La Patagonia.

In Patagonia fece scavi e rintracciò fossili…

Le ammoniti sono conchiglie fossili madreperlacee appartenute a molluschi marini cefalopodi oggi
estinti, vissuti circa 195 milioni di anni fa durante il periodo giurassico. Ciascuna di esse è costituita da una serie di concamerazioni disposte a spirale, che l’animale stesso costruiva nel corso del suo sviluppo e di cui occupava solo la più esterna.
Questi fossili, di cui sono stati rinvenuti alcuni esemplari di ben 2 metri di diametro,
sono riferimenti preziosi per la datazione di rocce sedimentarie. Le ammoniti scomparvero contemporaneamente ai grandi rettili marini e volanti, ai dinosauri e a buona parte del plancton.
ammonite2ammonite

La Terra del Fuoco.

Nella Terra del Fuoco Darwin studiò la vita degli abitanti.

terra del fuoco
Era il 25 dicembre 1832 quando scrisse…

Un giorno mentre stavamo approdando presso l’isola Wollaston, accostammo una piccola imbarcazione con sei indigeni. Non avevo mai visto creature più sporche e indigenti.
Infatti sulla costa orientale gli indigeni hanno indumenti di guanaco, e sulla costa occidentali
si vestono di pelle di foca.
Gli uomini di queste tribù centrali utilizzano pelli di lontra, o cenci simili grandi come un
fazzoletto, appena sufficienti per riparargli le spalle e la schiena. Sono trattenuti mediante
cordicelle che si incrociano sul petto. Gli indigeni della barchetta, compresa una donna che si
trovava con loro, erano completamente nudi
.”

Le Galapagos

Galapagos

Alle Galapagos catturò esemplari di una fauna sopravvissuta all’età preistorica e studiò l’adattamento dei fringuelli.
fringuelli darwinSi pensa che le 13 specie di fringuelli delle isole Galapagos si siano evolute da un’unica specie simile a quella attuale: con il becco robusto, corto e conico, specializzato per rompere i semi.
Questa, molto diffusa in America meridionale, probabilmente migrò sulle isole ancora relativamente spopolate iniziando un processo di differenziazione imposto dalla varietà degli habitat e delle risorse elementari disponibili.
L’esito di questa reazione adattativa è facilmente osservabile nella dimensione e nella forma dei becchi, ciascuno specializzato a una determinata risorsa alimentare.
tartaruga galapagosDarwin osservò anche la tartaruga gigante che predilige i terreni caldi e asciutti di origine vulcanica delle zone costiere.
Di questa specie sopravvivono oggi solo 15.000 esemplari. Le isole Galapagos sono la dimora dell’unica iguana marina esistente al mondo.
Per sopravvivere nell’ambiente marino, questo gigante lungo 1,5 metri si nutre di alghe ed espelle l’acqua salmastra da apposite ghiandole.
Spingendosi con la coda come fosse un remo, può immergersi fino a 12 metri e restare sott’acqua anche 30 minuti in cerca di cibo.

Le Isole Cocos

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Il viaggio di Darwin durò 5 anni

Darwin raccolse campioni di coralli alle Isole Cocos (in Australia).
Le specie coralline sono numerose e caratterizzate da svariate combinazioni di forme e colori.
I tentacoli, che conferiscono loro la tipica forma arborescente, secernono tossine che aiutano a catturare il plancton di cui questi invertebrati si nutrono. Le barriere coralline, che rappresentano l’ecosistema marino più complesso, sono formazioni composte da scheletri calcarei di madrepore.
Sono tipiche dei mari tropicali, dove formano lunghi banchi prospicienti le coste e, nel caso degli atolli, racchiudono lagune.

