite di tipo continentale, in quanto i processi di erosione, trasporto e di sedimentazione dei granuli che le compongono si sono verificati sopra una crosta di tipo continentale.

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Storia GEOLOGICA d’Italia. Cap. 1

Nel 1912, il geofisico tedesco Alfred Wegener formulò la teoria della deriva dei continenti, secondo la quale le terre emerse sarebbero arrivate alla posizione attuale a partire dallo smembramento di un unico grande blocco circondato da un vasto oceano.

L’idea di Wegener incontrò per molti anni una forte ostilità e solo a partire dagli anni sessanta venne inglobata in una teoria più vasta che prende il nome di tettonica a zolle. Questa teoria è basata essenzialmente sulla suddivisione del globo terrestre in tre gusci concentrici che corrispondono a zone con caratteristiche chimiche e fisiche diverse: la crosta (di tipo oceanico o continentale), il mantello e il nucleo.

litosferaLa zona più esterna, che comprende la crosta e parte del mantello (litosfera) è più rigida della parte di mantello sottostante (astenosfera). Litosfera e astenosfera sono separate da una zona a bassa viscosità che favorisce lo scorrimento di una parte rispetto all’altra. La teoria della tettonica a zolle è in gran parte basata sul contrasto delle proprietà di deformazione tra litosfera rigida e astenosfera sottostante meno rigida e sulla presenza di una zona a minore viscosità tra le due. Differentemente da quanto ipotizzava Wegener, a muoversi non sono i pezzi di crosta continentale, ma le zolle di litosfera che scorrono sull’astenosfera e i continenti vengono trasportati come sassi incastrati in un ghiacciaio.

interno terraLa litosfera è attualmente divisa in sei zolle principali delle dimensioni di migliaia di chilometri e in un certo numero di zolle secondarie, molto più piccole. I vari pezzi di litosfera sono in continuo movimento relativo: in corrispondenza delle dorsali oceaniche le zolle si allontanano una dall’altra (margini divergenti) per convergere nelle zone dette di subduzione (margini convergenti).

La teoria della tettonica a zolle ha portato ad ipotizzare l’esistenza di profondi moti convettivi che trasportano in superficie, in corrispondenza delle dorsali medio-oceaniche, materiale fuso il quale spostandosi lateralmente e allontanandosi dall’asse della dorsale crea nuova crosta oceanica. In corrispondenza delle fosse, invece, la crosta oceanica sprofonda e viene riassorbita nel mantello.

La storia geologica dell’Italia e di tutta l’area mediterranea può essere inquadrata nei modelli di evoluzione di margini divergenti e convergenti. I movimenti litosferici che hanno conferito alla nostra penisola la struttura che oggi vediamo, benché si siano sviluppati nell’arco di centinaia di milioni di anni, rappresentano solo la fase geologica più recente.

[tratto da: http://vulcan.fis.uniroma3.it/lisetta/index.html]

Test di screening e di diagnosi prenatale: le differenze

La gravidanza è un periodo molto delicato della vita di una donna. Spesso la futura mamma si sente confusa e ha molte domande a cui è difficile trovare delle risposte esaustive. Un argomento che crea un po’ di confusione nelle future mamme riguarda i test di screening o di diagnosi prenatale e quali siano le differenze fra questi tipi di esame.

I test di screening prenatale sono esami di tipo non invasivo. Solitamente tali esami combinano analisi biochimiche effettuate su un campione di sangue materno a esami ecografici, per rilevare se siano presenti valori che si discostano da quelli considerati standard.
Questi esami sono completamente sicuri e non invasivi. Non mettono a rischio né la salute della mamma né quella del feto. Tali test sono di tipo probabilistico poiché, confrontando i risultati con parametri standard, viene calcolata la probabilità in percentuale che il feto sia affetto o meno da un’anomalia, come la Trisomia 21 o difetti del tubo neurale.

Non tutti i test di screening prenatale hanno la stessa affidabilità. Il Bi test, il Tri test e il Quadri test sono composti da due esami, una prima analisi del sangue per valutare i livelli di alcune proteine nel sangue, e un’ecografia chiamata translucenza nucale, che permette di effettuare delle misurazioni sul feto. La percentuale di attendibilità di questi esami arriva fino all’85%1.

