Una scelta Bio

Oggi è più diffusa una consapevolezza che spinge un numero in costante crescita di persone a fare una scelta biologica in campo alimentare, sempre più persone scelgono quindi di nutrirsi con alimenti naturali e certificati, evitando quindi cibi e bevande che potrebbero essere dannose per la nostra salute. Avere cura del proprio corpo partendo dal sapere bene cosa mangiamo è fondamentale, altrettanto importante di ciò che ingeriamo attraverso la bocca è ciò che introduciamo nel corpo attraverso l’epidermide.
Una nuova consapevolezza è quella di poter scegliere biologico e naturale anche in campo cosmetico; la BIO COSMETICA si sta infatti diffondendo sempre di più.

Ma di cosa stiamo parlando? Che cos’è la cosmetica naturale?
I bio cosmetici sono tutti i prodotti per la cura del corpo, dalle creme ai saponi, dagli shampoo ai solari, dai trucchi alle creme per pannolini, creati con ingredienti 100% naturali e totalmente privi dei tanto discussi PARABENI e per questo sicuri e privi di controindicazioni per la salute di tutti.
Nei cosmetici di uso comune sono quasi sempre presenti queste sostanze chiamate parabeni, ovvero delle combinazioni di acido p-hydroxybenzoico, che vengono usati come conservanti, prolungando nel tempo l’integrità dei prodotti stessi, sono infatti in grado di contrastare la formazione di lieviti, muffe e batteri all’interno dei cosmetici.
Utilizzare quotidianamente prodotti che contengono queste sostanze significa assorbirle.
Non è ad oggi accertato che l’assimilazione di queste sostanze provochi danni al corpo umano, ma una ricerca inglese, guidata da Philippa Darbre, pubblicata nel 2004 ipotizzava una relazione tra i parabeni applicati topicamente assieme al cosmetico ed la comparsa del tumore al seno.
Oggi qusta ricerca è oggetto di forte dibattito scientifico, non vi è la conferma che siano realmente dannosi, ma il nostro consiglio, nel dubbio,è quello di evitarne l’uso specialmente per i bambini. Scegliere di utilizzare cosmetici naturali porta, a prescindere dal fatto che i parabeni siano o meno cancerogeni, non pochi vantaggi per la salute di adulti e bambini.

I cosmetici certificati BIO sono a base di ingredienti al 100% naturali, utilizzandoli si ha la certezza di non entrare in contatto con sostanze chimiche; poichè nessun ingrediente contenuto in questi prodotti è stato trattato con fertilizzanti o agenti chimici. Come abbiamo già detto non contengono parabeni, e sono quindi spesso privi di conservanti ( solo in alcuni vengono utilizzati conservanti naturali) pertanto hanno una minor durata nel tempo che garantisce la vendita solo di prodotti freschi. Un altro vantaggio che si ha ad utilizzare i cosmetici biologici è che difficilmente irritano o rovinano la pelle o i capelli e soprattutto non creano quasi mai allergie o irritazioni come spesso accade con le sostanze sintetiche coloranti e dei conservanti chimici.
In media un cosmetico naturale contiene circa il 50% in più di vitamine, minerali ed altri micronutrienti rispetto a quelli trattati chimicamente, e quindi apportano un reale benessere, non solo apparente come la maggior parte dei prodotti comuni.
Un altro buon motivo per scegliere Bio è la vasta scelta che propone oggi il mercato, esistono moltissimi siti o negozi dove è possibile acquistare prodotti garantiti e certifcati.

 

ZENZERO

ZINGIBER OFFICINALE

 

Lo zenzero è un’erba di cui di utilizza il rizoma. E’ originaria dell’India e fu Marco Polo a farla conoscere in Europa nel XIII secolo.

La pianta ha una buona efficacia in caso di:

  • chinetosi;
  • disturbi della digestione;
  • astenia;
  • impotenza/ fatica sessuale.

Lo zenzero è famoso per le sue virtù afrodisiache e per essere un aiuto per la fertilità.