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 14°

CAPITOLO XIV

Il quinto pianeta era molto strano.
Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l’uomo che l’accendeva.
Il piccolo principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, spersi nel cielo, si di un pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e il lampionaio.
Eppure si disse:
“Forse quest’uomo e’ veramente assurdo. Pero’ e’ meno assurdo del re, del vanitoso, dell’uomo d’affari e dell’ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Questo accende il suo lampione, e’ come se facesse nascere una stella in piu’, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E’ una bellissima occupazione, ed e’ veramente utile, perche’ e’ bella”.
Salendo sul pianeta saluto’ rispettosamente l’uomo:
“Buon giorno. Perche’ spegni il tuo lampione?”
“E’ la consegna” rispose il lampionaio. “Buon giorno”.
“Che cos’e’ la consegna?”
“E’ di spegnere il mio lampione. Buona sera”.
E lo riaccese.
“E adesso perche’ lo riaccendi?”
“E’ la consegna”.
“Non capisco”, disse il piccolo principe.
“Non c’e’ nulla da capire”, disse l’uomo, “la consegna e’ la consegna. Buon giorno”. E spense il lampione.
Poi si asciugo’ la fronte con un fazzoletto a quadri rossi.
“Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire…””

“E dopo di allora e’ cambiata la consegna?”
“La consegna non e’ cambiata”, disse il lampionaio, “e’ proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre piu’ in fretta e la consegna non e’ stata cambiata!”
“Ebbene?” disse il piccolo principe.
“Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho piu’ un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!”
“E’ divertente! I giorni da te durano un minuto!”
“Non e’ per nulla divertente”, disse l’uomo.
“Lo sai che stiamo parlando da un mese?”
“Da un mese?”
“Si. Trenta minuti: trenta giorni!. Buona sera”.
E riaccese il suo lampione.
Il piccolo principe lo guardo’ e senti’ improvvisamente di amare questo uomo che era cosi’ fedele alla sua consegna. Si ricordo’ dei tramonti che lui stesso una volta andava a cercare, spostando la sua sedia. E volle aiutare il suo amico:
“Sai … conosco un modo per riposarti quando vorrai …”
“Lo vorrei sempre”, disse l’uomo.
Perche’ si puo’ essere nello stesso tempo fedeli e pigri.
E il piccolo principe continuo’:
“Il tuo pianeta e’ cosi’ piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durera’ finche’ tu vorrai”.
“Non mi serve a molto”, disse l’uomo. “Cio’ che desidero soprattutto nella vita e’ di dormire”.
“Non hai fortuna”, disse il piccolo principe.
“Non ho fortuna”, rispose l’uomo. “Buon giorno”.
E spense il suo lampione.
Quest’uomo, si disse il piccolo principe, continuando il suo viaggio, quest’uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri , dal re, dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo d’affari. Tuttavia e’ il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perche’ si occupa di altro che non di se stesso.
Ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora:
Questo e’ il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta e’ veramente troppo piccolo non c’e’ posto per due…
Quello che il piccolo principe non osava confessare a se stesso, era che di questo pianeta benedetto rimpiangeva soprattutto i millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore.