Tra i test di screening prenatale rientra anche il test del DNA fetale, anche questo di tipo non invasivo. Il test del DNA fetale si effettua tramite l’analisi di un campione di sangue materno, nel quale vengono cercati dei frammenti di DNA del feto. Il DNA fetale sarà dunque analizzato permettendo di identificare eventuali anomalie cromosomiche come la Sindrome di Down e le Trisomie 13 e 18. Tale test ha un’alta affidabilità, pari al 99,9%2.

Gli esami invasivi sono invece di tipo diagnostico, permettono dunque di sapere con certezza lo stato di salute del piccolo. Rientrano tra questi esami di diagnosi prenatale invasiva amniocentesi, villocentesi e cordocentesi. Questi test analizzano campioni prelevati direttamente dalla camera gestazionale: tramite l’amniocentesi si preleva un campione di liquido amniotico, con la villocentesi viene estratto un piccolo campione di placenta mentre la cordocentesi consiste in un prelievo di sangue del cordone ombelicale. Questi esami diagnostici, essendo invasivi, presentano un rischio di aborto pari all’1 %​.

Il ginecologo saprà consigliare alla gestante a quale test di screening o diagnosi prenatale sottoporsi, in base al suo stato di salute, all’età e all’eventuale presenza di anomalie genetiche in famiglia.

Se desideri avere più informazioni sul test di screening prenatale non invasivo basato sull’analisi del DNA fetale visita www.testprenataleaurora.it
Fonti:
1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche ­ Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut
2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

Domande frequenti sulla conservazione del cordone ombelicale

Tutte le mamme in dolce attesa si pongono numerose domande nel momento in cui iniziano ad informarsi sulla conservazione delle staminali del cordone ombelicale.

Chi esegue il prelievo delle cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale?
Cosa accade in caso di parto gemellare?
È possibile conservare le staminali anche se si decide di partorire a casa?
Rispondiamo ad alcune delle domande più frequenti poste dalle mamme che si informano sulla conservazione del cordone ombelicale.

Quali sono i principali vantaggi e quali gli svantaggi nel conservare privatamente il cordone ombelicale?
La conservazione privata ha il principale vantaggio che le cellule staminali saranno immediatamente disponibili in caso di bisogno e saranno assolutamente compatibili con il bambino da cui deriva il sangue del cordone ombelicale.
I possibili svantaggi sono dovuti dalla possibilità che il sangue prelevato dal cordone, o meglio il numero di cellule staminali in esso contenuto, sia insufficiente per un’ottima riuscita del trapianto in base al peso del ricevente. La ricerca scientifica viene però in soccorso. È possibile espandere in vitro le cellule staminali allo scopo di ottenere il giusto numero per il trapianto.

Chi è abilitato ad eseguire il prelievo del sangue del cordone ombelicale al momento della nascita del piccolo?
Generalmente il prelievo delle staminali può essere effettuato da infermieri, ostetriche e ginecologi.

Il parto sarà domestico: le staminali del cordone ombelicale possono comunque essere conservate?
Certamente, basterà fornire all’ostetrica che assisterà la gestante durante il parto il kit per il prelievo inviato dalla biobanca prescelta, assieme alla documentazione necessaria per il prelievo.

Avrò due gemelli: come si effettua in questo caso la conservazione?
Se i gemelli sono omozigoti (identici), le cellule staminali saranno compatibili al 100% per cui è sufficiente effettuare un solo prelievo.
Per quanto riguarda i gemelli eterozigoti è bene procedere con un doppio prelievo e doppia conservazione per essere sicuri di avere campioni di sangue compatibili al 100% per entrambi i bambini.

Come si può determinare se le cellule staminali prelevate dal cordone sono compatibili con altri membri della famiglia?
Per prima cosa occorre sottolineare che l’istocompatibilità è ereditaria: la probabilità che il campione sia compatibile con un soggetto ricevente diminuisce mano a mano che il grado di parentela tra donatore e ricevente si riduce. Per esempio, i genitori del piccolo donatore hanno il 50% di probabilità di essere compatibili mentre i fratelli del 25%.
Per determinare il grado di compatibilità tra le cellule staminali e il ricevente verranno effettuati degli esami di tipizzazione HLA (Human Luekocyte Antigen). La tipizzazione di base è solitamente eseguita già al momento della crioconservazione delle staminali e la si effettua analizzando una piccola parte di sangue cordonale. La tipizzazione può essere effettuata anche in seguito, tramite un semplice prelievo di sangue.
Nel caso in cui la prima tipizzazione HLA di base mostri la compatibilità tra ricevente e donatore, per essere sicuri del risultato viene eseguita un’analisi del DNA e un’analisi MLC (Mixed Linfocyte Culture), che daranno il grado di compatibilità definitivo.
Per avere maggiori informazioni riguardo le staminali del cordone e la loro conservazione visita www.sorgente.com

LEOLANDIA!