Liscio come l’olio

Il vecchio camminava lentamente per i viottoli del parco cittadino con la bimba al fianco. Una pesante artrosi lo costringeva in una posizione ripiegata in avanti. Si muoveva lentamente sostenendosi con un bastone. La bimba, Alessia, lo teneva per mano e lo allietava con la sua fresca ingenuità. Lei voleva tanto bene al nonno, e lui adorava la piccola nipotina che chiamava “la mia farfallina”.
Era una bella giornata di primavera. Qua e là nel parco numerose persone passeggiavano godendosi la bella giornata di sole, chi a piedi chi in bicicletta chi perfino a cavallo. Due passerotti si inseguivano in acrobatici quanto incontrollati voli, finirono proprio per incrociare lo sguardo basso del nonno. Egli rimase per un momento disorientato, agitò le braccia spaventato, perse l’equilibrio e finì per cadere in avanti.
“Nonno!” Gridò la piccola. L’uomo mise avanti le mani e rotolò goffamente sul fianco lasciando cadere il bastone. La piccola gli girava attorno spaventata, non sapeva cosa fare, il nonno era troppo pesante per lei. Arrivarono subito in soccorso una coppia di giovani che stavano facendo jogging.
“Tutto bene signore?” Lo aiutarono ad alzarsi.
Uno dei due giovani inforcò delicatamente gli occhiali al vecchio e chiese di nuovo,
“Tutto a posto?”
Il vecchio abbozzò un sorriso, “Tutto liscio. Liscio come l’olio.”
I due giovani spolverarono con le mani la giacca del vecchio e dopo un rassicurato sorriso ripresero la loro corsa rigirandosi più volte.
“Che paura che mi hai fatto nonno.”
“Va tutto bene piccola.” Rispose lui ancora in affanno.
Lei lo fissò puntando l’indice alla tempia e chiese, “Cosa vuol dire liscio come l’olio?”
Il nonno sollevò per lo stupore le sopracciglia, “Non sai cosa vuol dire liscio come l’olio? Quindi non conosci la storia della principessa Margarina?”
La bambina con le braccia dietro la schiena ondeggiò due volte sui fianchi “no…” disse con un filo di voce, cogliendo la gravità del fatto.
“Vieni sediamoci su quella panchina laggiù all’ombra di quel noce. Questa mancanza va subito colmata.”
Il vecchio si sedette e appoggiò il bastone al suo fianco facendo un sospiro.
“Dicevamo la principessa Margarina… ascoltami bene…”
La piccola Alessia, seduta vicino a lui gli prese il braccio e sgranò gli occhioni.
“Devi sapere che tanto, tanto e tanto tempo fa, in un luogo un po’ più a sud di qui, su una collina alta alta, c’era un bellissimo castello tutto bianco. Era fatto tutto di marmo levigato. Dicono che tutta la montagna fosse di marmo e che il castello fosse stato scolpito sulla sua sommità da decine di abili scultori. La più grande scultura mai realizzata, che aveva per fondamenta la montagna stessa. All’alba si accendeva di rosa e al tramonto s’infiammava di rosso…”
“Ooooh…” disse la bimba.
“Proprio così. Era un vero spettacolo. Nel castello vivevano circondati dalle guardie e dalla servitù la regina madre, ormai anziana e la figlia: la principessa Margarina. principessa1Il Re se ne era andato da qualche anno, ormai vecchio. La regina madre era molto preoccupata perché la giovane figlia non voleva saperne di prendere marito. Devi sposarti con un principe, Le diceva, e devi avere dei figli altrimenti la stirpe finirà con te. Non puoi restare zitella. Si va bene mamma. Rispondeva, svogliata. Devi sapere che la principessa era ricchissima, aveva tutto. Non sapeva cosa farsene di un marito. La sua vera passione era la buona cucina. C’era un vecchio cuoco a castello che conosceva tutti i segreti della cucina e l’aveva proprio viziata. Se fossi più giovane è te che sposerei, gli diceva la principessa, ne sono lusingato ma non posso altezza, rispondeva lui, lei è una principessa e io un umile cuoco. Lei deve sposare un principe, un giovane principe. La sua curatrice la visitava di tanto in tanto e le ripeteva sempre le stesse parole: lei ha il sangue troppo grasso altezza. Il suo cuore potrebbe risetirne nel tempo. Lei faceva spallucce e inghiottiva un altro boccone. Margarina era una bella ragazza, un po’ robustella, ma a quei tempi le donne piacevano così, e vuoi per la sua bellezza, vuoi per la sua ricchezza erano molti i pretendenti alla sua mano. Ma lei aveva già tutto ciò che voleva. Un altro suo vezzo che lei teneva in gran segreto, era il piacere di toccare pareti lisce. L’essere nata in quel castello di marmo l’aveva condizionata. Passava ore a lisciare con il palmo della mano le pareti della sua stanza. Tanto che le aveva rese lucide come specchi.”