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 13°

CAPITOLO XIII

Il quarto pianeta era abitato da un uomo d’affari.
Questo uomo era cosi’ occupato che non alzo’ neppure la testa all’arrivo del piccolo principe.
“Buon giorno”, gli disse questi. “La vostra sigaretta si e’ spenta”.
“Tre piu’ due fa cinque. Cinque piu’ sette: dodici.
Dodici piu’ tre: quindici. Buon giorno.
Quindici piu’ sette fa ventidue.
Ventidue piu’ sei: ventotto. Non ho tempo per riaccenderla.
Ventisei piu’ cinque trentuno.
Ouf! Dunque fa cinquecento e un milione seicento ventiduemila settecento trentuno”.
“Cinquecento e un milione di che?”
“Hem! Sei sempre li’? Cinquecento e un milione di … non lo so piu’. Ho talmente da fare!
Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole!
Due piu’ cinque: sette…”
“Cinquecento e un milione di che?” ripete’ il piccolo principe che mai aveva rinunciato a una domanda una volta che l’aveva espressa.
L’uomo d’affari alzo’ la testa:
“Da cinquantaquattro anni che abito in questo pianeta non sono stato disturbato che tre volte.
La prima volta e’ stato ventidue anni fa, da una melolonta che era caduta chissa’ da dove.
Faceva un rumore spaventoso e ho fatto quattro errori in una addizione.
La seconda volta e’ stato undici anni fa per una crisi di reumatismi.
Non mi muovo mai, non ho il tempo di girandolare.
Sono un uomo serio, io.
La terza volta … eccolo! Dicevo dunque cinquecento e un milione”.
“Milione di che?”
L’uomo d’affari capi’ che non c’era speranza di pace.
“Milioni di quelle piccole cose che si vedono qualche volta nel cielo”.
“Di mosche?”
“Ma no, di piccole cose che brillano”.
“Di api?”
“Ma no. Di quelle piccole cose dorate che fanno fantasticare i poltroni. Ma sono un uomo serio, io! Non ho il tempo di fantasticare”.
“Ah! di stelle?”
“Eccoci. Di stelle”.
“E che ne fai di cinquecento milioni di stelle?”
“Cinquecento e un milione seicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono un uomo preciso.”
“E che te ne fai di queste stelle?”
“Che cosa me ne faccio?”
“Si”.
“Niente. Le possiedo io”.
“Tu possiedi le stelle?”
“Si”.
“Ma ho gia’ veduto un re che…”
“I re non possiedono. Ci regnano sopra. E’ molto diverso”.
“E a che ti serve possedere le stelle?”
“MI serve ad essere ricco”.
“E a che ti serve essere ricco?”
“A comperare delle altre stelle, se qualcuno ne trova”.
Questo qui, si disse il piccolo principe, ragiona un po’ come il mio ubriacone.
Ma pure domando’ ancora:
“Come si puo’ possedere le stelle?”
“Di chi sono?” rispose facendo stridere i denti l’uomo d’affari.
“Non lo so, di nessuno”.
“Allora sono mie che vi ho pensato per il primo”.
“E questo basta?”
“Certo. Quando trovi un diamante che non e’ di nessuno, e’ tuo. Quando trovi un’isola che non e’ di nessuno, e’ tua. Quando tu hai un’idea per il primo, la fai brevettare, ed e’ tua. E io possiedo le stelle, perche’ mai nessuno prima di me si e’ sognato di possederle”.
“Questo e’ vero”, disse il piccolo principe. “Che te ne fai?”
“Le amministro. Le conto e le riconto”, disse l’uomo d’affari. “E’ una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!”
Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.
“Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle”.
“No, ma posso depositarle alla banca”.
“Che cosa vuol dire?”
“Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto”.
“Tutto qui?”
“E’ sufficiente”.
E’ divertente, penso’ il piccolo principe, e abbastanza poetico.
Ma non e’ molto serio.
Il piccolo principe aveva sulle cose serie delle idee molto diverse da quelle dei grandi.
“Io”, disse il piccolo principe, “possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perche’ spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai.
E’ utile ai miei vulcani, ed e’ utile al mio fiore che io li possegga.
Ma tu non sei utile alle stelle…”
L’uomo d’affari apri’ la bocca ma non trovo’ niente da rispondere e il piccolo principe se ne ando’ .
Decisamente i grandi sono proprio straordinari, si disse semplicemente durante il viaggio.

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 11° e 12°

CAPITOLO XI

l secondo pianeta era abitato da un vanitoso.
“Ah! ah! ecco la visita di un ammiratore”, grido’ da lontano il vanitoso appena scorse il piccolo principe.
Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori.
“Buon giorno”, disse il piccolo principe, “che buffo cappello avete!”
“E’ per salutare”, gli rispose il vanitoso. “E’ per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente non passa mai nessuno da queste parti”.
“Ah si?” disse il piccolo principe che non capiva.
“Batti le mani l’una contro l’altra”, consiglio’ percio’ il vanitoso.
Il piccolo principe batte’ le mani l’una contro l’altra e il vanitoso saluto’ con modestia sollevando il cappello.
E’ piu’ divertente che la visita al re, si disse il piccolo principe, e ricomincio’ a batter le mani l’una contro l’altra.
Il vanitoso ricomincio’ a salutare sollevando il cappello.
Dopo cinque minuti di questo esercizio il piccolo principe si stanco’ della monotonia del gioco: “E che cosa bisogna fare”, domando’, “perche’ il cappello caschi?”
Ma il vanitoso non l’intese.
I vanitoso non sentono altro che le lodi.
“Mi ammiri molto, veramente?” domando’ al piccolo principe.
“Che cosa vuol dire ammirare?”
“Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l’uomo piu’ bello, piu’ elegante, piu’ ricco e piu’ intelligente di tutto il pianeta”.
“Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!”
“Ti ammiro”, disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, “ma tu che te ne fai?”
E il piccolo principe se ne ando’.
Decisamente i grandi sono ben bizzarri, diceva con semplicita’ a se stesso, durante il suo viaggio.