Il secondo parco più amato d’Italia nella classifica di Tripadvisor è pronto ad accogliere tutti per una festa strepitosa con tante sorprese e in compagnia dei simpatici Masha e Orso, del Trenino Thomas, di Peppa Pig e il suo fratellino George.

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I festeggiamenti per il 45° compleanno di Leolandia continuano e l’estate si preannuncia ancora più sorprendente: nei mesi di luglio e agosto il divertimento si prolunga grazie alle Notti Magiche. Ogni sabato il parco sarà aperto fino alle 22 e aspetta gli ospiti per delle serate speciali ricche di magia, sorprese ed emozioni. Eventi per grandi e piccini daranno un tocco unico ai weekend estivi regalando emozioni dal mattino fino alla sera quando tutti potranno assistere ad un fantastico spettacolo pirotecnico finale. In più, imperdibili appuntamenti con Cristina D’Avena, Fiore Manni, la protagonista di “Camilla Store” e tanti contenuti per gli amanti dei Pokémon, insomma un’estate strepitosa! In più, tante attrazioni per tutta la famiglia incluse nel biglietto d’ingresso. Su leolandia.it prima acquisti, meno spendi!

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Libri sull’Arte per l’estate.

Cosa leggere per approfondire le tematiche della didattica dell’Arte ? Tante tipologie di libri: da quelli che parlano di laboratori a quelli di storia dell’arte a quelli che indirizzano ad una metodologia.
La rubrica Il Libro del mese è uno spazio in cui racconto i libri che mi sono stati utili per i miei progetti. Per ogni testo recensito preparo schede brevi.
Per ognuna riporto una citazione, riferimenti editoriali, la circostanza in cui l’ho letto oppure quello che mi ha affascinato, infine il motivo, evidenziato per punti, per cui sarebbe opportuno leggerli. Non tutti i libri sono ‘strettamente’ di Didattica dell’Arte. Convinta che per fare un buon lavoro siano necessari tanti strumenti differenti. Vi propongo una selezione di testi, così da averli sotto mano durante le vacanze, confrontarli con le vostre scelte, riguardali per utilizzarli come spunti o come tasselli di ulteriori approfondimenti.

 

I percorsi che partono dai libri sono infiniti ed è questo il bello! Anche informazioni apparentemente distanti possono creare degli anelli preziosi che poi si connettono al momento giusto. Allora la Magia dei Libri si compie.

I colori della Musica. A cura di Franco Buzzi e Marco Navoni. Luni Editrice, 2004
Certo, unire colore e suono, occhio e orecchio può sembrare un ossimoro, un contrasto dialettico insanabile. In realtà nella stessa storia della musica si è tentato talora di ricreare a livello sonoro sensazioni visive, e persino olfattive, e, viceversa, la scienza ha cercato di trascrivere visivamente suoni musicali.” G. Ravasi.
È il catalogo di una particolare mostra realizzata a Milano nel 2004. Mi sono imbattuta in questo libro per caso, cercando altro. E mi è tornato molto utile: per approfondire il tema della Musica in pittura, e per scoprire retroscena
dell’allestimento di una Mostra tanto settoriale.

Arte. Un libro tridimensionale per scoprire l’arte divertendoti. Ron Van Der Meer, Frank Whitford. Franco Cosimo Panini, Nuova edizione 2012
Il mondo è pieno di movimenti incessanti. Il vento fa fremere le foglie sugli alberi, piega l‟erba e fa danzare i fiori. Gli autobus e le automobili vanno e vengono. (…) Come evocare il movimento avendo a che fare con immagini immobili?” V.D.M.-F.W.
Il libro ha quasi 20 anni, ma continua a piacere e ad essere ristampato! Accattivante per i bambini (non troppo piccoli) e interessante per chi si occupa di didattica. Ricco di giochi e linguette che si sollevano, ha l’impostazione di una pagina web piena di link.

Il Duomo di Milano. Collana piccoli costruttori di Cattedrali, Il Duomo di Milano, Piccola casa Editrice
Al sorgere dell‟anno Mille, su questa terra si cominciano a costruire Chiese. Si sarebbe detto che il mondo si scuotesse dal passato e si rivestisse dovunque di un bianco mantello di Cattedrali” Rodolfo di Cluny. È un progetto editoriale nato per essere guida per i più piccoli. Immagini, disegni e curiosità accompagnano i lettori alla scoperta di miti, leggende, storie, legate alla costruzione dell’imponente Cattedrale Lombarda.