Alessia ascoltava rapita il racconto del nonno e gli accarezzava la grinzosa mano.
“La regina madre un bel giorno prese l’iniziativa. Organizzò per il primo giorno di primavera la festa dei pretendenti. Scelse dieci candidati, quelli che le erano più piaciuti e li invitò a castello. Ognuno di loro doveva presentare la sua prerogativa…”
“Prerogativa?” Chiese Alessia.
“Sì. Le proprie qualità, per dimostrare di essere quello giusto, capisci?”
La bimba fece sì con la testa sorridendo.
“Ognuno dei pretendenti si presentò con un dono. Alberto da Carlonia portò un collier di diamanti di straordinaria bellezza. Margarina lo accompagnò nella stanza dei gioielli, lo metterò qui, disse quasi sbadigliando. Aperta la porta agli occhi di Alberto apparve una montagna impressionante di sfavillanti gioielli. Gisvaldo di Saccà le porto un bellissimo stallone nero, ne ho altri cinquanta, disse lui fiero. Lo metteremo nella mia stalla. Quando lei aprì il portone della stalla più di cento stalloni uno più bello dell’altro apparvero agli occhi del povero Gisvaldo. Marcotto da Frittona le mostrò le sue arti di combattente facendole dono delle sue armi forgiate dai suoi magici fabbri. Le metterò nella mia armeria, disse lei. Quindi aprì la porta di una stanza che sembrava un museo delle armi. Tutte forgiate da abili armaioli. Così, uno alla volta, i pretendenti videro cadere le loro aspettative.”
“Quindi niente principe?” Chiese la piccola.
“Per ultimo si presentò un tipo dai modi un po’ rozzi e semplici ma dallo sguardo sveglio e simpatico, un certo Olivo da… non si sa dove. Aveva portato con sé una botticella di legno. Questo è il mio dono per lei, disse timidamente. Margarina guardò quella misera botticella con sufficienza, cosa contiene? Chiese annoiata. Smeraldo liquido. Rispose lui, vorrei mostrarglielo in sala da pranzo. Lei lo guardò come si guarda un matto e disse, e sia ormai è ora di mangiare, vada per la sala da pranzo. Lui sorrise di gioia e aggiunse, prenda posto a tavola, la raggiungo subito. Sparì di corsa con la sua boticella. La principessa detestava aspettare quando si trattava di mangiare e Olivo tardava ad arrivare. Quello è tutto matto, magari se n’è andato, smeraldo liquido, mah. Pensò, e stanca di aspettare battè due volte le mani per chiamare il cuoco. Sorpresa. Con il camice bianco addosso, invece del suo vecchio cuoco si presentò Olivo. Portava un vassoio con due piatti. Contenevano una bistecca di manzo e una insalata. Che scherzo è questo. Non penserà di stupirmi con una semplice bistecca e un po’ di erbetta. Io odio l’erbetta. Dov’è finito il mio cuoco? Chiese stizzita. Olivo non rispose. Adagiò i piatti davanti alla principessa, poi estrasse un’ampollina dal lungo beccuccio dalla tasca del grembiule e versò un filo di liquido verde smeraldo su entrambe le portate con un movimento circolare. Sorridente invitò la principessa ad assaggiare. Lei tagliò spazientita un pezzo di carne, lo portò alla bocca e cominciò a masticare. Prima velocemente poi più lentamente. Tagliò quindi un altro pezzo e un altro ancora. I suoi occhi s’illumunavano a ogni boccone. A quel punto prese la forchetta e inforcò alcune foglie d’insalata dalle quali cadevano gocce di quel verde nettare e le infilò in bocca. Chiuse gli occhi. Era la prima volta in vita sua che l’erba le sembrava tanto buona. Si ricompose. Si pulì la bocca con il tovagliolo, ma prima che lei potesse dire una parola lui aggiunse, aspetti un momento principessa ancora un’ultima cosa. Ormai dovrebbe essere pronto. Olivo tornò in cucina e ricomparve. Sul vassoio stavolta c’era un solo piatto contenente fette di pane abbrustolito, ancora caldo. Vi strofinò leggermente la testa di uno spicchio d’aglio e le ricoprì con lo smeraldo liquido. Lei strappò con i denti un boccone e cominciò a masticare. Questa volta non riuscì a trattenere dei mugolii di piacere. Chiudeva gli occhi ad ogni boccone. Ne spazzolò ben sei fette davanti agli occhi soddisfatti di Olivo. Ha un nome questo nettare che chiama smeraldo liquido? Chiese soddisfatta con lo sguardo addolcito. Olio. Rispose lui, semplicemente olio di oliva. Margarina disorientata si alzò. Era scossa da quell’esperienza ma non voleva darlo a vedere. Domani, disse, a mezzogiorno, proclamerò il nome del principe che mi avrà in sposa.