CAPITOLO XII

Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone.IL PICCOLO PRINCIPE CAP 12
Questa visita fu molto breve, ma immerse il piccolo principe in una grande malinconia.
“Che cosa fai?” chiese all’ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
“Bevo” rispose, in tono lugubre, l’ubriacone.
“Perche’ bevi?” domando’ il piccolo principe.
“Per dimenticare”, rispose l’ubriacone.
“Per dimenticare che cosa?” s’informo’ il piccolo principe che cominciava gia’ a compiangerlo.
“Per dimenticare che ho vergogna”, confesso’ l’ubriacone abbassando la testa.
“Vergogna di che?” insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
“Vergogna di bere!” e l’ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Il piccolo principe se ne ando’ perplesso.
I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.

COS’E’ UN CORSO PREPARTO

Il corso preparto è un corso pensato appositamente per le future mamme come te, per accompagnarti e donarti serenità grazie alle informazioni che apprenderai e che ti faranno vivere ancora più consapevolmente e intensamente gli ultimi meravigliosi mesi della gestazione. Alcuni professionisti dei corsi preparto sapranno inoltre insegnarti come interagire con il tuo bambino nel periodo in cui anche lui è più ricettivo e inizia lo sviluppo della sua personalità già nell’ambiente intrauterino.

La maternità è un momento irripetibile e unico: il tuo bambino cresce, nascerà e il legame che vi unisce oggi sarà la vostra forza per tutta la vita. L’umore di una futura mamma può variare a momenti, e forse te ne sei già resa conto. Nella quotidianità di una gestante ci sono attimi felici, di commozione, di euforia ma anche altri di ansie, pensieri, e insicurezze. L’incontro con altre gestanti come te sarà un’ottima occasione per condividere, con chi ha i tuoi stessi stati d’animo, esperienze e sogni per il futuro. Questa esplosione di emozioni contrastanti è il segnale che stai cambiando, che non sarai mai più solo una donna, ma la tua essenza si completerà definitivamente e sarai finalmente una mamma. I cambiamenti fisici e psicologici che stai vivendo sono utili per creare l’ambiente più adatto allo sviluppo del tuo bambino. La sensibilità, la capacità d’introspezione e l’intuito stanno aumentando: sarai madre ogni giorno di più e saprai interpretare i messaggi del tuo bambino.

Il percorso di accompagnamento alla nascita consiste in una serie di lezioni tenute da professionisti, ad ogni incontro apprenderai qualche nuovo strumento per affrontare serenamente la tua gravidanza, il tuo parto e il periodo dell’allattamento. Nella tua vita di futura mamma, soprattutto se al primo figlio, o “primipara” in termini medici, il corso preparto è un’esperienza indimenticabile che non può mancare. Il corso preparto è, inoltre, l’occasione d’incontro con altre future mamme che, è utile ripeterlo, si sentono esattamente come ti senti tu.