LaBORAtorio. Alla scoperta del vento di Tieste. A cura si Rino Lombardi.
Illustrazioni di Daniele Righi Ricco. 2010. Editoriale la Scienza Il vento è invisibile, impalpabile, incredibile! Quante cose si possono associare al vento? Dal mito al meteo, dalle foglie alle vele, dalle girandole ai mulini…Vengono subito in mente esempi solidi e concreti, ma anche tante immagini, poesie, metafore, pensieri…Il vento è un soffio vitale nelle nostre giornate. Il vento è l‟aria che gioca.” R. Lombardi
La lettura e lo studio, piacevolissimo, del testo ha preceduto la mia visita al Museo della Bora di Trieste. E’ un libro che ha come argomento il vento trattato sotto aspetto scientifico, sociale, artistico e non solo. Pieno di spunti e di ritmo.

Venere e il Drago, Il Libro dell’Arte. Amyel Garnaoui, Gallucci Editore, n.e. 2014
Le rose che cadono dal cielo sembrano uscite fuori dal cappello di un prestigiatore. Un antico scrittore greco, Anacreonte, racconta che Venere, uscendo dal mare grondante d‟acqua, fece cadere a terra una goccia dalla quale sbocciò per incanto la prima rosa.” A. Garnaoui
È un libro recente di cui ho apprezzato la veste editoriale e il taglio tematico. Con l’analisi di solo 8 dipinti di un circoscritto periodo storico, perno di approfondimenti curiosi di diverso genere.

Henrì è Matisse e io…chi sono?, E. Montanari, Fondazione Ferrara Arte, 2014
Si Henri, anche a me piace quel rosso nei capelli del tuo amico Andrè. Si anche del viola, del blu e verde nell‟ombra del suo viso e si, anche su quello di Madame Matisse. Se le assomiglia? Beh, esprime il suo sentire.” E. Montanari
È un progetto venuto fuori dalla Mostra dedicata a Matisse organizzata a Ferrara. Interessante capire la genesi e le scelte dell’autrice, oltre che scoprire il percorso proposto.

Arte d’Oriente Arte d’Occidente. Per una storia delle immagini nell’era della globalità. F. Caroli, Electa, 2006
“Oggi i destini delle Cività, con velocità e progressione vertiginose, si stanno avvicinando, intersecando, incrociando, „meticciando‟. Ciò avviene in grazia di quel nodo di eventi antropologici che definiamo globalizzazione‟. Ma non è che il dialogo della civiltà sia cominciato ieri, appunto con l‟inizio della globalizzazione. Esso dura da secoli. Anzi da millenni..” F. Caroli
Il libro di Cairoli ci aiuta a contestualizzare scoperte e scelte culturali e a evidenziare confronti sorprendenti e utili.

Da Cosa Nasce Cosa, B. Munari, Editori La Terza, edizione del 2006
“Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tattilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero il libro come oggetto, indipendentemente dalle opere stampate, può
comunicare qualcosa? E che cosa?.” B. Munari
Questo libro è uno dei miei testi preferiti di Munari. E’ un manuale di best practice della progettazione, non solo tecnica. Racconta un metodo, propone sperimentazioni, azzarda conclusioni.

La creatività a più voci, Annamaria Testa , Editori GFL Laterza, 2005
“Non contiene una teoria della creatività, né un metodo o esercizi per diventare più creativi.Propone un percorso che procede per analogie, suggestioni e intuizioni strutturate per permettere a chi legge, se lo desidera, di farsi un‟idea articolata di cosa si può intendere per creatività .” A. Testa
È un libro che amo molto. Annamaria Testa ci offre una bella raccolta di saggi sulla creatività che fanno ben respirare la mente. Professionisti di ogni settore esprimono la propria idea e raccontano la propria esperienza. per farci capire
che la cultura non è a comportamenti stagni.

 

 

 

 

L’ACQUARIO DI GENOVA SI RINNOVA!

In occasione del 25° anniversario, l’Acquario di Genova si rinnova per confermare la propria leadership come l’Acquario più grande e più spettacolare in Italia e in Europa, capace di stupire ed entusiasmare attraverso nuove esperienze di visita.