“Allora Olivo ce l’aveva fatta?”
“Aspetta aspetta, non correre. La stanza della principessa era sulla sommità di una lunga scalinata di marmo bianco. Le camere dei principi ospiti erano disposte ai lati lungo la scala. Quella notte, vista la presenza a castello di tanti baldi cavalieri, la principessa decise di rinunciare alle due guardie che sulla porta della camera vegliavano al suo sonno e guardavano alla stanza dei gioielli adiacente la sua. L’avesse mai fatto. Durante la notte tre giganteschi e orribili briganti si calarono dal tetto sul balcone della stanza di Margarina.”
“Oh no…” Disse Alessia spaventata.
“La immobilizzarono nel sonno e la costrinsero ad aprire la stanza dei gioielli. Ne riempirono tre sacchi, poi fuggirono giù per le scale lasciando la principessa a terra svenuta.”
“Le avevano fatto del male?” Chiese impressionata la bambina.
“Niente affatto. Stava solo fingendo. Appena i tre chiusero la porta lei si mise a gridare con tutto il fiato che aveva: al ladro al ladro. In un attimo tutti i principi erano sulle scale…”
“Wow ben gli sta a quei briganti.” Disse Alessia entusiasta.
“Già. Purtroppo però quei tre erano veramente giganteschi e uno alla volta, fra pugni e spintoni misero fuori combattimento tutti i principi…”
“ah” disse la bimba delusa.
“Di fronte a loro era rimasto solo Olivo con la sua botticella in braccio. Loro lo guardarono con compatimento e si misero a ridere. Lui lanciò la botticella lungo le scale che si ruppe. I tre briganti ridendo grassamente con una spinta lo fecero cadere seduto a terra e ripartirono di corsa…”
“brutti prepotenti.”
“Il liquido verde si era sparso sulle scale di marmo; quando i tre arrivarono in corsa sui gradini oleosi cascarono pesanti a terra gambe all’aria, tramortiti. Le guardie fecero in tempo ad accorrere e li immobilizzarono.”
“Evviva!” Gridò la bimba.
“La principessa si avvicinò, rimase incantata dalla lucentezza di quel verde liquido e cominciò ad accarezzare gli scalini ricoperti di un velo d’olio. Tutto bene altezza? chiesero le guardie. Tutto liscio. Liscio come l’olio. E così da allora quando va tutto bene si dice liscio come l’olio.” Concluse il nonno battendosi le mani sulle ginocchia.
“Si va bé nonno ma… insomma com’è finita?” Chiese impaziente Alessia.
Il nonno sorrise, “La principessa prese dai sacchi dei briganti tre monete d’oro. Le diede una a ognuno e disse alle guardie di lasciarli andare.”
“Ma come?”
“Lei guardo tutti i principi presenti e disse: una principessa può sposare solo un uomo che la sappia difendere. Olivo tu sarai il mio sposo. Gli cinse le braccia al collo e lo baciò.”
“Evviva!” Gridò la bimba entusiasta.
Il nonno rideva soddisfatto. La bimba di colpo si fece seria e smise di gioire.
“Però questa non è una storia vera?”
“Hai ragione. E’ una favola: anche se tutte le favole hanno un fondamento di verità: e poi fanno tanto bene al cuore.” Ribadì il nonno appoggiandosi la mano sul petto.
“Come l’olio di oliva?!” Aggiunse Alessia.
“E’ proprio sveglia la mia nipotina.” Disse il nonno baciandola in fronte.
“Adesso è ora di tornare a casa o la tua mamma starà in pensiero.”
“Sei sicuro nonno di poter camminare?”
“Sicuro piccola farfallina. Cammino talmente curvo che se anche cado è poca la distanza che percorro e quindi poco il male che mi faccio. E’ l’unico vantaggio della mia artrosi.” Ciò detto raccolse il suo bastone e s’incamminarono.
“Allora, com’è andata la passeggiata ai giardini papà?” Chiese la mamma di Alessia.
“Tutto liscio.” Disse lui lanciando uno sguardo complice alla bimba.
“Liscio come l’olio!” Ribadirono in coro e scoppiarono a ridere.