Per saperne di più…

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 10°

CAPITOLO X

Il piccolo principe si trovava nella regione degli asteroidi 325, 326, 327, 328, 329 e 330. Comincio’ a visitarli per cercare un’occupazione e per istruirsi.
Il primo asteroide era abitato da un re.
Il re, vestito di porpora e d’ermellino, sedeva su un trono molto semplice e nello stesso tempo maestoso.
“Ah! ecco un suddito”, esclamo’ il re appena vide il piccolo principe.
E il piccolo principe si domando’:
“Come puo’ riconoscermi se non mi ha mai visto?”
Non sapeva che per i re il mondo e’ molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi.
“Avvicinati che ti veda meglio”, gli disse il re che era molto fiero di essere finalmente re per qualcuno.
Il piccolo principe cerco’ con gli occhi dove potersi sedere, ma il pianeta era tutto occupato dal magnifico manto di ermellino. Dovette rimanere in piedi, ma era tanto stanco che sbadiglio’.
“E’ contro all’etichetta sbadigliare alla presenza di un re”, gli disse il monarca, “te lo proibisco”.
“Non posso farne a meno”, rispose tutto confuso il piccolo principe. “Ho fatto un lungo viaggio e non ho dormito…”
“Allora”, gli disse il re, “ti ordino di sbadigliare. Sono anni che non vedo qualcuno che sbadiglia, e gli sbadigli sono una curiosita’ per me. Avanti! Sbadiglia ancora. E’ un ordine”.
“Mi avete intimidito… non posso piu'”, disse il piccolo principe arrossendo.
“Hum! hum!” rispose il re. “Allora io… io ti ordino di sbadigliare un po’ e un po’…”
Borbotto’ qualche cosa e sembro’ seccato. Perche’ il re teneva assolutamente a che la sua autorita’ fosse rispettata. Non tollerava la disubbidienza. Era un monarca assoluto.
Ma siccome era molto buono, dava degli ordini ragionevoli.
“Se ordinassi”, diceva abitualmente, “se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino, e se il generale non ubbidisse, non sarebbe colpa del generale. Sarebbe colpa mia””
“Posso sedermi?” s’informo’ timidamente il piccolo principe.
“Ti ordino di sederti”, gli rispose il re che ritiro’ maestosamente una falda del suo mantello di ermellino.
Il piccolo principe era molto stupito. Il pianeta era piccolissimo e allora su che cosa il re poteva regnare?
“Sire”, gli disse, “scusatemi se vi interrogo…”
“Ti ordino di interrogarmi”, si affretto’ a rispondere il re.

“Sire, su che cosa regnate?”
“Su tutto”, rispose il re con grande semplicita’.
“Su tutto?”
Il re con un gesto discreto indico’ il suo pianeta, gli altri pianeti, e le stelle.
“Su tutto questo?” domando’ il piccolo principe.
“Su tutto questo…” rispose il re.
Perche’ non era solamente un monarca assoluto, ma era un monarca universale.
“E le stelle vi ubbidiscono?”
“Certamente”, gli disse il re. “Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l’indisciplina”.
Un tale potere meraviglio’ il piccolo principe.
Se l’avesse avuto lui, avrebbe potuto assistere non a quarantatre’ , ma a settantadue, o anche a cento, a duecento tramonti nella stessa giornata, senza dover spostare mai la sua sedia! E sentendosi un po’ triste al pensiero del suo piccolo pianeta abbandonato, si azzardo”a sollecitare una grazia dal re:
“Vorrei tanto vedere un tramonto… Fatemi questo piacere… Ordinate al sole di tramontare…”
“Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all’altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di trasformarsi in un uccello marino; e se il generale non eseguisse l’ordine ricevuto, chi avrebbe torto, lui o io?”
“L’avreste voi”, disse con fermezza il piccolo principe.
“Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno puo’ dare”, continuo’ il re.
“L’autorita’ riposa, prima di tutto, sulla ragione. Se tu ordini al tuo popolo di andare a gettarsi in mare, fara’ la rivoluzione. Ho il diritto di esigere l’ubbidienza perche’ i miei ordini sono ragionevoli”.
“E allora il mio tramonto?” ricordo’ il piccolo principe che non si dimenticava mai di una domanda una volta che l’aveva fatta.
“L’avrai, il tuo tramonto, lo esigero’, ma, nella mia sapienza di governo, aspettero’ che le condizioni siano favorevoli”.
“E quando saranno?” s’informo’ il piccolo principe.
“Hem! hem!” gli rispose il re che intanto consultava un grosso calendario, “hem! hem! sara’ verso, verso, sara’ questa sera verso le sette e quaranta! E vedrai come saro’ ubbidito a puntino”.
Il piccolo principe sbadiglio’. Rimpiangeva il suo tramonto mancato. E poi incominciava ad annoiarsi.
“Non ho piu’ niente da fare qui”, disse il re. “Me ne vado”.
“Non partire”, rispose il re che era tanto fiero di avere un suddito, “non partire, ti faro’ ministro!”
“Ministro di che?”
“Di… della giustizia!”
“Ma se non c’e’ nessuno da giudicare?”
“Non si sa mai” gli disse il re. “Non ho ancora fatto il giro del mio regno. Sono molto vecchio, ma c’e’ posto per una carrozza e mi stanco a camminare”.
“Oh! ma ho gia’ visto io”, disse il piccolo principe sporgendosi per dare ancora un’occhiata sull’altra parte del pianeta. “Neppure laggiu’ c’e’ qualcuno”.
“Giudicherai te stesso”, gli rispose il re. “E’ la cosa piu’ difficile. E’ molto piu’ difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene e’ segno che sei veramente un saggio”.
“Io”, disse il piccolo principe, “io posso giudicarmi ovunque. Non ho bisogno di abitare qui”.
“Hem! hem!” disse il re. “Credo che da qualche parte sul mio pianeta ci sia un vecchio topo. Lo sento durante la notte. Potrai giudicare questo vecchio topo. Lo condannerai a morte di tanto in tanto. Cosi’ la sua vita dipendera’ dalla tua giustizia. Ma lo grazierai ogni volta per economizzarlo. Non ce n’e’ che uno”.
“Non mi piace condannare a morte”, rispose il piccolo principe, “preferisco andarmene”.
“No”, disse il re.
Ma il piccolo principe che aveva finiti i suoi preparativi di partenza, non voleva dare un dolore al vecchio monarca:
“Se Vostra Maesta’ desidera essere ubbidito puntualmente, puo’ darmi un ordine ragionevole. Potrebbe ordinarmi, per esempio, di partire prima che sia passato un minuto. Mi pare che le condizioni siano favorevoli…”
E siccome il re non rispondeva, il piccolo principe esito’ un momento e poi con un sospiro se ne parti’.
“Ti nomino mio ambasciatore”, si affretto’ a gridargli appresso il re.
Aveva un’aria di grande autorita’.
“Sono ben strani i grandi”, si disse il piccolo principe durante il viaggio.