Per questa importante ricorrenza, la struttura, gestita da Costa Edutainment, da il via a un processo di rinnovamento che durerà due anni e che si fonda su due asset fondamentali: lo storytelling che accompagna il pubblico in un viaggio alla scoperta degli Oceani e l’engagement degli ospiti che consente loro di vivere un’esperienza immersiva ed appassionante.

A partire dal 23 marzo 2016, l’Acquario, una vera nave da ricerca che solca i mari del mondo, presenta un percorso completamente nuovo grazie a scenografie innovative, installazioni digital di ultimissima generazione, un light e sound design completamente rinnovato.
I passeggeri di questo viaggio ideale vengono coinvolti da veri protagonisti nel cuore della vita della struttura dall’equipaggio della nave: un ricco palinsesto quotidiano di speech – 48 incontri settimanali in 6 diverse aree – consente di interagire con lo staff che ogni giorno si prende cura degli animali per scoprire tutti i segreti e le curiosità di un posto dove la vita si rinnova continuamente.

Il nuovo percorso

Il progetto di rinnovamento e il nuovo format di visita sono stati ideati da Filmmaster Events, sotto la Direzione Artistica di Alfredo Accatino. L’agenzia che quest’anno produrrà le Cerimonie Olimpiche di Rio 2016 e cui Costa Edutainment, è intervenuta curandone tutti gli aspetti: un nuovo percorso immersivo votato all’edutainment, le nuove installazioni, il progetto di sound & light design, le scenografie, il naming delle aree, la colonna sonora con un’ora di contributi originali, e lavorando infine sulla formazione del personale e sui momenti di speech e animazione rivolti al pubblico.

Fin dalla prima sala del percorso, rinominata Pianeta Blu, uno spettacolare video mapping immersivo anticipa l’intero percorso all’interno dell’Acquario attraverso un coinvolgente storytelling; l’esperienza prosegue con nuove scenografie nel Cilindro delle Murene e nell’Area dei Pinguini. Nella prima, la grande vasca mediterranea viene svelata poco a poco al pubblico, lasciando la sorpresa della scoperta nel pieno della maestosità dei suoi 6 metri di altezza; nella seconda, il pubblico entra virtualmente nel regno dei ghiacci dove può incontrare non solo i simpatici uccelli acquatici ma anche scoprire le rarissime creature antartiche che costituiscono una delle eccellenze dell’Acquario, unico in Europa a ospitare pesci provenienti dalle acque del polo sud. L’esperienza si conclude nella sala della Danza delle Meduse con un intervento sul sound system.

Le installazioni multimedialiAbissi VR, “Fish making”, la nuova App

Il progetto ha previsto anche un importante upgrade per la parte hi-tech, realizzato da ETT: la sala Abissi VR, una delle prime installazioni permanenti di realtà virtuale in Italia, e la sala multimediale dedicata al “Fish making”.
Nella prima, il pubblico può compiere un viaggio nelle profondità degli abissi grazie a un’applicazione VR e alla realizzazione di un filmato immersivo a 360°. Il tutto è fruibile indossando i Samsung VR Gear, visori di realtà aumentata, comodamente seduti sulle poltrone realizzate da Natuzzi per questa occasione e dotate di audio. Le 8 postazioni sono accessibili a un pubblico dai 5 anni in su con un biglietto a parte di 3 Euro per gli adulti e 2 Euro per i ragazzi (5-12 anni) acquistabile direttamente lungo il percorso di visita all’ingresso della sala.
La sala multimediale dedicata al “Fish making” offre 3 postazioni di gioco, dotate di console e monitor, dove poter creare il proprio pesce ideale e immergerlo in una vasca virtuale.
Per l’occasione viene lanciata la nuova App multilingua (italiano, inglese, francese) gratuita, disponibile per sistemi Android e iOS e per device smartphone e tablet. L’applicazione consente di personalizzare la visita, scegliendo il proprio percorso, organizzare il viaggio da casa, acquistare il biglietto online, ricevere durante la visita informazioni sulle specie ospiti delle vasche e altri contenuti di approfondimento come una vera e propria guida grazie ai 25 beacon – ripetitori bluetooth a bassa frequenza – posizionati lungo il percorso, nonché creare da casa il proprio pesce ideale da immergere nella vasca virtuale della sala Fish-making.

Tutte le novità e le informazioni sulle proposte dell’Acquario di Genova e del mondo AcquarioVillage sono a disposizione sul sito www.acquariodigenova.it e sui canali social Facebook, Twitter, Flickr, Youtube, Instagram, Pinterest, Google+.