Melody e il mondo di Armonia

Melody e il mondo di Armonia, una fiaba avventurosa fra i segreti della musica.

Rudy Mentale, autore reggiano, pubblica Melody e il mondo di Armonia, una fiaba nata dalla collaborazione con l’illustratore Ro Marcenaro.
Ricca di episodi avventurosi, la fiaba ha lo scopo principale di avvicinare i bambini alla musica, facendoli divertire nella esilarante scoperta di fantastici personaggi.

Concetti come Maggiore, Minore, Diminuito, Intervallo, Intonazione non saranno più un mistero per i piccoli lettori e tutto questo grazie ai protagonisti di questa fiaba: Musico, Polifonio, i gemelli Swing, Ritmo, I briganti andanti e tanti altri ancora condurranno la curiosità dei bambini nel misterioso e affascinante mondo della musica, il mondo di Armonia.

Presentato una prima volta nel 2014 nella modalità self publishing, ora Rudy Mentale pubblica questo racconto con Cerebro Editore di Milano.
La copertina è stata disegnata dal famoso illustratore Ro Marcenaro con il quale l’autore condivide il progetto futuro di realizzare una versione fumetto della fiaba. Una storia avvincente che, per il suo contenuto didattico, meriterebbe anche il grande schermo come cartone animato.

Melody e il mondo di Armonia conta 190 pagine, tutte da godere.
Distribuito da Fastbook, Libri diffusi e Cento libri, è prenotabile in qualunque libreria ed è reperibile in rete, sia in carta che in digitale, su tutti i siti più importanti, tra cui Amazon e Ibs.

Tutte le informazioni sul sito di Rudy Mentale: www.rudymentale.it
Email: rudy.mentale@yahoo.com
Tel: 3487473472

Arte al parco.

arte e didattica per bambiniTante volte mi sono chiesta che cosa voglio trasmettere ai bambini e alle bambine che partecipano ai miei incontri sull’Arte. Ogni laboratorio, ogni visita interattiva, ogni attività ludica o manuale ha obiettivi, temi, target, caratteristiche e finalità differenti, certo! Ma qual è il mio interesse primario?
Il mio fine ultimo? Non è quello di far portare a casa un “lavoretto” lindo finito, né
quello di far imparare una grande quantità di date o di far passare informazioni storico-artistiche. No. Non solo.

Quello della didattica è un lavoro di mediazione e ancora di più, per quanto mi riguarda, di relazione. Io mi preoccupo di avviare una consapevolezza. Non in maniera assoluta, ma relativa all’esperienza vissuta. L’esserci nel momento dell’azione: fare non perché è un compito, ma perché è un tempo di scoperta personale. Ascoltare chi ci conduce in una sperimentazione, ma anche sentire se stessi in relazione ad essa.
Osservare per conoscere quello che ci circonda, ma anche familiarizzare e riconoscere le nostre sensazioni in merito a ciò che ci circonda. Con la manipolazione di colori, tecniche, materiali, con la scansione del tempo, con l’occupazione fisica e mentale dello spazio.
Evocare memorie, conoscere storie, ma proiettarsi nell’oggi e nel futuro per raccogliere possibili chiavi di lettura.laboratoti arte per bambini

A un incontro sull’arte come al parco
Nessuna esperienza è a tenuta stagna. Le condizioni al contorno, quelle che stimolano livelli non solo cognitivi, ma anche socio-emotivo-relazionali, sono importanti quanto la tecnica, l’artista, l’opera di cui sto parlando. Così non bisogna uscire da un laboratorio avendo lavorato solo su un prodotto o con l’obiettivo di imparare solo nomi e date!