Il Piccolo Principe [Antoine de Saint-Exupéry] cap. 9°

CAPITOLO IX

Io credo che egli approfitto’, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici.
Il mattino della partenza mise bene in ordine il suo pianeta.
Spazzo’ accuratamente il camino dei suoi vulcani in attivita’.
Possedeva due vulcani in attivita’.
Ed era molto comodo per far scaldare la colazione del mattino.
E possedeva anche un vulcano spento.
Ma, come lui diceva, “non si sa mai” e cosi’ spazzo’ anche il camino del vulcano spento.

Se i camini sono ben puliti, bruciano piano piano, regolarmente, senza eruzioni. Le eruzioni vulcaniche sono come gli scoppi nei caminetti.
E’ evidente che sulla nostra terra noi siamo troppo piccoli per poter spazzare il camino dei nostri vulcani ed e’ per questo che ci danno tanti guai.
Il piccolo principe strappo’ anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab. Credeva di non ritornare piu’.
Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci.
E quando innaffio’ per l’ultima volta il suo fiore, e si preparo’ a metterlo al riparo sotto la campana di vetro, scopri’ che aveva una gran voglia di piangere.
“Addio”, disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
“Addio”, ripete’.
Il fiore tossi’. Ma no era perche’ fosse raffreddato.
“Sono stato uno sciocco”, disse finalmente, “scusami, e cerca di essere felice”.
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro per aria. Non capiva quella calma dolcezza.
“Ma si’, ti voglio bene”, disse il fiore, “e tu non l’hai saputo per colpa mia. Questo non ha importanza, ma sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice. Lascia questa campana di vetro, non la voglio piu'”.
“Ma il vento…”
“Non sono cosi’ raffreddato. L’aria fresca della notte mi fara’ bene. Sono un fiore”.
“Ma le bestie…”
“Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano cosi’ belle. Se no chi verra’ a farmi visita? Tu sarai lontano e delle grosse bestie non ho paura. Ho i miei artigli”.
E mostrava ingenuamente le sue quattro spine.
Poi continuo’:
“Non indugiare cosi’, e’ irritante. Hai deciso di partire e allora vattene”.
Perche’ non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore cosi’ orgoglioso…