Un bambino che va al parco vive sta all’aria aperta e gioca. Ma non fa solo quello. Andare al parco è un’esperienza totale: perché corre, si diverte, raccoglie, scivola, cade, ma socializza anche. 10357185_958143784216539_3727011933697627212_nImpara i propri limiti, affronta lo scontro, legge le dinamiche di gruppo e valuta le proprie reazioni in base agli eventi. Se portiamo un bambino al parco gli concediamo di “sfogarsi”, gli lasciamo la giusta libertà per provarsi.
Se lo portiamo ad un laboratorio volgiamo che FACCIA e che quando esca SAPPIA. Ma non sempre ci
preoccupiamo in quale ambiente è chiamato a fare e imparare. Se il clima circostante è piacevole e stimolante, qualunque nozione si apprende meglio e si ricorda più a lungo.
Il piacere dei bambini deve essere sempre il medium nel quale immergiamo qualunque esperienza. E’ nostro compito offrire opportunità di crescita legate all’Arte e al nostro Patrimonio. Il compito della didattica dell’Arte è attivare connessioni. Connessioni tra contesti, epoche, civiltà. Tra espressioni di approvazione, dissenso, dubbi. Tra affermazioni di posizione, competenze, desideri. I bambini e le bambine come parte attiva e funzionale all’apprendimento, non come sacchi vuoti da riempire con noci di conoscenza.
11008468_974175309280053_5516525228579227071_nAllora occorre rendere l’esperienza con l’Arte un pò più Globale. Coscienti che quello che andiamo a seminare, non sono piante di date e nomi, ma un’affezione che crescerà in proporzione al nutrimento che gli daremo. Perché parlare intorno all’arte non sia attività superflua, ma necessaria come stare all’aria aperta! Che ci si senta appagati come quando torniamo dal parco sporchi, stanchi e contrariati!
Perché volevamo rimanerci ancora, invece “è tardi!” E ci hanno portato via!

da Greenpeace: FAR WEST NEI MARI ITALIANI

ROMA, 31.03.16 – Nei mari italiani operano circa 100 piattaforme, a gas e petrolio, del cui impatto ambientale non si ha alcuna stima, misurazione o controllo. Greenpeace denuncia questa incredibile mancanza di supervisione dell’attività delle compagnie petrolifere nei nostri mari, precisando di avere appreso questa situazione da una nota stampa dell’ENI, proprietaria di gran parte degli impianti.
greenpeace
Questo l’antefatto: a seguito di una istanza pubblica di accesso agli atti, lo scorso settembre Greenpeace aveva ottenuto dal Ministero dell’Ambiente i piani di monitoraggio di 34 piattaforme di proprietà ENI. L’associazione ambientalista aveva però chiesto al Ministero di poter accedere ai dati di tutte le piattaforme operanti nei mari italiani, che secondo il Ministero dello Sviluppo Economico sono 135. Dal momento della diffusione di quei dati, Greenpeace ha ripetutamente chiesto – e con essa lo hanno fatto anche le Regioni promotrici del referendum sulle trivelle – cosa ne fosse delle oltre 100 piattaforme e strutture assimilabili di cui non aveva ricevuto alcun dato: il Ministero aveva deciso deliberatamente di limitare l’accesso agli atti, o il problema era l’assenza di monitoraggi?

A queste domande ha risposto ieri sera ENI, con una nota alle agenzie di stampa: “Relativamente alle ‘100 piattaforme mancanti’, per le quali secondo Greenpeace non sarebbero stati forniti i piani di monitoraggio, ENI spiega che quelle di propria pertinenza, non emettono scarichi a mare, né effettuano re-iniezione di acque di produzione in giacimento, pertanto non ci sono piani di monitoraggio prescritti e nessun dato da fornire”.

«Ecco svelato il mistero, finalmente: i petrolieri estraggono fonti inquinanti nei nostri mari e nessuno controlla. Alla faccia della “normativa severissima” che secondo il governo regolerebbe il settore, le attività di estrazione di gas e petrolio offshore assomigliano a un far west», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Siamo un Paese in cui vengono (giustamente) controllati gli scarichi dei motorini, ma non si controllano le piattaforme in mare. È vergognoso e preoccupante».

Secondo Greenpeace è inoltre incredibile che ad aver chiarito questo aspetto non sia stato il Ministero per l’Ambiente, pure interrogato per settimane, ma ENI: viene da chiedersi quali siano le istituzioni del Paese, quelle del governo o quelle delle multinazionali fossili?

Greenpeace ritiene l’assenza di controlli su questi impianti un fatto gravissimo, che conferma la necessità di una vittoria del Sì al referendum del prossimo 17 aprile. Chiede che il Governo risponda pubblicamente di questa situazione, chiarendo all’opinione pubblica quali misure intende adottare per avviare quanto prima una seria attività di controllo. L’associazione ricorda anche come attualmente le piattaforme offshore siano state escluse – in virtù di un recepimento aberrante della direttiva 2012/18/UE (DL 26 giugno 2015, n. 105) – dalla categoria di “impianti a rischio di incidente rilevante”. In pratica il legislatore esclude a priori che queste strutture possano rompersi, incendiarsi, avere delle perdite rilevanti, collassare, affondare.

Riguardo alla mancata necessità di controllare le piattaforme che non re-iniettano le acque di produzione, Greenpeace segnala il caso (portato alla luce nelle scorse ore da “S”, il mensile di Live Sicilia) di 500 mila metri cubi di acque di strato, di lavaggio e di sentina che sarebbero state iniettate illegalmente nel pozzo Vega 6, del campo oli Vega della Edison, al largo delle coste di Pozzallo. I dati relativi a questo disastro ambientale verrebbero da un dossier di ISPRA, al centro di un procedimento penale della Procura di Ragusa. Gli inquirenti ipotizzano “gravi e reiterati attentati alla salubrità dell’ambiente e dell’ecosistema marino attuando, per pura finalità di contenimento dei costi e quindi di redditività aziendale, modalità criminali di smaltimento dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi“. Secondo ISPRA la miscela smaltita illegalmente in mare contiene “metalli tossici, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici aromatici e MTBE” e ha causato danni ambientali e inquinamento chimico. “La natura particolare delle matrici ambientali danneggiate”, secondo ISPRA, non potrà essere riportata “alle condizioni originali”.

Leggi il rapporto di Greenpeace “Trivelle fuorilegge”

trivelle
ROMA, 01.04.16 – Il 73 per cento delle piattaforme situate entro le 12 miglia marine dalle coste italiane sono non operative, non eroganti o erogano così poco da non versare neppure un centesimo di royalties alle casse pubbliche. Analizzando i dati presenti sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico relativi alla produzione delle piattaforme oggetto del referendum del prossimo 17 aprile, Greenpeace ha scoperto che in tre casi su quattro si tratta di impianti il cui ciclo industriale è chiaramente esaurito perché non producono o lo fanno in quantità insignificanti.

Come si può leggere nel documento “Vecchie spilorce” di Greenpeace, delle 88 piattaforme operanti entro le 12 miglia, ben 35 non sono di fatto in funzione: 6 risultano “non operative”, 28 sono classificate come “non eroganti”, mentre un’altra risulta essere di supporto a piattaforme “non eroganti”. Dunque, il 40 per cento di queste piattaforme resta in mezzo al mare solo per fare ruggine.

Ci sono poi altre 29 piattaforme che sono considerate “eroganti” ma che in realtà da anni producono così poco da rimanere costantemente sotto la franchigia, cioè sotto la soglia di produzione (pari a 50 mila tonnellate per il petrolio, 80 milioni di metri cubi standard per il gas) che esenta i petrolieri dal pagamento delle royalties. In altre parole, quasi un terzo delle piattaforme entro le 12 miglia continua a essere definito “erogante”, sebbene produca al di sotto dei limiti della franchigia (in alcuni casi da oltre 10 anni) e quindi non renda un centesimo di royalties alle casse pubbliche. È solo una finzione che permette ai petrolieri di evitare i costi di dismissione degli impianti.

In definitiva, solo 24 piattaforme (di cui una di supporto) operano abitualmente estraendo idrocarburi al di sopra della franchigia: rappresentano appena il 27 per cento delle piattaforme entro le 12 miglia. Greenpeace ne deduce che è urgente smantellare le altre 64 strutture – alcune vecchie più di 40 anni – che hanno palesemente esaurito il loro ciclo di produzione e che devono essere rimosse prima che il mare e la ruggine provochino cedimenti nella struttura, con il rischio di causare disastri ambientali.

«Abbiamo deciso di fare chiarezza: le piattaforme interessate dal referendum del 17 aprile sono ferrovecchi che nella maggioranza dei casi estraggono nulla o poco più e che non versano neppure un centesimo nelle casse pubbliche. È questo il comparto strategico che Renzi e il fronte astensionista difendono? Il 17 aprile votando Sì possiamo dare un termine certo alla presenza di questi inutili dinosauri nei nostri mari», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Leggi il documento “Vecchie spilorce”